Paura di Viaggiare da Soli: le 5 più ricorrenti

Molte persone quando immaginano una partenza in solitaria hanno delle paure ricorrenti, paure che disegnano uno scenario per loro spiacevole. La maggior parte di queste paure viene da una mancanza di esperienza che ci fa pensare ad un immaginario completamente diverso dalla realtà.

Quando si ha paura di qualcosa vuol dire che c’è uno scenario che non vogliamo che si verifichi, ma la stessa situazione che ci intimorisce può portarci anche ad uno scenario bellissimo. Se restiamo bloccati abbiamo una sola certezza, ovvero che non si presenti quello scenario, insomma perdiamo in partenza.

Senza scendere troppo nei casi specifici o personali queste sono le paure più frequenti che gli italiani mi hanno sottoposto in questi anni.

Paure di viaggiare da soli:

1. Paura di restare da solo

Viaggiare da soli significa unicamente partire da soli, non restare da soli per tutto il tempo che si è in viaggio.
In viaggio si è più ricettivi all’altro, ci si pone in una condizione di maggiore apertura, si è soli solo se si sceglie di esserlo. Credo che l’immagine del viaggiatore solitario seduto ad un tavolo di una trattoria con luci gialle e tremolanti, che mangia una zuppa triste con un quartino di vino, sia un retaggio dei film anni ’70, la realtà è completamente diversa. Certo bisogna essere preparati e disposti a stare in nostra compagnia, capita spesso di passare diverse ore in solitudine, all’inizio per caso, poi sarà una scelta personale, a volte anche un’esigenza.
Ho intervistato più di un viaggiatore che mi ha detto che prima di partire era in preda al turbinio della “to do list” tipica di coloro che hanno tutta la vita programmata: lavoro, sport, interessi, amici, vita notturna e che vanno in crisi quando un venerdì sera restano a casa. Nel viaggio tuttavia, le stesse persone, hanno imparato che si è molto occupati anche quando si sta da soli con sé stessi e più sei padrone di questa dimensione, più l’apprezzi. La solitudine è spesso un concetto dal quale rifuggire specialmente nella cultura occidentale. Credo invece che bisognerebbe allenarsi a stare da soli, perché questo ci renderebbe persone più forti. È un dato di fatto, tutti nasciamo e moriamo da soli, durante la vita abbiamo la possibilità e la fortuna di scegliere e di essere scelti da persone con le quali condividere alcuni momenti della nostra vita. L’altro è, e sarà sempre una scelta, non una necessità.

Negli ultimi anni si parla sempre di più di dipendenza affettiva: le persone innescano comportamenti “bulimici”, “patologici” verso gli altri, spostano totalmente il proprio centro, il proprio nucleo nelle mani di un altro, succhiando la felicità dall’altro. Questo implica che non solo la felicità, ma anche l’infelicità è nelle mani di una persona esterna. Imparare a convivere con la solitudine o meglio con sé stessi, conoscersi, apprezzarsi, divertirsi senza aver bisogno necessariamente di qualcuno, ti rende libero, ti permette di scegliere di condividere con chi realmente dà un valore aggiunto alla tua vita.

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2. Paura di spendere di più

Siamo figli del “supplemento singola”, siamo cresciuti nell’epoca in cui il viaggiatore solitario è stigmatizzato dall’industria del turismo, ma esiste il modo di raggirarlo: condividere.
Viaggiando da soli non necessariamente si spenderà di più, soprattutto perché si è meno esigenti; quando si viaggia con gli amici è un continuo celebrare, brindare, cenare nel posto più carino, mentre da soli tutti i “fronzoli” vengono tolti, si è prevalentemente impegnati alla scoperta del Paese che ci ospita. Una virtù necessaria del viaggiatore solitario dovrà senz’altro essere la capacità d’adattamento, perché senza ombra di dubbio si può spendere poco, ma si devono abbassare gli standard.

3. Paura di essere giudicati

L’occhio più giudicante di tutti è sempre il nostro, nessuno è più cattivo del nostro Super-Io. Molte persone mi hanno scritto dicendomi che avevano paura di sentirsi osservate e allo stesso tempo giudicate, come se i passanti o le persone al ristorante o nei bus li guardassero con disappunto e sdegno. È un pensiero ricorrente, non perché sia vero, ma perché molte persone che vogliono intraprendere un viaggio in solitaria, hanno loro stessi un immaginario negativo. Si autogiudicano prima che lo facciano gli altri. Pensano in prima persona, che sia da “sfigati”, da chi non ha trovato nessuno per partire, come se fosse lecito divertirsi in gruppo, ma illecito farlo da soli, come se fosse un comportamento raro, esclusivo. Nel mondo nessuno ti guarda con occhi di disapprovazione, o forse qualcuno ci potrà pure essere, ma così come accade per tutte le altre circostanze della vita, non cerchiamo, né pretendiamo la conferma sociale da tutti per ogni cosa. Ci sono aspetti verso i quali si va diritti per la propria strada, perché si è convinti delle proprie idee. E se non si è ancora totalmente convinti, bisogna ascoltare il consiglio di qualcuno che ha fatto quell’esperienza prima di noi; non di chi non l’ha mai fatta. Generalmente chi non ha mai viaggiato da solo, scoraggia il futuro viaggiatore solitario, riempendolo di paure inulti e miti sociali. Per fortuna nel mondo di oggi è molto più facile chiedere il consiglio di esperti e anche in questo caso è buona norma chiedere il consiglio a più di una persona per avere un parere più obiettivo.

4. Viaggiare da soli è pericoloso

La risposta ufficiale è NO! Iniziamo con il dire che la maggior parte della gente che incontreremo in viaggio è più disposta ad aiutarti che ad aggredirti, che noi abbiamo la malsana ed innata idea di pensare sempre male del prossimo, quando il prossimo, salvo eccezioni, è una “brava persona!”.
La cosa più difficile quando si viaggia da soli, a prescindere dal genere, maschile o femminile, è avere l’umiltà di capire che la nostra cultura è diversa dalle altre e che quindi non necessariamente le altre persone ci capiranno o avranno la stessa maniera di interpretare quello che facciamo.
In molti Paesi meno sviluppati dell’Europa, la gente ha il preconcetto di essere considerata come inferiore (e molte volte viene veramente trattata come tale). Molti turisti si sentono superiori solo per avere avuto la fortuna di essere nati in un Paese “ricco”, d’altro canto la gente locale, per controbilanciare questo atteggiamento, mette in atto, in alcuni casi, un comportamento aggressivo, così da poter dominare anche se solo nell’immediato, una persona “superiore” a lui.
Questo discorso decade quando gli stessi non si sentono trattati a livello inferiore.
Quando viaggi e ti poni allo stesso livello della gente del posto, qualsiasi livello esso sia, le persone ti accolgono, ti reputano uno di loro e non penserebbero mai a farti del male, ma solo a mostrarti cosa c’è di buono nel loro Paese.
Questo atteggiamento di parità si sottolinea in tante piccole cose, specialmente mostrando interesse. Ogni volta che viaggio sui mezzi pubblici, parlo sempre con le persone che mi sono sedute accanto e do loro del “lei” (se nella lingua che sto parlando esiste), se sono più adulti di me. Condividere il cibo o le bibite che si hanno è sempre un buon modo per creare un legame. Mi piace mangiare nei ristoranti locali o magari per strada dove mangiano tutti, serve anche per far vedere al Paese che ti ospita che vuoi semplicemente essere uno di loro. Le relazioni interpersonali sono fatte per il 90% da emozioni sottocorticali, quindi inconsce. Le persone lo sentono quando sei sinceramente interessato e non ti metti in una posizione di superiorità. Chiedendo consigli, o a volte anche aiuto con un sorriso sulle labbra, ho sempre ricevuto infinta gentilezza ed ospitalità.

5. La noia

Forse sarà perchè sono figlia unica, o perchè ho una grande capacità immaginativa, ma io da sola non mi sono mai annoiata, né a casa né in viaggio. Mi ha sempre dato questo senso di libertà e infinita scelta, in ogni momento, in ogni istante puoi sempre scegliere di fare o essere quello che vuoi.

Il viaggio in solitaria esaspera questo concetto all’ennesima potenza, le nostre possibilità sono infinite e come dicevo nel primo punto, ogni volta che sentiamo la voglia o la curiosità di condividere le nostre esperienze con qualcuno o semlicemente di fare due chiacchiere, abbiamo solo l’imbarazzo della scelta. Basta rompere il ghiaccio con qualcuno dell’ostello, del bus, o magari con la persona seduta accanto a noi in caffeteria. Questo è uno dei motivi per cui io sottolieno sempre l’importanza di parlare molte lingue straniere, perchè le distanze si accorciano ed è sempre tutto più facile. Mi rendo conto che chi non parla nulla oltre l’italiano è obbligato a rimanere forzatamente isolato, ma dopo tutto è una sua scelta, le lingue si imparano, si studiano non è che si apprendo per grazia ricevuta.

E per voi quali sono le paue più ricorrenti legate al viaggio in solitaria?

 

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14 comments on “Paura di Viaggiare da Soli: le 5 più ricorrenti
  1. Fra questo post è bellissimo e dovrebbero leggerlo tutti!! Soprattutto il punto 1!! Quando questa estate Rospo ha fatto Milano-Assisi in bicicletta da solo, la domanda che gli facevano tutti è proprio stata “ma come, ma da solo sei andato?? Ma non avevi paura??”
    Io sono d’accordo con te!! Anche se viaggiare con i miei ometti è la cosa più bella (per me), ogni tanto dei momenti per se sono un regalo per l’anima!!

  2. La mia più grande paura è che possa accadermi qualcosa e di ritrovarmi appunto da sola “potrebbe cadere l’aereo” oppure “una catastrofe naturale”…Sono paure abbastanza comuni, lo so…
    Fino ad ora viaggiando in compagnia sono riuscita a superare il panico del distacco coi miei genitori ma adesso che nessuno può viaggiare con me, che fare?
    Vorrei andare per la terza volta a Seoul, per la prima volta da sola, ma non riesco a prendere coraggio e dire”ok parto, prenoto!”, nonostante sia adesso una città che mi è familiare…
    Riuscirà la nostra eroina a partire? XD

    1. Mery se cade l’aereo nn importa molto con chi tu sia. La maggior parte sono paure che poi si smontano subito nel momento in cui parti davvero,ma forse ti direi che è il caso di chiedere un appoggio, tipo del mio travel coaching o di altro tipo perchè “panico del distacco dai genitori” è una frase un po’ forte e forse nasconde dell’altro, se vuoi scrivimi in privato

  3. io invece ho paura di perdermi e non sapere orientarmi con i mezzi locali e di non sapermela cavare da solo, oppure di sbagliare aereo o perdere i bagagli e poi penso di essere addormentato e tonto e non riuscirei a tornare a casa e ho paura. Se non avessi paura viaggerei e andrei anche nell’everest, poi sono anche pigro e quindi mi blocco prima di iniziare e poi sono timido e non ho amici, quindi penso che se non parlo molto qua in italia, figuriamoci negli altri paesi, però vorrei andare ma non riesco e immagino solo di farlo, vorrei essere i miei cugini che sono più in gamba e svegli di me. Chissà se cambierò mai, è strano essere cosi a 22 anni?

    1. Direi che dovresti iniziare ad affrontare un problema alla volta non tutti questi punti insieme. Molti come quelli pratici sono davvero infondati, se nn ti orienti c’è google map , non puoi sbagliare aereo e perdere i bagagli nn dipende da te. Comunque potresti sempre fare travel coaching con me

  4. Ciao! Bellissimo articolo!
    Mi interessa perchè in questo periodo sono di fronte ad una scelta importante: scegliere se partire per la Gran Bretagna per frequentare l’università (quindi 3 anni) oppure restare qui, con un lavoro che mi piace e in cui mi trovo bene, ma cmq precario. Ho 27 anni e sono diplomata in un ambito diverso da quello in cui vorrei laurearmi. Sono gia stata all’estero per dei mesi con un’italiana che però non conoscevo prima di partire. Il mio ragazzo mi appoggia moltissimo, ma non può raggiungermi prima di 2 anni. I miei genitori ancora non lo sanno, perché ritengo sia una scelto che prima devo fare con mela stessa.
    Ho moltissime paure….hai qualche consiglio?

    1. Ti consiglio d’andare, sicuramente impari di più che restando a casa e poi a tornare si fa sempre in tempo. Uno dei pochi rimpianti della mia vita è stato non andare a lavorare qualche mese a Londra dopo la laurea. Mio padre me lo impedì e io non lottai.

  5. Le mie più grandi paure?terminare i soldi prima del previsto, la lingua sconosciuta, lasciare famiglia e fidanzato, perdermi e non sapere che pesci prendere!il mio più grande sogno sarebbe visitare la Corea e tornare in Giappone…ma tutto questo mi frena (a volte rimpiango di non essere più single)! Inoltre sto vivendo un periodo di forte “crisi interiore”…odio il mio lavoro, sono circondata da persone con cui non ho nulla da condividere…e un viaggio credo mi aiuterebbe a trovare me stessa!riuscirò a trovare il coraggio di mollare tutto e tutti?

    1. Per fare un viaggio non devi necessariamente mollare tutto e tutti, è solo una pausa, può durare un paio di settimane, un mese, due questo non vuol dire che lasci tutto. Se lasci tutto è un cambio di vita non un viaggio.
      Le tue paure sono facilmente arginabili: -finire i soldi -> monitora le tue spese con un app o un file excel
      lingua sconosciuta-> succede a tutti basta sapere l’inglese e sopravvivi
      lasciare famiglia e fidanzato-> mica è per sempre parliamo di giorni! e poi c’è skype
      perderti-> è pericoloso solo se fai trekking da sola, infatti nn si fa mai, per il resto prendi un taxi e ti fai portare in hotel/ostello, è bene avere il biglietto da visita in tasca.

  6. A me è capitata una cosa un po’ strana, non avevo paura prima di partire, anzi, ero contentissima all’idea; spesso ho viaggiato in Italia da sola, ma mai all’estero e questa volta ero diretta in California. La paura è arrivata dopo qualche giorno, più che paura, ho vissuto tremendi stati di ansia: ero a San Francisco e non riuscivo ad orientarmi, sentivo che mi stava sfuggendo qualcosa, più ero in ansia e più pensavo che stavo sprecando quest’opportunità, non riuscivo a tenere un atteggiamento positivo. Poi dopo due giorni ho superato la cosa e l’esperienza è stata ancora più intensa.
    Per me viaggiare da soli è non scendere a compromessi, quella libertà completa di cui parlavi: tutto dipende da te, nel bene e nel male. Un viaggio con te e dentro di te che ognuno di noi dovrebbe fare.

  7. Mi sono lasciato da poco e vorrei riprendere in mano la mia vita facendo il mio primo viaggio da solo.
    Ho 37 anni e mi sento troppo vecchio per farlo. Sono timido e non saprei come farmi degli amici in viaggio.

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