Perché cerchi un’alternativa invece di risolvere il problema?

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Ho questo sito da quasi 10 anni e da altrettanti amministro un grosso gruppo su Facebook, viaggiare in solitaria, con circa 170.000 membri, è il caso di dire che ho ricevuto tante tante domande riguardo il viaggio, ma come penso da sempre, riguardo la vita.

Difronte ad un problema ci sono generalmente due approcci: preoccuparsi ed occuparsi!

Occuparsi significa trovare delle strategie concrete per affrontare il problema e in molti casi risolverlo, preoccuparsi nella maggior parte dei casi significa lamentarsi, inveire contro chi quel problema non ce l’ha o chi ha trovato il modo di affrontarlo e in casi estremi porta al congelamento dell’azione, ossia questa cosa mi preoccupa talmente tanto che scelgo di non farla negando che esistano delle strategie per risolverla.

Tornando al mio gruppo e al mio sito, le due preoccupazioni più grandi su ci la gente si arena sono: la paura di perdersi e l’impossibilità di parlare lingue straniere e quindi di comunicare, in molti casi queste due preoccupazioni sono legate tra loro.

La paura di perdersi mi fa ricordare a quando ero piccola e magari la mamma ti diceva che potevi andare al mare da sola o a fare una commissione; in effetti erano gli anni ’80, eri poco più di un bambino, non avevi imparato a leggere il contesto in cui eri immerso e quindi ad anticipare i pericoli. Poteva avere senso avere un po’ di preoccupazione, nella maggior parte dei casi, stringevi un pugno in tasca e ti ripetevi il percorso a mente “vai dritto fino al giornalaio, poi sali le scale e imbocca la seconda a destra” ripetendolo eri certo di ricordatelo e la paura svaniva. Mi stupisce di più quando chi ha paura di perdersi è un quarantenne o cinquantenne che vive in una città come Milano o Genova, ma se domani deve andare a Parigi è terrorizzato, nel 2021! I maliziosi diranno “certo la fai facile tu che non ti sei mai persa?” Ma potresti mai immaginare di non esserti mai perso a 40 anni?? Mi sono persa centinaia di volte, a Roma, a Napoli, guidando per le strade del Sudafrica, cercando un hotel a Tokyo, o un indirizzo nelle tantissime città che non conoscevo. La cosa importante di quando ci si perde, è rendersene conto! Ti perdi, capisci che non hai idea di dove ti trovi e cerchi una soluzione, che può essere accendere google maps, chiedere ad un passante, tornare indietro, andare davanti ad un edificio importante per capire dove sei orientato o semplicemente prendere un taxi. A meno ché tu non stia facendo un trekking in solitaria e sia quasi il tramonto, perderti ti fa solo ritardare leggermente la tabella di marcia, non può comportare rischi maggiori che perdersi nella propria città o nella propria regione, eppure molte persone scelgono di rinunciare ad un sogno pur di non pensare ai possibili scenari e alle possibili soluzioni. Avere delle preoccupazioni giustifica il fallimento!

La cosa è ancora più grave per quanto riguarda le lingue, come ho già detto in questo vecchio post e anche nel mio libro, Il bello di Viaggiare da Soli,  a parer mio nel 2021 non conoscere almeno una lingua straniera è davvero un’assurdità, posso capire che per i boomers possa essere stato più difficile, ma per tutti quelli nati dagli anni ’70 in poi non lo giustifico, abbiamo accesso a tantissimi corsi, film in lingua originale, la possibilità di parlare con gente di ogni nazionalità grazie al web, l’erasmus, la musica, l’accessibilità dei viaggi e di fare un’esperienza di lavoro o studio all’estero. Sarò tranchant, ma se non hai imparato almeno una lingua straniera è solo colpa tua! Le lingue non si imparano solo da bambini, non si imparano solo a scuola, puoi impararla tranquillamente a 30 – 40 – 50 anni, sicuramente ci metterai di più tempo che a 7, ma ce la potrai fare sicuramente. In Italia nessuna persona che parla fluentemente una lingua l’ha imparata alle medie o al liceo, purtroppo il nostro sistema scolastico non ne ha ancora capito l’importanza e non ci abilita in questo senso. La maggior parte delle persone che parlano lingue straniere si sono impegnate, ci hanno dedicato del tempo, perché per loro era importante, magari per rimorichiare, per comporre musica o anche solo per aver accesso a quel desiderato stage.

Eppure quasi ogni giorno leggo post come questi:  “Ragazzi come posso fare per viaggiare quando sarà di nuovo possibile, senza parlare inglese, è vero che non capiscono l’italiano neanche se parlo piano e sono in Spagna?” o anche “Devo andare negli Stati Uniti l’anno prossimo e ho paura di non saper rispondere alle domande dell’immigrazione, qualcuno è disponibile ad accompagnarmi, pagherei io il biglietto”. Non sono frasi inventate, sono messaggi veri. Cioè un anno o sei mesi prima che accada il tuo evento critico stai cercando soluzioni alternative che magari prevedono un esborso economico e non pensi che la soluzione migliore per te e per la tua autonomia futura, sia imparare quello che ti manca, sopperire concretamente al tuo gap!! Perché è più facile pagare un volo intercontinentale ad uno sconosciuto invece che iscriversi al corso d’Inglese nella tua città o on line e imparare a comunicare con persone di altre nazioni, ampliare i tuoi orizzonti e sentirti finalmente autonomo e sicuro?

Sono sincera questa cosa mi addolora molto, perché le persone credono così poco in sé stessi, hanno così poca voglia di mettersi in gioco e di migliorare davvero per andare incontro ai propri obiettivi e ai propri sogni! Siamo tutti così bravi a preoccuparci che ci preoccupiamo fin troppo spesso della vita degli altri, delle decisioni delle persone che amiamo, ma non sappiamo occuparci dei nostri limiti.

Questo post è solo una suggestione, uno sfogo, vi invito a concentrarci più sulle soluzioni concrete in futuro prima di trovare un’alternativa, o prima di gettare la spugna verso qualcosa che vi piacerebbe fare o essere. In realtà è anche molto legato alla scelta di viaggiare da soli, molto spesso lo si fa perché si vuole vedere un luogo o fare una determinata esperienza e per disparati motivi nessuno della tua cerchia di pari può condividere questa esperienza con te, e quindi invece di rinunciare ad un sogno, scegli di farlo da solo, perché fare le cose è sempre la scelta migliore rispetto al desistere. Tu cosa ne pensi, sono curiosa.

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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