Ammalarsi in viaggio: 4 Cose da Fare

Nella vita e nel viaggio si pensa sempre e solo al lato positivo, il che è corretto perché ti spinge a sognare e ad “andare”, ma le “cose brutte” o meglio dire gli aspetti negativi, esistono in tutti gli ambiti della vita. Per quanto possibile, non bisogna ignorarli, ma essere preparati.

Anche se sono sempre sorridente e con una faccia buffa, mi sono ammalata diverse volte in viaggio e molte volte ero da sola. Non ho mai avuto cose serissime, ma da bambina ho avuto una grave malattia alle tonsille che me le ha rese il mio tallone di Achille e in viaggio sto spesso malissimo. Dopo la prima volta a Buenos Aires in cui veramente credevo di morire e dopo 30 ore sa sola in una casa con 41 di febbre ho capito che era il caso di prepararmi alle possibili malattie in viaggio. Anche se poi ovviamente ti possono capitare malesseri improvvisi e molto strani, come quello che due giorni fa mi ha portato all’ospedale di Siem Reap in Cambogia, a fare il test anti dengue, per fortuna è risultato negativo, però che strizza!

Quattro consigli fondamentali per resistere alle malattie in viaggio:

aMMALARSI IN VIAGGIO

        1. Avere SEMRPE una assicurazione di viaggio.

Questo punto ammetto che è in ordine di importanza. Anche se vi fate un long week end in Europa l’assicurazione ci vuole e vi salva la vita, o quanto meno il portafogli! Forse non tutti sanno che le assicurazioni di viaggio si possono avere per brevissimi periodi anche inferiori ad una settimana o per viaggi lunghi. Se si superano i 2 mesi di viaggio, economicamente vale la pena fare una assicurazione annuale. Io da molti anni anni uso Heymondo e come vi ho detto altre volte, tutti i miei lettori hanno diritto al 10% di sconto su ogni pacchetto, io un’assicurazione annuale multiviaggio per chi sta all’estero più volte l’anno, ma meno di 90 giorni consecutivi, diciamo l’ideale per me. Così sono sempre coperta dal week end in Europa al viaggio sulle Ande. Le assicurazioni possono sia coprire i costi direttamente che rimborsarli, vi consiglio di chiamare il call center prima di recarvi in ospedale, nel caso in cui la situazione non sia grave.

       2. Portati da casa le medicine.

Non credo che sia l’unica ad avere dei punti deboli, ma ho imparato che in ogni viaggio devo avere quello che mi guarisce in poco tempo dai miei malanni frequenti, quindi antibiotici per la gola e antidolorifici per la schiena. Ognuno dovrebbe fare una capatina dal medico per farsi prescrivere quello di cui potrebbe avere bisogno, perché in alcune parti del mondo non è così facile reperire tutte le medicine che abbiamo noi e in molti casi serve la ricetta medica. Ad ogni modo nel kit di sopravvivenza io metterei anche paracetamolo, qualcosa per la pancia e delle pillole di cortisone per le allergie o punture di insetto!

  1. Avvisa qualcuno a casa

Forse anche voi sarete della scuola… “meglio non farli preoccupare inutilmente”, infatti i miei genitori sono sempre gli ultimi a sapere le cose, ma l’importante è che teniate aggiornato qualcuno dei vostri amici o parenti in Italia, direi anche quotidianamente, specificando bene dove vi troviate e se viaggiate da soli, anche dove alloggiate e se avete un numero locale. Non si scherza con la salute, purtroppo possono succedere cose molto brutte.

  1. Monitorate i vostri sintomi

Anche se avete google, non siete dei dottori, non siete degli esperti di malattie infettive e neanche Dio, quindi purtroppo non sempre la risposta sta nel cibo poco lavato o nell’aria condizionata. Quando si viaggia è importante monitorare i sintomi se ci si sente poco bene. Temperatura, nausea, dolori, per quanto tempo li si ha, come si evolvono; se i malesseri durano più di un paio di giorni anche se prendete delle medicine generiche, meglio andare in ospedale. Non è esattamente la stessa cosa che andare al Policlinico a Roma per una tonsillite, tranquilli, nessuno vi prenderà per esagerati; in viaggio ci sono moltissime malattie o emergenze che purtroppo non conosciamo, meglio affidarsi a qualcuno di esperto; le strutture di solito sono più ridotte, sempre private, quindi con poca gente e nella maggior parte dei casi sono abituati a ricevere turisti con sintomi come i nostri.

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