4 Consigli per entrare in empatia con la gente del posto

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Un viaggio non è fatto solo di bei paesaggi, sport e trasporti, quello che lo colora è l’incontro con la gente del luogo.

Personalmente ritengo che per quanto possiamo essere informati, aggiornati, sensibili, leggere l’Internazionale ogni settimana, nella maggiorparte dei casi non si conosce a pieno un popolo se non si visita il suo paese, e soprattutto, non si parla con loro.

Nei miei viaggi le grandi scoperte sono state le persone che ho incontrato, i viaggiatori, senz’altro e i locali, che raccontano spesso una storia che non conosci. Di sicuro non sono regole auree, ma credo in questo post di spiegare quella che è la mia strategia, direi naturale che ho imparato ad usare quando viaggio per entrare in contatto con la gente del luogo.

Molte persone mi chiedono se sia pericoloso per una donna viaggiare da sola, rispondo gia in questo post, comunque mi sono accorta che molti ritengono “pericoloso” avere un contatto stretto con i locali, quando in realtà è esattamente il contrario, più sei una di loro e più ti proteggono.

Ecco le mie 4 regole per entrare in empatia con la gente del posto, se voi ne avete altre, mi farebbe molto piacere scoprirle. 

4 regole per entrare in empatia con la gente del posto

1. Sorridi:

Sembra banale, ma sei sicuro di farlo? Noi in Europa non sorridiamo molto, è più di moda avere la faccia crucciata, sottolineando di essere rapito da mille pensieri e preoccupazioni. Quando siamo in una situazione scomoda, come un viaggio in solitaria, dove siamo esposti, magari ci sentiamo più fragili, è ancora più difficile sorridere naturalmente. Allora facciamolo di proposito, quando ci approcciamo a qualcuno per chiedere un informazione o anche ordinare un pasto, prima di parlare, sorridiamo, vedrete che la risposta del nostro interlocutore sarà di apertura, anche solo “fisica”.

2. Non metterti mai in una posizione di superiorità:

Questo concetto l’ho espresso anche in un altro post, ma le persone generalmente diventano aggressive perchè si sentono minacciate, e noi “occidentali” generalmente minacciamo l’autositima del locale. Non si sa per quale motivo, ma per diritto di nascita ci sentiamo superiori. Superiori a chi?, dato che la persona che hai davanti nemmeno la conosci, qualcuno un tempo parlava di superiorità della razza, ma mi sa che ha fatto una brutta fine…

Anche se sappiamo fermamente di non essere razzisti, la nostra cultura ci porta a non metterci mai allo stesso livello delle persone di altre culture, e non parlo di massimi sistemi, ma di cose pratiche. Anche quando chiediamo informazioni spesso lo facciamo in modo brusco e frettoloso, senza locuzioni convenevoli, mi è capitato spesso di essere invitata a cena o ad eventi locali, ed è un ottimo modo per aprire un varco in un mondo nuovo. Molti turisiti o viaggiatori, che dir si voglia, sono restii a mangiare insieme ai locali, o condividere le cose semplici, questo alza delle barriere invisibili che compromettono il rapporto. Non sto dicendo che bisogna dire di si a tutto e farsi intortare, ma che bisogna essere aperti e dove possibile andare incontro a chi incontriamo. Interessarsi a quello che fa, alle sue storie, a voler sapere o conoscere di più della maniera in cui vive. Impara a condividere quello che hai o quello che stai per fare, tipo se vuoi un caffè o un panino, chiedi se la persona seduta accanto a te desidera qualcosa.

4 regole per entrare in empatia con la gente del posto

3. Rivolgiti formalmente o quantomeno in maniera adeguata:

Questo ammetto che è un’ottima eredità di mia madre, io sono napoletana per noi la formalità è tutto.

Mia madre mi ha sempre insegnato che si da del lei a tutte le persone più adulte di te, a prescindere del ruolo sociale. Concetto che sposo fermamente, ovviamente in molte lingue non esiste il concetto di “lei” o “voi” ma ci sono diversi modi per sottolineare il rispetto, magari un nomignolo che vuol dire “madre” o “padre”, personalmente credo sia molto importante rivolgersi in maniera rispettosa verso chiunque si incontri nella vita e nei viaggi, dalla signora che vende le spighe di mais sul ciglio della strada al cameriere del bar sulla spiaggia, forse questo va oltre le regole del viaggiare, ma come dicevo prima molti popoli vivono un complesso di inferiorità e quando un europeo si rivolge in modo formale lo apprezzano molto.

yogyakarta

4. Impara le basi della loro cultura e rispettale, se puoi.

Anche questo sembra banale, ma non lo è. In molti paesi dell’Asia gli oggetti si porgono e si prendono con due mani, in Giappone non si mangia per strada, in molti paesi del Latino America si fa il bagno vestiti, evitiamo di metterci micro bikini la domenica, in Arica la prossemica è spinta, in Liguria non si tocca la frutta prima di comprarla,  a Napoli si da sempre e ripeto sempre del “voi”; una volta ho quasi creato una scena da film di Nino D’Angelo perché il mio ex fidanzato (romano) ha dato del “tu” al parcheggiatore abusivo di Marechiaro. Non è importante dove stiate andando se in Sicilia o a Timbuktu , ma cercate di capire un po’ come si comporta la gente, non si creeranno conflitti e soprattutto loro apprezzeranno moltissimo il nostro sforzo. Le nostre abitudini  non sono le migliori, in nessun modo e secondo nessun parametro, sono solo quelle alle quali noi siamo abituati, ma quando si va fuori, si è sempre ospiti, se si rispetta il prossimo lui rispetterà te.

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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