Viaggiare da Soli a Capo Nord, incontri per caso o per destino?

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Sono passati ormai alcuni anni dal mio primo lungo viaggio in solitaria. Ero da poco tornato dalla Spagna, dove avevo passato quasi un anno a preparare la tesi di laurea, quando decisi che era il momento di partire di nuovo, in compagnia soltanto di uno zaino, di una tenda e di un biglietto interrail valido per tutta Europa.

L’intenzione era quella di viaggiare in piena libertà, decidendo giorno per giorno cosa avrei fatto e dove sarei andato quello successivo, cercando di adattarmi il più possibile a tutto quello che mi sarebbe capitato ed alle persone che avrei incontrato durante il viaggio, senza volermi precludere nessuna possibilità a causa di una prenotazione fatta con troppo anticipo.

Se l’idea era quella di lasciarsi il più ampio margine di manovra, sono comunque dell’opinione che una meta, seppur indicativa, la si debba avere per iniziare un viaggio. La mia meta era la classica ma sempre affascinante Capo Nord… volevo arrivare in cima all’Europa e volevo farlo senza usare l’aereo.

Alle Lofoten
Alle Lofoten

Prima tappa del viaggio: Firenze-Berlino con un treno notturno.

A Berlino abitava la mia ex ragazza. Ci eravamo conosciuti durante il mio soggiorno in Spagna e ci eravamo lasciati da qualche mese, quando lei tornò in Germania… a dire tutta la verità, la decisione l’aveva presa lei, non voleva una relazione a distanza ed io non potevo certo biasimarla, anche se difficilmente mi faccio guidare dalla ragione in certe situazioni.

Fino al giorno prima di partire ero indeciso se contattarla o meno. Lei era una di quelle tre persone al mondo che ancora non possedevano un cellulare, inoltre era contraria a facebook, skype, messenger ed a qualunque altra “diavoleria” che potesse agevolare la comunicazione a distanza. L’unico lusso che si concedeva per parlare con me erano le e-mail, che comunque controllava non più di una volta alla settimana.

Poche ore prima di partire pensai di lasciar decidere al fato se ci saremmo rivisti oppure no. Le scrissi una e-mail nella quale l’avvertivo che il giorno dopo sarei stato a Berlino e che alle 18.00 in punto mi sarei trovato sotto l’orologio di Alexanderplatz. Se avesse voluto incontrarmi avrebbe dovuto venire lì oppure provare a chiamarmi.

viaggiare da soli a Capo Nord

Arrivato a Berlino mi infilai di volata nel primo internet point per controllare se c’erano risposte ma, come previsto, la mia e-mail non era neppure stata aperta. Alle 18.00 in punto mi trovavo all’orologio di Alexanderplatz ma lei non c’era. Il fato aveva deciso che non dovevamo vederci, o forse ero stato io, dal momento che le avevo scritto soltanto poche ore prima, ben sapendo che non avrebbe mai letto la mia e-mail. Chi era stato era stato, fatto sta che me ne tornai mestamente in ostello, rincorrendo speranzoso con lo sguardo tutte le ragazze bionde con i capelli corti che vedevo passare in bicicletta… il problema è che a Berlino almeno il 70% della popolazione femminile corrisponde a questa descrizione, così ogni iniziale sussulto si tramutava in delusione.

La sera ero ormai rassegnato a non vederla e me ne andai triste e solitario a mangiarmi un panino da un kebabbaro in Prenzlauer Berg, proprio di fronte alla fermata di Eberwalderstrasse, dove ci eravamo lasciati e salutati per l’ultima volta alcuni mesi prima. Me ne stavo seduto ad un tavolino con in mano il mio kebab quando vidi passare in bicicletta l’ennesima bionda con i capelli corti… da dietro sembrava proprio lei, così mi alzai pronto a seguirla ma mi risiedetti subito dandomi del cretino visionario e sentimentale; poi però mi alzai di nuovo dicendomi “ma chi se ne frega!!” ed iniziai a correre dietro alla bici… proprio quando arrivò sotto la fermata di Eberwalderstrasse mi resi conto che non sarei riuscito a raggiungerla e così gridai il suo nome… pagherei oro per poter vedere la mia faccia mentre lei si gira e altrettanto stupita mi dice: “Y tu que haces aquì!!???” (lo so che un italiano ed una tedesca che parlano in spagnolo sembra l’inizio di una barzelletta ma in fondo ci eravamo conosciuti in Spagna ed io alle superiori a tedesco prendevo sempre 4!). Sono rimasto imbambolato per un tempo che non saprei ben definire, con il kebab in una mano e la bocca spalancata. Credevo che queste cose succedessero solo nei film smelensi e invece era accaduto proprio a me nel primo giorno del mio viaggio in solitaria. Non aveva letto la mia e-mail, non aveva la benché minima idea che io fossi a Berlino, ma fra tre milioni e mezzo di abitanti io l’avevo incontrata per caso in mezzo di strada, nello stesso identico posto in cui ci eravamo detti addio! Non potevo crederci e, ancora mezzo imbambolato, l’unica cosa che goffamente riuscii a dire fu: “estoy andando a Capo Norte!”.viaggiare da soli a Capo Nord

Se quanto successo a Berlino mi sembrava incredibile è perché non avevo idea di quello che mi sarebbe capitato nello stesso viaggio, soltanto un paio di settimane dopo.

Dopo aver passato due splendidi giorni con lei ripartii con in testa soltanto un’idea: che per tornare a casa sarei dovuto passare nuovamente da Berlino, ma per il momento il mio viaggio in solitaria continuava verso nord. E allora Malmo, Stoccolma, Oslo, Bergen, Trondheim, poi dritto oltre il circolo polare artico fino a Bodo, dove la linea ferroviaria si interrompe. Ogni giorno conoscevo gente nuova ed ogni momento mi sentivo sempre più forte, più libero, più indipendente… sempre più convinto di poter fare qualsiasi cosa da solo… Berlino rimaneva un pensiero ma sempre più lontano.
Da Bodo presi un traghetto per le isole Lofoten, un vero paradiso naturale con pochi e ben selezionati turisti. Alloggiavo in un ostello sul mare, una vecchia casa di legno che si affacciava su un piccolo golfo, con alcune barche a remi per andare a pescare ed una griglia in veranda dove cucinare i merluzzi, che lì abboccavano al bolentino come pesci rossi alla fiera. In quell’ostello feci amicizia con Edu e Mari Carmen, una coppia di ragazzi spagnoli con cui andai a pescare passando una splendida giornata. Avevo finalmente trovato tutto quello che cercavo dal viaggio, o almeno così credevo. Mi convinsi che non sarei arrivato a Capo Nord, sarei rimasto alcuni giorni alle Lofoten e poi sarei tornato a sud passando per la Svezia insieme a Stefano, un ragazzo italiano conosciuto nello stesso ostello… ma soprattutto passando per Berlino. Se invece avessi deciso di proseguire a nord il mio pass interrail sarebbe scaduto e non avrei fatto in tempo a tornare giù in treno. Ero così ossessionato dall’idea di tornare a Berlino che mi convinsi che era quello che volevo, che Capo Nord era solo un’idea, un posto per turisti… eppure ci ero così vicino.
Fortunatamente il giorno dopo un barlume di coscienza mi attraversò la mente, mi accorsi che stavo soltanto prendendomi in giro, mi dissi che quel viaggio non era per lei ma per me soltanto, ritrovai il mio orgoglio e capì che se avessi rinunciato alla mia meta adesso che ci ero così vicino soltanto per la speranza di passare un altro giorno con una persona a cui probabilmente non fregava nulla, me ne sarei pentito per tutta la vita. Così mollai il mio inconsapevole compagno italiano, chiamai un mio amico a casa per farmi prenotare un volo da Oslo a Firenze e cambiai nuovamente rotta prendendo la prima nave diretta a nord. Dopo due giorni in mare e due notti passate a dormire sui divanetti della sala comune, finalmente arrivai in un paesino a 30 Km da Capo Nord. Sbarcai la mattina alle 7.00 e mi diressi subito verso la stazione degli autobus per scoprire che il primo diretto a Capo Nord sarebbe partito soltanto a mezzanotte. Non avevo nessuna voglia di aspettare, così presi il sacchetto che mi avevano dato in nave per vomitare in caso di mal di mare, ci scrissi sopra North Cape e mi misi sulla strada con il pollice alzato. Dopo pochi minuti ottenni un passaggio da due ragazze russe che gestivano un ostello nelle vicinanze e che cercarono di convincermi a dormire da loro. Le stesse ragazze cercarono anche di dissuadermi dalla mia folle idea di arrivare a Knivskjellodden da solo. Capo Nord è effettivamente una meta per turisti. Chiunque ci può arrivare, anche i pensionati in navi da crociera, è necessario pagare un biglietto per entrare e scattare la classica foto con il globo e non è veramente il punto più a nord dell’Europa continentale. Quel punto è infatti Knivskjellodden, una penisola poco distante da Capo Nord, che però si può raggiungere soltanto facendosi 18 km a piedi in mezzo al nulla ed alle renne, 9 per andare e 9 per tornare indietro. E’ lì che ero diretto ma le due ragazze che mi avevano offerto il passaggio mi dissuasero dall’idea di andarci da solo, perché spesso in quelle zone scende la nebbia ed in quel caso è facile perdersi oppure storcersi una caviglia, ed allora diventa un casino. Dopo una quindicina di Km le due ragazze dovevano cambiare strada, così mi scaricarono in mezzo al niente rassicurandomi sul fatto che avrei trovato facilmente un altro passaggio fino a Capo Nord. Del resto lo speravo proprio, perché con me avevo soltanto una schifosissima tenda da 19 euro, che di certo non sarebbe stata sufficiente a farmi passare indenne la breve, ma comunque fredda notte polare.
Dopo pochissimi minuti che ero sulla strada con il pollice alzato ed il sacchetto per il vomito in bella vista una macchina cominciò effettivamente a rallentare. La cosa strana è che sentivo chiamare il mio nome… credevo di aver ormai definitivamente perso il cervello, ero a 5000 km da casa, in una strada sperduta nel nulla e sentivo chiamare il mio nome, ma chi cavolo poteva conoscermi in quel posto?!… ancora una volta pagherei oro per vedere la mia faccia quando mi accorsi che nella macchina che stava rallentando c’erano Edu e Mari Carmen, i due ragazzi spagnoli conosciuti alcuni giorni prima alle isole Lofoten. Anche loro, fino a qualche giorno prima decisi a restare in quel paradiso, avevano cambiato idea ed avevano noleggiato una macchina per arrivare a Capo Nord.
Dopo l’incontro di Berlino il fato mi aveva giocato un secondo bellissimo scherzo. Quante probabilità c’erano di incontrare di nuovo Edu e Mari Carmen in quel posto sperduto nel nulla, ad almeno 1000 km di strada e due giorni di viaggio dall’ostello in cui ci eravamo conosciuti? Se fossi sceso dalla macchina delle russe due minuti dopo, se mi fossi fermato ad allacciarmi una scarpa prima di andare alla stazione degli autobus… loro sarebbero passati e tutto sarebbe stato diverso… oggi non avrei questa incredibile storia da raccontare e non avrei potuto raggiungere la mia meta: Knivskjellodden, il punto più a nord dell’Europa continentale, e scattare questa bella fotografia.

viaggiare da soli a Capo Nord

Massimo

 

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

Clicca qui per leggere i commenti