Segui il tuo ritmo, ascolta il tuo passo
Scuola, campanella, macchina, ufficio, cartellino, sveglia, attesa, fila per la doccia, ritardo.. la nostra vita è scandita da sempre da tempi e ritmi non dipendenti da noi. Qualcuno da quando abbiamo 6 mesi (perchè prima lo decidavamo noi) ha deciso a che ora ci dobbiamo svegliare, mangiare, andare in bagno, andare a letto.. ok in alcuni casi abbiamo un minimo di flessibilità, ma solo un minimo.
In coppia sono necessari i compromessi, in gruppo bisogna sapersi adattare e da soli??
Da soli facciamo tutto quello che “cavolo” ci pare!!!
Viaggiando da sola ho imparato ad interpretare i segnali del mio corpo, a dormire quando effettivamente avevo sonno e non quando finiva il film in televisione, a sveglarmi quando il sole mi bacia gli occhi. Se ci pensiamo noi italiani abbiamo anche mille tappe della giornata scandite dalla nostra cultura, se siamo nati al nord si pranza verso le 12.30- 15 se siamo del sud dopo le 14.30, ma spesso è puro costume, non fame. In viaggio molto spesso mangio in orari diversi da quelli che ho a casa, mangio quello e quanto il mio corpo mi chiede.
Viaggiare da soli, vuol dire imparare ad ascoltare i propri limiti, a discernere da quello che è una nostra esigenza da quella che è una nostra abitudine.
Non che le abitudini non siano importanti, anzi, ma dare il giusto nome alle cose ci aiuta a mettere gli eventi in prospettiva.
Avete notato che quando si è in compagnia i silenzi sono vuoti da riempire?
L’essere umano quando non parla si sente un po’ scoperto, vulnerabile, forse abbiamo paura che chi c’è a fianco abbia il superpotere di leggerci nella mente. Io sono una fautrice del viaggiare in zone naturali più che cittadine e quando lo fai per lunghi periodi e in solitaria sei portato a trascorrere tanto tempo davanti ai panorami. Anche da soli all’inizio è imbarazzante, la prima volta si tamburella nervosamente sulla gamba, chi fuma si accende una sigaretta, a volte si scatta una foto, si controlla il cellulare, poi piano piano ci si rilassa, è un po’ come entrare in una vasca di acqua bollente piena di sale , all’inizio dici “e mo che faccio per mezz ora?” poi chiudi gli occhi e non pensi più a niente.
La contemplazione funziona un po’ alla stessa maniera, perdi il tuo sguardo nell’orizzone, inizi a notare meglio il contorno del paesaggio, poi percepisci i piccoli cambi di luce con il passare del tempo, come cambia la temperatura dell’aria sulla tua pelle, qualè è l’odore che ti circonda e prima che tu te ne accorga consciamente la tua mente è altrove, parlando con quella persone che non hai mai il coraggio di guardare negli occhi, raccontando a te stesso quanto sei fiero di quello che stai facendo, riflettendo su quante volte ti sei arrabbiato per cose così stupide ed inutili.
Godere di quello che sia, qui ora, nel momento che viviamo, imparare a scegleire un tempo ogni giorno per non fare niente, tranne osservare il paese che stiamo eplorando, scegliere quando inizare e quando finire, senza che nessuno influenzi la nostra scelta, senza che nessuno ci proponga un piano alternativo, le alternative le scegliamo noi, le alternative sono scelte, o come dice mio padre: l’alternativa è una!
Ciao Francesca…
Quando sembra che la tua visione sul mondo è unica (e lo potrebbe essere…) c’è sempre una piacevole scoperta che rompe, o meglio, cambia questa idea. Del resto i cambiamenti ci sono sempre stati e ci saranno: qualunque cosa accada non sarà mai uguale all’attimo che la precede. In questo senso è stata la mia evoluzione rispetto al cammino e alla scoperta, dove al primo posto doveva (un pò peso il verbo che descrive l’azione del dovere…) esserci la compagnia, altrimenti tutto perdeva di importanza. Qualsiasi spostamento che facevo perdevo di vista l’evento e mi concentravo su chi poteva prestare la presenza, trascurando di come siamo fedeli ai nostri rituali. Soprattutto quando sono svincolati degli obblighi. Tanti anni a programmare belle vacanze dove il fine era principalmente quello. Poi da due anni questa parte la svolta. La riscoperta del cammino, dei luoghi, delle persone del mondo, come tempio sacrale dell’anima. Gli altri siamo noi, specchio di quello che siamo, così come l’ambiente in cui veniamo accolti. Ma lo scoglio, calcareo, tenace, era sempre lì, pronto ad essere doppiato per lasciarselo definitivamente dietro le spalle. Un giorno parlando di introspezione astrologica, un amico appassionato di fb, mi disse che ero un’anima che aveva bisogno sempre di una sponda per essere riconosciuto. Questa cosa mi ha fatto riflettere parecchio, soprattutto alla luce della mia condizione attuale: c’è una ragione del perchè vivo solo, la solitudine mi spaventa meno di come viene chiamata e del perchè nel mio fare quotidiano, nelle mie decisioni, nelle mie presenze qui e altrove razionalmente ci sono solo io (ma non è isolamento). Qui inizia un lento ma inesorabile cambio di pelle. Sono stato molto attento a quello che scrivi nei tuoi report, così come lo sono nel l’ascoltare le esperienze di tanti altri che si sono liberati della presenza “necessaria” di qualcuno, perchè altrimenti non si fa. Mi piacerebbe riacquistare questa sensazione di leggerezza e freschezza, almeno vorrei provarla. A fatica quest’anno o riprogrammato un evento per mettermi alla prova con una nuova consapevolezza: un tour di 4 giorni sulle Alpi orientali, con tratti di cammino impegnativo su roccia, ovviamente in compagnia di un amico. Stavolta ho prestato attenzione osservandomi e osservando a tutto quello che mi succedeva, e ho scoperto che quello che tu descrivi come il proprio ritmo. Io avevo un passo, e lui ne aveva un altro, lui faceva pausa e la durata era in funzione delle sue esigenze, io ne avevo altre, della bellezza dell’ozio, lui sentiva fame ad un orario che non era necessariamente il mio….Questo per dire che alla fine ci siamo aggiustati, l’esperienza è stata più che positiva, ma il ritmo, quella formidabile condizione che ti permette di riappropriarti era completamente diverso e devo riconoscere che è fondamentale quando si affrontano via-n-danze che durano giorni. Alla fine contento ma con le unghie dei miei alluci distrutti per fare un dislivello di 1200 mt su pietraia, quasi di corsa. Ha senso? MI sono detto che il battesimo in solitudine era arrivato alla porta di casa mia. Buona giornata a tutti.
Roberto