Perchè è importante il trekking in un Viaggio.
Nella mia vita ho iniziato a fare trekking a 25 anni, spinta da un mio grande compagno di viaggio del passato, avevo sempre pensato che non fosse per me, che io ero più una da musei, da chiese, non da camminate in montagna. Ho iniziato con uno davvero tosto! Ho scalato il Kilimangiaro, non tutto, ma quanto basta per essere esausti. Ero inesperta, avevo sbagliato abbigliamento, le mie scarpe erano pesanti, il mio zaino scomodo, ma qualcosa ha iniziato ad affascinarmi. Nove ore di cammino, un paesaggio che va dalla giungla alla tundra alla pietraia, una temperatura che varia continuamente e una continua sfida con le mie gambe. Una volta arrivata alla base, ero distrutta ma avrei tanto avere un sacco a pelo e continuare a salire fino alla cima.
Così da quel momento ho sempre cercato un trekking in ogni viaggio che ho fatto, incrementando sempre di più la difficoltà, chiedendo sempre di più a me stessa. Poi ho iniziato a riflettere, a quello che vuol dire, a quello che mi piace del trekking, a quello che soprattutto ti lascia detro.
Il trekking è la perfetta metafora della sfida:
- Hai un cammino, una strategia che conosci prima d partire, sai quali possono essere le difficoltà, studi il tempo per prepararti agli inconvenienti,
- Prepari l’attrezzatura: l’abbigliamento è tutto, ci vuole quello del peso giusto, traspirante, bisogna essere preparati al freddo all’umidita notturna agli insetti, quindi studiare bene il territorio. Prevedee uno o più ricambi , per essere sicuri di restare asciutti non puliti, poi devi pensare alla tenda, al sacco a pelo o all amaca, al cibo e all’acqua.
- l’azione: il trekking , devi mantenere il passo che ti sei prefissato per raggiungere gli accmapamento prima che faccia notte, nella vita cittadina non siamo abituati ad organizzare la nostra vita basandoci sul sole, l’abbiamo dimenticato. Quando si parte per un escursione è come se si tornasse alle origini, riapprendiamo a modulare il nostro corpo rispetto al sole e alle stelle, già perché quando cammini alle 9 massimo sei letto.
- In ogni trekking, come in ogni progetto della vita c’è un ostacolo inaspettato, la pioggia, il freddo, il fango sul sentiero, i fiumi in piena e tornare indietro sarebbe la concretizzazione del fallimento, quindi si va sempre avanti, si stringono i denti. Si fanno cose che magari ci spaventano perché è la prima volta, ma si raggiunge l’obiettivo, perché questo è uno dei pochi casi della vita in cui l’ obiettivo è tangibile e il nostro impegno meritocratico. Raggiungere una vetta, una città nascosta, ti rende fiero di te, da un valore reale, tangibile al tuo sforzo, questo aumenta la propria autostima soprattutto nel medio periodo, quando la consapevolezza del obbiettivo raggiunto diventa metro di paragone per le sfide future.
Questo dato l’ho sperimentato sulla mia pelle, come su quella dei viaggiatori con cui ho condiviso la strada o che ho intervistato per questo sito, più trekking fai più mattoncini metti dentro di te, nella costruzione dell’idea che abbiamo di noi stessi, della consapevolezza degli sforzi che possiamo sopportare, e non solo sul piano fisico, ma su quello della vita in senso ampio.
Consigli pratici per come affrontare un trekking:
- Arriva riposato: il giorno prima di partire non fare tardi e non bere alcolici;
- Porta con te sempre molta acqua, specialmente in luoghi umidi e sali minerali o frutta secca;
- Compra delle scarpe da trekking molto leggere e di buona qualità a, controlla che la suola sia anti scivolo, meglio quelle con la caviglia alta;
- Segui il tuo passo: non ti preoccupare se gli altri vanno più veloci o più lenti, ognuno ha il passo adatto al proprio corpo, bisogna ascoltare solo quello, una volta all’accampamento ci sarà tempo per chiacchierare con gli altri.
- Non sottovalutare mai la natura e le condizioni meteorologiche, loro vincono sempre, sono più forti, vanno rispettate e ascoltate;
- Prevedi le soste prima di partire, come delle milestone, altrimenti non avrai il controllo del tempo e potresti fare troppo tardi.
Ottimo articolo! Faccio trekking da 20 anni e mi permetto solo di non condividere l’affermazione che “tornare indietro sarebbe la concretizzazione del fallimento”. Non è vero che bisogna “sempre andare avanti!. Molti incidenti in montagna sono provocati proprio dal fatto di voler sfidare a tutti i costi la Natura.
I miei maestri del CAI mi hanno sempre insegnato che a prevalere deve essere sempre il buon senso.
Immersi nella Natura si è ospiti e questo aspetto esige rispetto e soprattutto umiltà. Tornare indietro si può e in certi casi SI DEVE! I sentieri, le montagne e la strada sono sempre la, se le condizioni non lo permettono, si fa sempre in tempo a tornare indietro e riprovarci in condizioni più favorevoli.
Un abbraccio
Lorenzo, sono perfettamente d’accordo con te infatti se vedi i miei punti finali, ho scritto Rispettare sempre la Natura e le condizioni atmosferiche. Io mi riferivo a quando vogliamo gettare la spugna perché siamo stanchi, era all interno della metafora, e proprio in quest ottica che quando qualcosa di più grande di noi si “intromette” nel cammino dobbiamo accettarla e tornare indietro.