Essere Nomadi Digitali: perché non è più quello che voglio

Quando nel 2011, all’alba dei miei 31 anni ho lasciato il lavoro, l’unica cosa che volevo e che vedevo davanti a me era viaggiare. Volevo andare lontano, conoscere persone diverse da quelle di Roma, fare esperienza nuove, visitare più posti possibili, divertirmi! E così ho fatto! Dopo circa 1 annetto e più di viaggi il mio sito si è trasformato nel mio nuovo lavoro e quindi con enorme soddisfazione ho capito che avrei potuto guadagnare senza dover mai più tornare a lavorare in azienda.

Bellissimo! il sogno della mia vita che diventa realtà, così per circa 8 anni e qualcosa ho viaggiato e lavorato in tutti i continenti, ho fatto tantissime esperienze meravigliose, molte delle quali non ho mai raccontato sul web. Ero entrata finalmente nel super invidiato gruppo dei “nomadi digitali“.

Ma chi sono esattamente queste persone? Letteralmente dovrebbero essere delle persone con uno stile di vita nomade ossia che continuamente si spostano, spesso inseguendo l’estate. Si fermano diversi mesi in ogni luogo, ma avanzano costantemente. C’è anche un altro gruppo che semplicemente si è trasferito altrove, magari in un posto più caldo ed economico e che non viaggia per niente, ma non so perché si fa chiamare ugualmente nomade digitale.

Io solitamente facevo due lunghi viaggi l’anno che andavano da un minimo di 2 mesi ad un massimo di 4 e molti viaggi più brevi in Europa nei mesi restanti. In pratica facendo un calcolo di giorni in cui realmente vivevo a Roma ho toccato anche punte in cui sono stata circa 2 mesi a casa in un anno.

La mia reazione negli anni è stata molto variegata, all’inizio ero super felice d’andare via continuamente, poi ho iniziato  a desiderare di potermi sdoppiare per poter essere sia a Roma con i miei amici sia all’estero a viaggiare. In questi anni ci sono stati dei luoghi in cui sono andata per capire se mi ci sarei mai voluta trasferire in via più o meno definitiva, luoghi che amo moltissimo come Bali, Buenos Aires, Cape Town, e alla fine la risposta è stata sempre no.

In questo paragrafo sarò sincera, so che molti mi attaccheranno, ma almeno la verità per me è stata questa. Io ho cambiato vita a 31 anni e ho deciso di iniziare ad esplorare il mondo come nomade digitale, questo progetto è andato benissimo, ma quando si decide di fermarsi in un luogo senza averne un reale motivo (tipo un lavoro) mi sono resa conto che è molto difficile trovare un gruppo di pari se si è da soli. In molti paesi la gente della mia età è quasi totalmente con famiglia e quindi non ho modo di incontrarla in un coworking o al bar, ad esempio quando vivevo a Cape Town ho fatto pochissime amicizie, era difficilissimo incontrare qualcuno che avesse più di 30/32 anni e ipotizzare di vivere lì faticando per trovare persone simili a me era troppo.

Inoltre io a differenza di molti nomadi digitali amo girare parecchio e quindi i miei viaggi, in un modo o in un altro sono sempre molto stancanti e ammetto che con gli anni si reagisce diversamente alla stanchezza.

Tornando al tasto “ritorno” mi sono accorta che le persone danno sempre per scontato che tu non ci sia, quindi anche nei mesi in cui ero a Roma, la domanda costante era sempre “quando riparti” oppure “non ti ho chiamato perché pensavo non ci fossi”. Nel 2019 sono rimasta di più a Roma per motivi personali e mi sono resa conto che in poco tempo ho recuperato molti rapporti messi in pausa dai miei viaggi e fatto nuove amicizie più simili a me.

Con questo non voglio dire che se sei intorno ai 40 e single tu non possa fare la nomade digitale, ma dico solo che è più difficile e che soprattutto dipende dai caratteri e da cosa si cerca. Io sono figlia unica e ho sempre cercato persone, amici, socialità attorno a me, sono sempre stata una persona che conosce “tutti” con giri di amici molto variegati.

Così in mesi di pensieri e di meditazione, in particolare quest’estate in Messico ho capito che lo stile da nomade digitale con me non ha funzionato, forse, fossi stata 10 anni più giovane avrei potuto continuare, ma ora no. Mi sono resa conto, che trascorrere le mie serate con persone che conosco da più di 10 anni ed in alcuni casi 20, mi fa stare bene, mi fa sentire protetta e felice. Il lato positivo del mio lavoro è che non ho vincoli, quindi posso scegliere sempre in ogni momento quando partire. Quindi credo che per questa nuova decade sceglierò di coltivare di più i rapporti con le persone che amo, con la mia Roma, con il mio cucciolo rosso e di viaggiare per periodi più “contenuti” che mi permettano di mantenere i rapporti umani con l’intensità che cerco. In fondo ogni viaggio ha in sé un ritorno, altrimenti sei un gitano, questo è il mio modo di tornare. Buon anno e buona decade!

Potrebbe interessarti anche

Autore

8 comments on “Essere Nomadi Digitali: perché non è più quello che voglio
  1. Non credo che per te stile nomade digitale non abbia funzionato ma credo che sia evoluta, come, probabilmente, chiunque abbia fatto questo percorso con questa stessa intensità.
    Ha funzionato molto bene, invece, ma adesso vuoi altro.
    Credo che il vero privilegio del Nomadismo digitale stia proprio nel potersi permette di andare o rimanere quando si desidera o quando si ha bisogno, non nel correre da un lato all’altro del mondo.
    Quindi il tuo bisogno è umano e normale, e la piccola Frida mi aveva fatto fiutare questa svolta nella tua vita. Buona fortuna amica!

  2. Cara Francesca, grazie per questo tuo post. Cambiare è sinonimo di libertà, intelligenza e coraggio (qualità che non ti mancano certo), soprattutto cambiare non solo quando le cose vanno male, ma anche quando tutto sembra andare bene ma noi ci rendiamo conto che una stagione è finita e dobbiamo trovare nuove strade. Quando ho visto che avevi adottato una cucciola rossa come te ho subito pensato a un tuo cambiamento in questo senso. Io come sai amo il viaggio e ho viaggiato parecchio anche in tempi, per una banale questione di età, in cui muoversi era davvero staccare dal proprio mondo per mesi. Ora il nostro mondo ce lo portiamo sempre dietro… siamo tutti viaggiatori digitali, ma questo è soprattutto un vantaggio proprio perché ti permette di non tagliare tanti fili che poi non è sempre facile riannodare. Io sono però stata anche sempre molto legata alle mia radici pur avendo deciso di rimanere single e non mettere su famiglia. Anche se in genere mi si conosce più per le guide e il lavoro di tour leader, Il grosso delle mie energie se ne è andato nella gestione dell’agriturismo di famiglia, una scelta che non ha portato in termini di rapporti famigliari i risultati che mi sarei aspettata e avrei desiderato, ma che mi ha dato la soddisfazione di raccogliere il testimone per conservare e migliorare un luogo che amo e che condivido con molte persone. Ora, a differenza tua ma con parecchi anni in più, vorrei passare questo testimone per vivere con maggior leggerezza. Anche per me un cambiamento! Nel mio libro “Il Mondo nelle Mani” ho molto riflettuto su temi come questo e allora copio incollo alcune righe del paragrafo LA CASA: TRA PARTENZA E APPARTENENZA. A te un abbraccio e l’augurio di buona strada, anche se ti riporterà un po’ a casa.
    Il viaggio è anzitutto un ritorno e insegna ad abitare più liberamente la propria casa. Claudio Magris
    La casa è il punto di partenza del nostro viaggio su questa terra come dei nostri viaggi per il grande mondo. Noi custodiamo nella memoria il paesaggio intimo e segreto che ci ha visto crescere, siamo la terra e l’aria, la lingua e i sapori, le immagini e i ricordi che ci hanno accompagnato dagli inizi. Insieme hanno formato un secondo imprinting che si è mescolato a quello genetico e che è diventato parte inscindibile di noi. I luoghi dove nasciamo diventano il filtro del nostro sguardo, gli occhiali con cui guardiamo il mondo.
    La casa, il simbolo stesso della stanzialità, può essere rifugio o prigione, può suscitare sentimenti opposti come nostalgia e voglia di fuga. John Donne quattrocento anni fa, quindi ben prima del turismo diffuso, scriveva: “Vivere in una sola terra, è prigionia”. Non solo la prigionia fatta di ruoli, legami e obblighi talvolta troppo soffocanti, ma anche quella che nasce dal desiderio inappagato di incontri e spazi nuovi per allargare gli orizzonti abituali. (…)
    “E la fine di tutto il nostro esplorare / sarà arrivare dove siamo partiti / e conoscere il luogo per la prima volta” scrive T.S. Eliot e, come spesso accade con la poesia, in soli tre versi racchiude il senso profondo del nostro sentire.
    Per il viaggiatore la casa è ancora e vela, è un porto da cui partire, ma a cui fare anche ritorno. È un campo base, come diceva un grande frequentatore di altre culture, Fosco Maraini, un luogo dove mettere in ordine i pensieri, perché un viaggio senza ripensamento svanisce nel nulla, e semplicemente accumula chilometri senza progredire.
    Siamo tutti un poco nomadi, sempre alla ricerca di nuovi orizzonti reali o mentali, e un poco stanziali, legati alla nostra terra. È possibile conciliare entrambe queste dimensioni facendo sì che ciascuna sia fonte di arricchimento per l’altra. L’importante è non perdere la curiosità, poi un pretesto per partire – e una ragione per tornare – li si trova sempre.

  3. Io ho più o meno la tua età e sono figlio unico, ma mi trovo in una situazione opposta. Nell’arco di un anno prenoto una marea di week-end in Europa e poi faccio 4 partenze di una decina di giorni ciascuna (ho le ferie canoniche da busta paga alle quali unisco eventuali ponti e non posso materialmente osare di più). Viaggio il più possibile perchè stare in posti nuovi mi riempie di energie e voglia di fare, cosa che quando sono a Roma non succede. Sicuramente ciò è dovuto al fatto che in questa città vivo e lavoro stabilmente; collego questo luogo con i soli doveri e non ci sto bene. La verità è che non starei bene in nessun posto dove dovrei rimanere per forza. Per questo ho sempre sognato di fare il tuo stesso percorso dell’ultima decade ma, lo ammetto senza vergogna, non ne ho avuto nè il coraggio nè le capacità. Ho scelto di continuare a vivere qui per non lasciare il contratto che mi ero guadagnato; mi sono sposato ed è andata male, ho avuto una successiva convivenza ed è andata male anche quella. Sfortuna? Mia incapacità di vedere a monte con chi stavo per intraprendere questo importante ma delicato cammino? Destino? Altro? Sinceramente non saprei e forse il motivo è un mix di tutto ciò. Due cose però le so: 1) mi piacerebbe almeno provare a fare il nomade digitale; 2) non succederà mai perchè non so materialmente fare lavori idonei (sono responsabile amministrativo ed una presenza settimanale seppure minima è assolutamente necessaria). Considerando il fatto che in Italia trovare qualcuno che ti affidi il telelavoro DA CASA (non da chissà dove nel mondo) significa vincere il primo premio alla lotteria (perchè questo paese è mentalmente vecchio decrepito, per non dire già morto) la vedo una possibilità totalmente remota. Sono ad un bivio da un bel po’: A) riprovare per la terza volta a “mettere su famiglia” (mi piacerebbe anche…ma il fatto che al giorno d’oggi è più facile interrompere un rapporto che andare al bagno non mi aiuta a ricominciare). B) mandare a monte tutto ed andare a vivere all’estero (ovviamente dopo aver valutato bene il dove e come avere sostentamento economico in loco). C) Continuare come oggi a stare e viaggiare da solo. Purtroppo non riesco a condividere la tua decisione di “tirare il freno a mano”, anche se nel post hai spiegato tutte le motivazioni che ti stanno spingendo a farlo. Non ce la faccio in primis perchè non ho mai provato a vivere da nomade digitale e, in secondo luogo a causa di una mia personale convinzione: se la tua mancata presenza fa freddare o finire dei rapporti con altre persone non credo sia un problema. Chi ti dimentica o ti allontana perchè fisicamente non ci sei, nei fatti non può materialmente usufruire di te e delle tue capacità…e al giorno d’oggi se non servi a qualcosa puoi anche non esistere. Io certe “amicizie” le schivo a priori, sia quando sono a casa che quando non ci sono. Meglio avere intorno pochissima gente “vera” e zero (o meno di zero) di tutto il resto. Buona decade, sperando che porti buone cose.

    1. Grazie per il tuo lunghissimo messaggio, ma non credo che tu possa paragonare la tua vita alla mia, non hai mai fatto quello che ho fatto io quindi non puoi sapere cosa si prova, come si cambia e come può evolvere la tua vita. Nel mio “tirare il freno a mano” intendo fare viaggi che vadano entro il mese, che comunque è molto di più di quello che ci lavora in azienda protrà mai fare.
      Ti pregherei di non giudicare i miei amici, primo perché non li conosci e secondo perché non ti sei mai trovato né nella loro né nella mia situazione. Per il futuro ti consiglio di giudicare ed occuparti più della tua di vita, visto che sei artefice e attore solo di quella e prova ad ascoltare più quello che vuoi, nel bene e nel male.

  4. Ti capisco perfettamente Francesca, è un po’ quello che sta capitando anche a me, anche se io ho sempre fatto viaggi più brevi dei tuoi. Vedrai che questa decisione ti porterà solo cose belle! Un abbraccio Anna

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *