Come trovare il coraggio di lasciare un lavoro a Tempo Indeterminato

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Il titolo è provocatorio, sono sicura che avrò ricevuto almeno 10 “insulti” su FB da gente che non ha neanche aperto l’articolo.

Sono ormai 6 anni che io ho lasciato il mio lavoro a tempo indeterminato e molto spesso mi capita o mi è capitato di incontrare persone che rimangono molto affascinate dal gesto che ho fatto, quindi forse posso essere d’aiuto a qualcuno e rispondere a qualche quesito che trovo spesso on line.

Negli ultimi anni si sta parlando sempre di più di “nomadi digitali” di lavorare da remoto, di essere padroni del proprio tempo, di non essere schiavi dei capi. Giusto, bello, un’ottima opportunità. Quello che però spesso vedo è sottolineare un’attribuzione di merito gratuita a chi ha preso questa decisione. Essere nomadi digitali e lavorare da remoto è un opzione, è una scelta, era il sogno della mia vita a dirla tutta, ma non è per tutti. Mi sembra un po’ che “se non sei nomade digitale sei uno sfigato” avete notato anche voi quest’atteggiamento specialmente on line? A parer mio, che lo sono, è una buona maniera di vivere, non facile, ma soprattutto si sposa con persone molto indipendenti, molto determinate, poco competitive e che non muoiono per gli obiettivi di status. Tutte le persone che hanno lottato, sudato per raggiungere una posizione in azienda o per aprire la propria attività e sono emozionati da quello che fanno, hanno fatto la scelta giusta! Avere un capo, degli orari fissi, un ufficio, non è necessariamente il male, anzi è molto rassicurante per la maggior parte delle persone, ti da dei binari entro i quali imparare a muoversi e ad organizzare la propria vita. Essere nomadi digitali toglie ogni tipo di binario, anzi direi che toglie anche il treno, è una destrutturazione completa e continua, sei solo tu, il tuo cervello e il fluido mercato del lavoro.

Nessuna scelta è migliore dell’altra in assoluto quello che fa la differenza è l’attore che prende la decisione.

Una delle cose magnifiche della mia vita sono le persone che ho avuto modo di incontrare ed intervistare. Conosco davvero tantissime persone in tutto il mondo che hanno lasciato un lavoro in azienda, “il posto fisso” per dirla all’italiana e tutti mi hanno risposto allo stesso modo “la mia vita era diventata miserabile”!

Quando arrivi veramente in quella situazione, quando le giornate ti sembrano sprecate e quando guardandoti dall’esterno non ti riconosci più anzi ti fai un po’ pena, ecco in quel momento diciamo che la decisione è bella che presa.

La mia scelta: come ho lasciato il lavoro a tempo indeterminato

Tornando a me io mi sono accorta che avrei dovuto cambiare qualcosa quando anche io mi sono trovata a fare la fila davanti al tornello per uscire, anche io insieme a altre decine di colleghi eravamo alle 17.11 in attesa che scattasse il minuto per andare via e non regalare all’azienda neanche un secondo di più della nostra vita. Perché con il passare degli anni la mia vita iniziava alle 17.12, pima era solo frustrazione che cercavo di gestire, condita da piacevoli pause pranzo con i miei colleghi. E un giorno mentre ero ferma nel interminabile traffico del Raccordo Anulare di Roma mi sono detta “ma hai studiato 10 anni per finire così? Dove sono finiti i tuoi sogni?”. Quando ero piccola le bambine sognavano di fare le ballerine o un matrimonio in bianco, io sognavo di diventare manager, ho investito tutta me stessa per avere successo in azienda e ci ho creduto fino in fondo, quando poi mi sono accorta che ormai era tardi che ormai niente di quello che speravo si sarebbe più avverato ho iniziato a preoccuparmi. Ovviamente prima ho cercato di cambiare azienda, poi sono andata al personale chiedendo un trasferimento interno, ma il mio capo mi ha bloccato ogni possibilità di mobilità interna, ma allo stesso tempo anche ogni possibilità di carriera. Ricordo quei mesi come angoscianti, ero preoccupata nel profondo del mio Io, ho iniziato ad avere tantissime malattie psicosomatiche, a dormire poco o troppo a sentire i brividi ogni mattina che suonava la sveglia.

Poi un giorno arriva una circolare in azienda dove incentivavano scivoli volontari, mi si è accesa una lampadina e un sorriso allo stesso tempo. Mi sono detta “non so ancora cosa farò ma devo uscire da questo posto” e così ho fatto, dopo 2 settimane ero fuori, con bel po’ di soldi per potermi concedere il tempo di pensare. Certo sono stata fortunata, ma la paura è venuta lo stesso. Così dopo 31 anni in cui avevo cercato sempre di prevedere e programmare ogni sviluppo della mia vita, mi sono regalata 3 mesi di viaggio per ascoltarmi e per osservare. Ed è così che è nata la mia seconda vita, spegnendo l’ansia e aprendosi al mondo e agli incontri. Dopo decine di ore in bus, chilometri e chilometri a piedi, dopo troppo freddo, troppo caldo, troppa birra ho capito che quello che avrei voluto fare nella vita era unire le due grandi passioni della mia vita: la psicologia e il viaggio e dopo circa un anno e mezzo o trovato il modo di farlo.

Questo per dire che ogni scelta è quella giusta, basta che sia valida per voi, non seguite le mode, non seguite i consigli, seguite sempre e solo la vostra coscienza in tutti gli ambiti della vostra vita!

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che lavoro faccio francesca di pietro

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