Voglio fare un viaggio da solo ma i miei genitori non vogliono

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Questo titolo vi può far pensare a dei ragazzini delle superiori alla ricerca d’indipendenza, ma purtroppo non è così, o quanto meno non solo.

Molte persone anche adulte, anche indipendenti economicamente, lavorativamente e anche gente che vive da sola da tempo, ha delle difficoltà a mettere in pratica comportamenti non approvati dai propri genitori. Spesso ci nascondiamo dietro questo muro, ma è più frequente di quanto sembri e non sono solo le donne ad essere vittime di questa trappola emotiva.

Purtroppo spesso le dinamiche genitore figlio sono molto invischianti, specialmente nei paesi latini, in molti casi i figli imparano a riconoscere queste dinamiche e a bloccarle, in altri casi hanno capito la portata del danno e hanno iniziato un processo di terapia per affrancarsi da questa dinamica, in altri casi si è nel mezzo, come una rana che muore bollita perché non capisce che l’acqua si riscalda. Non è da farsene una colpa, succede, basta rendersene conto in tempo.

Quindi diciamo che se hai superato i 18 anni e ti senti frenato dall’intraprendere un viaggio perché non vuoi deludere i tuoi genitori, questo articolo è per te.

Un comportamento manipolativo molto usato dai genitori (nella maggior parte dei casi in modo involontario) è far passare il messaggio che il bambino è amato di più se soddisfa le aspettative che hanno, detto in maniera semplice se si comporta come vogliono loro, “se fai il bravo mamma ti ama” e spesso si incamera il concetto speculare che se non facciamo quello che vogliono loro allora questo comporterà che non verremo amati, o che ci amano meno. Certo detto così molti di voi potrebbero non ritrovarsi in questa dinamica, ma l’ho resa molto molto semplice, da adulti c’è la versione “evoluta”, in cui loro danno giudizi su come ci si veste, sulle frequentazioni, sul tipo di decisioni lavorate o di viaggio che si vogliono intraprendere, molti non ci vedono niente di male, ma la linea è molto sottile. Che i vostri cari vi facciano sapere cosa ne pensino di una situazione per loro critica può essere anche lecito, ma che lo dicano in modo giudicante o lanciando anatemi, tipo “sono sicura che quella ragazza ti farà soffrire, non mi convince”, allora no, quello non è un comportamento più accettabile.

Tornando all nostro mondo dei viaggi ricevo spesso messaggi di persone bloccate o forse è il caso di dire “castrate” dai propri genitori in cui il pendolo oscilla tra la delusione delle figure amate e la delusione personale, spesso vince la paura di deludere i genitori ed è un male!

Ovviamente non è un male in assoluto, ma è un male nel processo di adultizzazione di un individuo, “tagliare il cordone ombelicale”, “uccidere il padre”, ci sono diverse perifrasi simboliche che stanno lì a dare enfasi a questo passaggio necessario, ne ho dedicato anche un episodio del mio podcast Travel Therapy : “Non viaggio per paura di far preoccupare chi resta”

ti suggerisco di ascoltalo e di dirmi cosa ne pensi. Anche se siamo molto legati alle nostre figure di riferimento, che nella maggior parte dei casi sono i genitori, ma che possono essere anche fratelli, cugini, nonni, migliori amici, fidanzati, è importante capire che il confronto con gli altri è importante, è umano voler ascoltare il parere di qualcuno che reniamo importante prima di prendere una decisione, ma è un parere, un consiglio, non un diktat. Se abbiamo delle figure genitoriali piuttosto castranti, abbiamo più di 18 anni e siamo economicamente indipendenti, iniziamo a porci i maniera diversa, iniziamo ad informare, non a chiedere permesso. Anche il modo in cui si intavola una discussione di questo tipo dovrebbe essere diversa, faccio un esempio ovviamente molto banalizzato. Non più “vorrei andare in Thailandia a gennaio, che ne dici?”, ma ” Lo sai ho prenotato un viaggio per la Thailandia a gennaio, non vedo l’ora di partire”. In questo caso la persona a cui porgi una frase articolata in questo modo non si sente automaticamente chiamato a dare un giudizio, magari lo farà lo stesso, ma è sicuramente un giudizio stridente in termini dialettici perché è evidente che nessuno glielo aveva chiesto.

Alcune persone che fanno con me travel coaching mi dicono “se lo faccio mia madre mi ammazza”, è una frase che abbiamo detto tutti per diverse circostanze, ma alla fine della fiera che significa? Cioè cosa potrà mai succedere se tu da adulto fai una cosa che i tuoi genitori ritengono sbagliata? Si arrabbieranno? Probabile. Non ti parleranno per giorni? Possibile. E poi? E poi se ne fanno una ragione e tu sarai finalmente libero di poter scegliere di sbagliare o meno di testa tua! Molte persone vivono un reale distacco dai genitori solo quando questi ultimi vengono a mancare, cerchiamo di fare questo passo prima, quando loro sono in vita e possiamo instaurare un rapporto da adulti, un rapporto sano e guidato solo dall’affetto.

So che per molti queste sono parole forti, ma credo sia importante imparare ad “informare” i propri cari delle nostre decisioni senza aspettarci nulla e soprattutto non dando loro l’occasione di demolirci, giudicarci o metterci in crisi. Gli adulti sbagliano con la propria testa, così da non dover accusare gli altri per eventuali insuccessi, è un passo molto importante, iniziamo a farlo con elementi ludici come il viaggio e poi ci sembrerà più facile metterlo in pratica anche su questioni più complesse.

 

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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