Gaia si è trovata un po’ per caso a viaggiare da sola nell’Europa del Est, ci racconta le sue avventure, tante sorprese e falsi pregiudizi e soprattutto tanto freddo.
1.Perchè hai deciso di viaggiare per tanto tempo in Europa del Est in inverno?
Volevo andare in Russia, avevo pure iniziato a studiare Russo in Università per un semestre, quello che mi mancava era il visto. Mi sono ritrovata a fare richiesta 15 giorni prima di partire.
Sapevo il giorno in cui partivo, non avevo idea di che giorno sarei rientrata in Estonia.
2- Cosa ha ispirato la scelta del tuo itinerario?
L’itinerario si è costruito mano a mano, città dopo città: arrivavo a destinazione, mi ambientavo e cercavo di capire se volevo rimanere qualche giorno in più o scappare, così compravo i biglietti ed ero di nuovo in viaggio.
Ho cercato di non avere tratti in treno o in bus troppo lunghi, in treno solitamente ho viaggiato di notte così ho potuto riposare e recuperare qualche ora, in bus preferivo spostarmi durante il giorno.
3- Il tuo itinerario, come ti sei mossa e dove hai alloggiato.

A San Pietroburgo ho fatto CouchSurfing da una ragazza che viveva da sola con il suo gatto, poco distante dal centro e ho passato lì più o meno 5 giorni.
Una coppia di amici mi ha portato in giro e mi ha fatto visitare la città portandomi in posti interessanti come la stazione della metro Sportivnaya, costruita su due livelli differenti perchè non sono riusciti a trovarsi durante gli scavi (non so quanto crederci).
Le scale per arrivare alla metro sono profondissime, come Admiraltejskaja che è 86m sotto il manto stradale. Mi è sembrato un po’ come essere in ascensore a casa mia (abito al 12°piano) dove la mattina avevo quei minuti bonus per finire di sistemarmi per uscire.
Quasi ovunque è scritto in cirillico e in caratteri latini, mi è sembrato a volte di essere in una capitale europea, come Parigi o Roma.
Ok, Mosca è un gran casino: c’è traffico, l’aria è inquinata, le persone hanno fretta, è costosa ma tutto l’insieme mi ha fatto completamente innamorare.
Ho alloggiato a casa di un’amica che avevo conosciuto quest’estate in Estonia. Yana vive con i suoi genitori e suo fratello in un kommunalka, uno di quegli appartamenti condivisi con altre famiglie risalenti all’epoca sovietica: ogni famiglia ha la sua stanza che funge da soggiorno, camera da letto, sala da pranzo. Mentre la cucina, il bagno, i corridoi,

Prima di partire, il padre mi ha regalato una serie di kopeks (vecchie monete) del mio anno di nascita.
Ci teneva molto ed è stato il regalo più bello del viaggio.
I cartelli in metro sono solo in caratteri cirillici, è difficile orientarsi all’inizio. Negli orari di punta ci sono i classici ingorghi, dove per uscire o per entrare ci sono code che sembrano non finire mai, mi hanno detto che è normale.

I miei compagni di viaggio erano due ragazze che assolutamente non parlavano inglese, un signore ucraino e l’ubriaco della carrozza che tutta la notte ha russato come non mai e che abbiamo bombardato di cose per farlo smettere, invani.
La frontiera è stata poco impegnativa, qualche timbro e di nuovo a dormire.
A Kiev però sono stata sfortunata sia coi giorni (domenica/lunedì/martedì) che per il tempo e per questo non ho un bellissimo ricordo.
Qui è pieno di persone che fanno le elemosina, i cani randagi sono ovunque, persino in metro e a Kiev ho respirato l’aria dell’est, molto più che a Mosca . Ho avuto modo di assistere alla benedizione di un BMW nuovo di palla da uno dei monaci di Lavra . La stazione metropolitana più profonda al mondo è qui, Arsenal’na, 105,5 metri.
In treno per Lviv ci sono venditori di gioielli, militari e gente strana. Altri tre ragazzi dormono nel mio scomparto, sono gentili e mi hanno aiutato con le valige, nessuno parla inglese, ormai c’ho fatto l’abitudine.
Un’amica architetto mi ha ospitato a casa sua, anche qui ho avuto la possibilità di dormire in una camera singola.
Natalya abita un po’ fuori città, ma un autobus la collega al centro con facilità. Durante questo tragitto, il Maršrutkasi riempie di passeggeri e poichè quelli in fondo sono impossibilitati a pagare, passano i soldi in avanti. Il punto è che non sai mai se arrivano a destinazione perchè la maggior parte degli autisti non rilascia una ricevuta o un biglietto.
Lviv è molto bella, mi piace mi da senso di tranquillità e tutto è molto economico.
Ho visto la via che cambia nome ogni anno dopo il film festival e il palazzo col cruciverba più grande al mondo.
Sono riuscita a visitare Łódź, nulla di speciale, volevo visitare un museo che ovviamente ho trovato chiuso e Manufaktura, il secondo centro della città, ovvero un mega centro commerciale dove prima c’era una ex fabbrica tessile.
Ho fatto CouchSurfing da un ragazzo che non parlava inglese, ma in qualche modo siamo riusciti a capirci.
Avevo il mio materassino per terra e un tetto sopra la testa non potevo chiedere di più.
Vilnius mi è proprio piaciuta, l’atmosfera era molto positiva (FOTO16).
Ho pure visto degli uomini d’affari in pausa pranzo che si fumavano il narghilè davanti all’entrata degli uffici , mi ha fatto sorridere.
Una sera sono andata a un CouchSurfing meeting per la prima volta, senza il mio host, lui si vergognava. Ho conosciuto gente locale, pochi surfer e Jan, un ragazzo svizzero che parla anche italiano e che una settimana dopo ho ritrovato sul bus per Tartu.
Sinceramente dopo aver girato tutto questo tempo da sola, e essendoci gia passata per Riga, non gli ho dato minimamente ascolto, ma ho apprezzato la premura.
4- Si parla poco dei popoli dell’est europa, 3 aggettivi per descriverli.
5- Come ti ha “temprato” questo viaggio?
6- L’emozione più grande che hai provato?
Quando mi sono ritrovata nella famosa Krasnaja ploščad’ ovvero la piazza rossa, un po’ mi sono sentita un tuffo al cuore: non mi sembrava vero di essere lì.
Devo dire che però anche il ritorno a casa (Tartu) mi ha dato una grande emozione, soprattutto perchè in bus ho incontrato amici che non vedevo da un mese.
7- Una cosa sulla quale prima nn avevi mai davvero riflettuto?
8- Un momento difficile che hai dovuto superare.
Ho provato la differenza tra l’essere ospitati da ragazze o da ragazzi.