La superbia che a volte trasforma i viaggiatori in guru
Ho sempre pensato che la vera essenza del viaggio, almeno per me, sia quella di vedere i propri pregiudizi, i propri preconcetti, sgretolarsi giorno dopo giorno.
Si dice che si viaggi non per vedere il mondo ma per dagli forma, comprendere che quello che pensavamo è solo uno dei mille punti di vista, che la nostra maniera di intendere l’amore, la famiglia, la bellezza è solo uno dei tanti modi, che ci sono decine di popoli che danno importanza o valore a cose molto diverse dalle tue.
E tutto questo ti rende nella unica maniera in cui un viaggiatore dovrebbe essere: umile, perché l’umiltà ti apre gli occhi, perché dal basso si viaggia e dall’alto si fa turismo.
Oltre i popoli che ho incontrato ammetto che la mia vita è stata ampiamente influenzata da altri viaggiatori, persone che mi hanno sorpreso sulla strada e rapito nei giorni. Per fortuna, con l’avvento meraviglioso di internet, ammetto che questo potere lo hanno avuto anche viaggiatori incontrati sul web. L’idea che mi ha arricchito di più del mio lavoro è stata quella di raccontare storie degli altri, storie di chi attraversa la strada a modo suo, qualunque esso sia e questo mi ha permesso di incontrare molte persone interessanti, oggi giorno direi il 90% delle persone che amo davvero e che costituiscono la mia vita, le ho incontrate in questo modo, perché poi si sa, tra simili ci si attrae. Ma, esatto c’è un ma, altrimenti forse non avrei scritto questo post, ultimamente mi sono molto addolorata per dei comportamenti osservati nel web. Come ho scritto in alcune delle mie pubblicazioni, il viaggio è associato ad uno status simbol e al giorno d’oggi sta diventato più “cool” fare il backpacker frikkettone che quello che prende un atollo privato alle Maldive, come se il primo status ti rendesse una persona meritevole e il secondo uno spocchioso. Quindi molte persone che hanno viaggiato tanto, che a volte hanno persino fatto delle imprese che le hanno portate ad una conoscenza mediatica rilevante, hanno perso il beneficio che la strada aveva insegnato loro.
Se viaggiare ti rende umile e tollerante ciò significa che tu lo debba essere verso chiunque, specialmente verso il diverso. Ognuno nella vita si costruisce la propria mappa di quello che è meritevole, giusto e corretto, ma se qualcuno interpreta la vita in altro modo non si può far altro che osservare prenderne atto e nella migliore delle ipotesi instaurare un dialogo.
Purtroppo sembra che invece proliferino gli evangelizzatori del viaggio e del senso della vita, gente che si assurge a messia o forse meglio dire guru, dato che la cultura orientale va di moda e la nostra no. Gente che ha trovato una propria maniera di vivere, che li soddisfa e pensa che sia l’unica veramente valida, come se tutte le altre fossero per definizione sbagliate. Ammetto che constatare questo atteggiamento, neanche troppo raro mi sta provocando parecchia amarezza, si finisce a misurare il valore degli uomini in base ai kilometri fatti senza prendere aerei o magari ai mesi che si è stati in giro fuori da casa. Poi mi chiedo a cosa ti siano serviti mesi sulla strada dormendo su divani di sconosciuti se quando sei tornato ti sei messo in cattedra sentendoti superiore rispetto agli altri.
Il senso si superiorità e l’invidia sono i sentimenti che hanno da sempre “fottuto” il mondo, purtroppo solo in pochi riescono a decifrarli, la maggioranza dalle gente abbocca.
Quindi alla fine credo che non tutti riescano a capitalizzare quanto potrebbero quello che il viaggio insegna. Molti preferiscono soffermarsi su aspetti materiali, come il distaccamento dal denaro, mentre poi piano piano la loro anima si riempie sempre di più di superbia.
Vi confesso una cosa, in tutti i miei viaggi, mi sono innamorata solo una volta, di un paio di occhi, azzurri, trasparenti, non ho mai visto degli occhi così puri e felici, mi hanno fatto cambiare il mio orientamento alla vita in molte cose, oltre al fatto che ora parlo francese J eppure mantenere quella luce credo sia la cosa più difficile che si possa fare una volta tornati alla quotidianità.
Quindi il mio augurio per chiunque voglia mettersi in viaggio non è solo quello di prendere coraggio sulle proprie potenzialità e mettere in prospettiva quello che ha, ma quello di cercare di non trasformare la usa umiltà in superbia come ho visto ultimamente.
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