I piatti peggiori della cucina italiana all’estero

Si è vero non siamo un popolo flessibile quando si parla di cucina, peccato sarebbe meglio non essere flessibili quando si parla di diritti civili, ma infondo ci chiamano “pizza e mandolino” mica “Liberté, Égalité, Fraternité”, si ok la smetto di fare la polemica orientata altrimenti mi coprite di commenti.

Tornando a noi, la cucina italiana è importante, la dieta mediterranea è patrimonio UNESCO, la cucina italiana è senza dubbio la più buona e varia del mondo, si ok ce ne sono altre niente male, ma la nostra non si batte.

Quando incontri degli stranieri e dici loro che sei italiano, la prima cosa che ti dicono è: “mmmm buono…. gelatto, capucino” o storpiamenti del genere, si certo loro in realtà di Italiano conoscono un bel poco, è come dire che i nachos con chile, carne tritata, cheddar chease che mangi a New York sono un piatto messicano!

No so voi, ma io tendenzialmente non vado mai in un ristornate italiano all’estero, quando posso, perché capita di essere con un gruppo d’amici, ovviamente stranieri, e a quel punto t’adegui! Fingi un sorriso mentre ti sta venire un attacco di panico, fingi di apprezzare e con un pugnale nel cuore mangi le tue tagliatelle all’Alfredo.

Nei 60 paesi che ho visitato ne ho viste di cotte e di crude, ma credo che il peggio sia in Argentina, loro sono praticamente tutti d’origine italiana, però parlano una strana lingua simile allo spagnolo, perché diciamocelo anche quella se la sono inventata loro di sana pianta!

Ecco, gli argentini sono sicuri di cucinare italiano, di sapere le vere ricette e avere anche voce in capitolo, ammetto che in alcuni ristoranti in effetti si mangia bene, ma il peggio è quando ti cucinano loro, come è successo a me più volte negli ultimi due mesi! Ma non vorrei limitarmi solo all’esperienza argentina, diciamo che preferirei raccontare la mia esperienza globale di viaggiatrice .

I piatti peggiori della cucina italiana trovati all’estero

 

  1. La margherita con la maionese

Si hai capito bene, lo so che c’è gente che ci mette l’ananas, ma di quello ormai ne parlano anche in TV, diciamo che l’ho metabolizzato, ma la mayo anche no! La ricetta prevede proprio, pomodoro, mozzarella e rotolino di maionese direttamente dal tubetto e poi infornare! AHHHHHH

  1. Fettuccine all’Alfredo

Io lo vorrei tanto conoscere st’Alfredo, ma chi è? E come ha fatto a trasformare la sua ricetta nel piatto più famoso al mondo? Da noi in Italia manco esiste! Si dice che provenga da una ricetta di Alfredo alla Scrofa di Roma, una sorta di pasta al burro ipermantecata, ma poi gli americani l’hanno fatta loro e portata all’iperbole. Praticamente è pasta con tutto quello che hai nel frigo: piselli, panna, funghi, prosciutto, cipolla pomodoro, altro??

fettuccini all alfredo

 

  1. Spaghetti con meat balls

Anche a me piacciono i film di Al Capone e anche i Sopranos, davvero, ma ragazzi in Italia le polpette non si mettono sul piatto di pasta! Magari ci puoi condire la pasta con il sugo, magari le fai piccoline, fritte e le metti nella pasta al forno, ma delle polpette come arance al centro del piatto no! Tutte le cose hanno sempre un origine storica, sicuramente gli emigrati italiani negli USA che provenivano principalmente dal sud Italia hanno portato l’abitudine di fare le polpette, che sono una religione nel sud, e forse per convenienza o forse perché nell’900 si usava così, le servivano sul piatto di spaghetti. Una volta sono andata a cena con un mio amico inglese in Thailandia in un ristorante italiano (evitate i commenti) e lui per dimostrarmi che ne sapeva di Italia ha ordinato “spaghetti con meet balls” , dite che se gli rispondevo “stai senza pensieri” capiva??

spaghetti meatballs

  1. La pasta con il pollo

Ecco già vedo la vostra faccia, l’espressione di disgusto è uguale in ogni latitudine, è una delle espressioni universali. Sono sicura, ogni italiano rabbrividisce all’idea di mangiare la pasta con il pollo. Ecco caro straniero, sì noi abbiamo ricette con ogni tipo di ingrediente, ma c’è solo una cosa che non mettiamo mai, mai , mai nella pasta: il pollo!! Qualsiasi ricetta che preveda il pollo nella pasta, o nella pizza, non è italiana è gringa!!

pasta con pollo

  1. Pasta piselli tonno e panna

Ecco lasciando stare il gusto, ma voi avete idea dell’odore che fa il tonno sott’olio cotto nella panna?? Credo sia stata effettivamente l’unica volta in cui non sono riuscita ad ingoiare. Questa deliziosa ricetta me la preparò un’amica portoghese in erasmus, dicendo “dai vieni a cena da me, sei italiana ti faccio la pasta” ecco già l’approccio è sbagliato, sono italiana, fammi il bacalao, ma non un piatto della mia cucina che tu non sai cucinare. Credo che non dimenticherò mai quell’odore.

  1. La pizza con i cuori di palma

Ma come vi vengono ste cose? Ossia la ricetta prevede una base di margherita, che viene preventivamente infornata, poi si aggiungono lamine di cuori di palma, poi formaggio e poi si informa nuovamente, immaginate che bel sapore i cuori aciduli fusi col formaggio.

  1. La milanesa napolitana

Diciamo che i 40 milioni di argentini si cibano almeno una volta alla settimana di questo, e voi mi direte cosa è? La milanesa, sarebbe la cotoletta e fin qui ci stiamo, si dice milanese pure da noi, alla napoletana vuol dire che viene ricoperta da una fetta di formaggio e pomodoro e poi infornata, come se fosse una base di una pizza. Questo è il modello semplice, poi si evolve e sopra ci mettono la qualunque. In effetti si mangia una cosa simile in Piemonte, dove la fettina di carne è un’ostia sottilissima con una frittura leggera, invece in Argentina è tipo cotoletta Aia, bella spessa, ma molto molto più grande, forse regalano fegati nuovi.

la milanesa napolitana

  1. Il cappuccino mentre si pasteggia

Caro amico straniero, il cappuccino non è un drink è una colazione! Va bene se è domenica lo puoi prendere ad un brunch, ma non la sera mentre mangi pasta e vongole. Ho molti amici angolosassioni che vengono a trovarmi a Roma e quando li porto nel mio ristorante preferito, che fa tutto fatto a mano e delizioso, spesso mentre mangiano, o verso la fine ordinano un cappuccino. Ho preso coraggio e ora glielo impedisco, il cappuccino mentre si mangia a tavola con me no! dai almeno in Italia!

  1. La Muzzarella

Non farò nomi ma ho un amico a Buenos Aires che ha una fabbrica molto famosa di mozzarella, quando lo conobbi mi si illuminarono gli occhi, è il mio alimento preferito. Quando in viaggio decido di mangiare in ostello, spesso opto per una insalata e formaggio, così in 4 volte che sono stata in Argentina ho davvero scansionato ogni supermercato e tutto il formaggio che compravo era sempre in buste di plastica, che orrore. Così quest’anno parlando con Mattias, gli ho raccontato il mio orrore verso i prodotti che avevo trovato e ho esordito con “il tuo caseificio apre alle 5 perché fate la mozzarella fresca a mano vero?” E lui : “ A mano? Come si fa a mano? Noi lasciamo la pasta 5 giorni in frigo e poi i miei operai la mettono in cilindri di plastica da 200 grammi”. Ecco, stiamo a posto, allora fatemi il piacere cambiategli nome, non crescete bambini che pensano che questo orrore filante sia mozzarella.

mozzarellaArgentino

 

  1. La pasta non si lancia contro il muro per vedere se è cotta

-“È pronto? Si attacca la pasta?”

-Scusa non ho capito

-“hai lanciato uno spaghetto contro le piastrelle? Si attacca?”

Ma chi ve l’ha insegnata sta cosa? Dai veramente io voglio saperlo, voglio il nome e voglio sapere perché è diventata virale, forse perché fa effetto blob anni ’90, quel barattolo col gel verde acito che compravamo e che lanciavamo ovunque facendo effetto vomito, forse è questa sottile linea tra disgusto e piacere. Cioè una pasta che si attacca ad una maiolica bianca tu te la mangi?? Io prendo un’insalata grazie.

 

Prendiamola con filosofia, quali sono stati gli orrori peggiori che avete visto all’estero? Commentate qui sotto e li aggiungerò all’articolo.

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7 comments on “I piatti peggiori della cucina italiana all’estero
  1. È l’abc dell’italiano all’estero, secondo me, non mangiare in ristoranti che si spacciano per “italiani”. Mangiare pasta fuori dall’Italia? Solo se la cucini te…

  2. STORIA DI ALFREDO DI LELIO, CREATORE DELLE “FETTUCCINE ALL’ALFREDO” (“FETTUCCINE ALFREDO”), E DELLA SUA TRADIZIONE FAMILIARE PRESSO IL RISTORANTE “IL VERO ALFREDO” (“ALFREDO DI ROMA”) IN PIAZZA AUGUSTO IMPERATORE A ROMA

    Con riferimento al Vostro articolo ho il piacere di raccontarVi la storia di mio nonno Alfredo Di Lelio, inventore delle note “fettuccine all’Alfredo” (“Fettuccine Alfredo”).
    Alfredo Di Lelio, nato nel settembre del 1883 a Roma in Vicolo di Santa Maria in Trastevere, cominciò a lavorare fin da ragazzo nella piccola trattoria aperta da sua madre Angelina in Piazza Rosa, un piccolo slargo (scomparso intorno al 1910) che esisteva prima della costruzione della Galleria Colonna (ora Galleria Sordi).
    Il 1908 fu un anno indimenticabile per Alfredo Di Lelio: nacque, infatti, suo figlio Armando e videro contemporaneamente la luce in tale trattoria di Piazza Rosa le sue “fettuccine”, divenute poi famose in tutto il mondo. Questa trattoria è “the birthplace of fettuccine all’Alfredo”.
    Alfredo Di Lelio inventò le sue “fettuccine” per dare un ricostituente naturale, a base di burro e parmigiano, a sua moglie (e mia nonna) Ines, prostrata in seguito al parto del suo primogenito (mio padre Armando). Il piatto delle “fettuccine” fu un successo familiare prima ancora di diventare il piatto che rese noto e popolare Alfredo Di Lelio, personaggio con “i baffi all’Umberto” ed i calli alle mani a forza di mischiare le sue “fettuccine” davanti ai clienti sempre più numerosi.
    Nel 1914, a seguito della chiusura di detta trattoria per la scomparsa di Piazza Rosa dovuta alla costruzione della Galleria Colonna, Alfredo Di Lelio decise di trasferirsi in un locale in una via del centro di Roma, ove aprì il suo primo ristorante che gestì fino al 1943, per poi cedere l’attività a terzi estranei alla sua famiglia.
    Ma l’assenza dalla scena gastronomica di Alfredo Di Lelio fu del tutto transitoria. Infatti nel 1950 riprese il controllo della sua tradizione familiare ed aprì, insieme al figlio Armando, il ristorante “Il Vero Alfredo” (noto all’estero anche come “Alfredo di Roma”) in Piazza Augusto Imperatore n.30 (cfr. il sito web di Il Vero Alfredo).
    Con l’avvio del nuovo ristorante Alfredo Di Lelio ottenne un forte successo di pubblico e di clienti negli anni della “dolce vita”. Successo, che, tuttora, richiama nel ristorante un flusso continuo di turisti da ogni parte del mondo per assaggiare le famose “fettuccine all’Alfredo” al doppio burro da me servite, con l’impegno di continuare nel tempo la tradizione familiare dei miei cari maestri, nonno Alfredo, mio padre Armando e mio fratello Alfredo. In particolare le fettuccine sono servite ai clienti con 2 “posate d’oro”: una forchetta ed un cucchiaio d’oro regalati nel 1927 ad Alfredo dai due noti attori americani M. Pickford e D. Fairbanks (in segno di gratitudine per l’ospitalità).
    Un aneddoto della vita di mio nonno. Alfredo fu un grande amico di Ettore Petrolini, che conobbe nei primi anni del 1900 in un incontro tra ragazzi del quartiere Trastevere (tra cui mio nonno) e ragazzi del Quartiere Monti (tra cui Petrolini). Fu proprio Petrolini che un giorno, già attore famoso, andando a trovare l’amico Alfredo, gli disse che lui era un “attore” della cucina romana nel mondo e gli consigliò di attaccare alle pareti del ristorante le sue foto con i noti personaggi soprattutto dello spettacolo, del cinema e della cultura in genere che erano ospiti di “Alfredo”. Anche questa è una bella tradizione di famiglia che continuo a rendere sempre viva con affetto ed entusiasmo.
    Desidero precisare che altri ristoranti “Alfredo” a Roma (come Alfredo alla scrofa o Alfredo’s gallery) non appartengono e sono fuori dal mio brand “Il Vero Alfredo – Alfredo di Roma”.
    Vi informo che il Ristorante “Il Vero Alfredo” è presente nell’Albo dei “Negozi Storici di Eccellenza – sezione Attività Storiche di Eccellenza” del Comune di Roma Capitale.
    Grata per la Vostra attenzione ed ospitalità nel Vostro interessante blog, cordiali saluti
    Ines Di Lelio

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