Ilaria Beraldi: una vita a cavallo di Zanzibar – da chef a moglie di un Masai

Nicole Tirabassi Pubblicato il

Dopo essere approdata a Zanzibar per intraprendere la carriera di Chef in un villaggio turistico, Ilaria, ragazza calabrese poco più che ventenne, è stata “rapita” dalla magia e la bellezza di quella terra. Ha così deciso di volerla conoscere più a fondo. Scoprire la parte autentica dell’isola l’ho portata a trovare anche l’amore.
Oggi, mamma di una bimba, è tornata in Italia, ma continua a dividersi tra il nostro paese e la Tanzania. Assieme ad un’altra autrice ha scritto “Sotto il cielo di Zanzibar“, libro ispirato alla sua esperienza lì.

1. Com’è iniziata la tua avventura da expat?

Approdai a Zanzibar, un’isola tropicale a sud dell’equatore, nel 2013, grazie al tour operator con la quale lavoravo.
Non ero mai stata in Africa, ma la possibilità di inseguire la carriera come Chef in una terra sconosciuta e lontana mi incuriosiva.

Volevo imparare a cucinare piatti da ogni parte del mondo perché questa è la mia passione e la mia professione.
Mi piaceva tantissimo lavorare in una cucina dove dalla finestra si vedeva l’oceano Indiano e la spiaggia bianca.

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2. Quanto tempo hai vissuto a Zanzibar?

Avrei dovuto fermarmi solo tre mesi, ma rimasi per amore di un guerriero Masai.
Furono gli anni più belli della mia vita perché grazie a questa esperienza venne fuori la mia vera anima. Cambiai il mio modo di pensare e di vedere le cose.

Prima mi sentivo in gabbia, mentre qui, a Zanzibar, ero finalmente libera: Libera da ogni vincolo imposto dalla società, Libera di vivere la vita senza essere giudicata.

3. Quali sono le contraddizioni (luci e ombre) di quella terra?

Zanzibar l’ho sempre definita l’isola delle contraddizioni.

Da un lato si presenta come il paradiso, dove si può vivere h 24 in infradito e costume.

Lo stile di vita che si trova su quest’isola è molto tranquillo, infatti si vive alla giornata “pole pole” (piano piano), rendendo le persone meno stressate.

Amo la solarità della gente che pur non avendo niente, ha il sorriso stampato sul viso. Dall’altro lato è un paese con carenza di istruzione e sanità. Esiste la corruzione e noi occidentali molte volte veniamo visti come “bancomat” e quindi presi di mira da polizia, istituzioni, oltre che dalla gente comune, che cercano in tutti i modi di spillarci soldi.

Molte volte ho riscontrato anche un pizzico di razzismo nei nostri confronti come, ad esempio, la disparità esagerata dei prezzi tra una persona occidentale e una persona locale.

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4. Quali sono i momenti più indimenticabili che hai vissuto lì?

I momenti indimenticabili li ho vissuti in savana.

La prima volta che andai dalla famiglia di mio marito partii con la speranza di poter conoscere la cultura Masai che mi aveva sempre affascinato e ammirare paesaggi mai visti.

Non mi sarei mai aspettata di trovare delle persone meravigliose che mi hanno accolto come una loro figlia e dei paesaggi che mi trasmettevano pace, tranquillità e voglia di scoprire sempre di più.

5. Cosa ti ha spinto poi a tornare in Italia?

Dopo due anni quella vita in Africa così spartana iniziò a starmi stretta e a farmi sentire bloccata. Ero riuscita a vivere come avevo sempre sognato, ma sentivo che qualcosa in me mancava. Volevo costruire una famiglia con il mio guerriero Masai, ma ero consapevole che in quella terra sarebbe stato difficile.

Trovare un lavoro più remunerativo di quello che avevo non era facile e, contemporaneamente, il mio fidanzato non avrebbe mai avuto sbocchi lavorativi lì. Poi, come dicevo prima, in previsione di un figlio, la sanità e l’istruzione locali non erano delle migliori.

6. Quali sono i vantaggi di vivere e avere figli all’interno di una coppia mista?

Portai mia figlia per la prima volta in Tanzania quando aveva 1 anno. Volevo iniziare a farle conoscere una realtà completamente diversa da quella in cui era nata. Io penso che un bambino nato in una coppia mista ha la fortuna di poter conoscere due culture diverse arricchendo il proprio bagaglio personale.

Ha anche il vantaggio di essere bilingue e molte volte trilingue. E crescerà sicuramente con la mente aperta essendo già abituato alla diversità.

7. Quali, invece, le sfide che devono affrontare genitori e figli?

Quando costruii una famiglia mista e diedi alla luce la mia bimba, ero consapevole delle difficoltà che avrei riscontrato dal punto di vista dei pregiudizi.

Purtroppo in Italia tante persone ancora non riescono a concepire l’unione di due persone di etnie diverse, a causa delle etichette imposte dalla società. Giudicano senza sapere niente della vita altrui.

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8. Tornando a Zanzibar e alla Tanzania, come potrebbero i turisti che li visitano godere del viaggio e, allo stesso tempo, rendersi utili verso la popolazione locale?

La popolazione locale vive di turismo quindi qualsiasi cosa si acquista è sempre un aiuto. Loro sono prevalentemente artigiani, famosi per intagliare il legno o dipingere quadri, mentre i Masai sono famosi per creare gioielli con le perline.

Esistono un’infinità di blog con consigli su come trascorrere le vacanze in questa terra ma quanti conoscono realmente l’isola in ogni sua sfaccettatura?

Beh, Io mi divido Tra Italia e Tanzania, da quasi 10 anni, vivendo nella savana, tra le foreste, e all’occorrenza nelle capanne fango tra la tribù Masai, il mare turchese e le spiagge bianche.

Zanzibar è consigliata sia per i viaggiatori all’avventura, turisti amanti del lusso o sportivi in cerca di attività come il kite surf, la pesca o lo snorkeling. Non è solo mare e spiagge paradisiache come si vedono dalle cartoline. È un mix di sapori, profumi, emozioni.

I sorrisi dei bambini che ti scaldano il cuore, i vecchi sulle loro biciclette sgangherate cariche di di frutta, le strade mal asfaltate che tagliano in due piantagioni di banane ed enormi alberi di mango, i vicoli di Stone Town dall’architettura arabeggiante, i modesti villaggi di pescatori, le scuole piene di bambini rumorosi.

In questa isola verde e rigogliosa popolata di scimmie, ci si potrà addentrare nella foresta, nelle piantagioni di spezie, dentro a mercati colorati e dagli odori forti, si potrà nuotare con delfini e tartarughe e, se uno è fortunato, potrebbe persino vedere le balene. I luoghi da scoprire sono tanti.

9. Quali cose, invece, dovrebbero evitare?

Ricordiamo che siamo in un paese prevalentemente di religione musulmana quindi dobbiamo rispettare gli usi e costumi. Mai addentrarsi nei villaggi o andare a visitare le scuole vicino alla spiaggia in costume.

Durante il Ramadan esistono delle restrizioni che vanno rispettate altrimenti diventa pericoloso girare per la città.
Poi una cosa che tengo particolarmente a sottolineare è come comportarsi con i bambini locali.

Molte volte li trovi in spiaggia a fare elemosina e, purtroppo, molti turisti donano loro dei soldi credendo di fare del bene. Ma non è cosi, perché in questo modo insegniamo loro che è meglio girovagare tutto il giorno in spiaggia a racimolare qualcosa, piuttosto che andare a scuola e darsi la possibilità di trovare un lavoro vero domani.

10. Come vedi la tua vita futura?

Ad oggi posso dire che sono diventata la donna che ho sempre sognato da bambina perché ho imparato ad amarmi, a bastarmi, e ad ascoltare quello che la mia mente e il mio corpo chiedono.

Quindi spero di continuare a far conoscere questa terra magica in futuro, e a trasmettere le belle emozioni che ho provato attraverso i miei canali social, condividendo spaccati di vita, foto di viaggio, curiosità e i miei consigli di viaggio.

Nicole Tirabassi

nicoleti83@gmail.com

Per lavoro vivo con e nel Web per aiutare altre professioniste a riprendersi tempo, libertà, sogni. Quando non esploro la Rete, probabilmente sto saziando la mia fame di conoscenza viaggiando nel mondo reale. Cerco sempre di trovare soluzioni per farlo in maniera sostenibile. Umorismo, meditazione e connessione umana sono alla base del mio rapporto con la vita. Di tutto questo, ormai, non potrei più fare a meno.

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