I Murales di Tor Marancia a Roma: significato e storia
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I murales di Tor Marancia sono ormai una pietra miliare all’interno dello street art romano, che ammetto d’amare un bel po’.
Nella capitale quasi ogni anno c’è una manifestazione artistica che accoglie artisti da tutto il mondo per trasformare alcuni quartieri o edifici, riqualificandoli con il valore eterno dell’arte.
Grazie al progetto Big City Life nel 2015, venti artisti da tutto il mondo, hanno realizzato 22 murales monumentali sulle facciate delle undici palazzine del comprensorio di via di Tor Marancia 63. Progetto ideato da 999Coontemporary, finanziato da Fondazione Roma e dal Campidoglio e patrocinato dall’VIII Municipio.
Per darvi un’idea di dove ci troviamo, siamo sulla Cristoforo Colombo, dall’altra parte della Garbatella, non il massimo da raggiungere con i mezzi pubblici, la fermata della metro più vicina è per l’appunto Garbatella, ma con i mezzi propri è davvero comodissimo.
Molti murales riprendono storie o racconti di persone che hanno davvero vissuto in quelle palazzine, dalla strada sono visibili solo pochi, quindi è necessario addentrarsi all’interno del complesso, sulla base di ogni dipinto ci sono indicazioni sull’autore e il titolo dell’opera.
Entrando nel complesso ce n’ è uno al quale sono molto legata dato il mio amore per l’Argentina, si intitola “il peso della storia” ritrae due lottatori uno argentino che porta sulle spalle quello italiano, rafforzando il grosso legame migratorio tra i due paesi, legame che ho potuto vivere in prima persona nel mio quarto viaggio in Argentina perchè sono stata ospite di una famiglia italiana emigrata a Boca all’inizio del novecento.
Il “Bambino Redentore” è un’opera molto dolce di Seth che parla proprio di un ragazzino che viveva in questa palazzina e che purtroppo è morto in un incidente, attraverso questo murales è come se avesse ancora la possibilità di vedere il suo futuro.
“Spettacolo Rinnovamento Maturità” questo bellissimo murale si Gaia, raffigura in via simbolica il significato e la storia di questo quartiere. L’arancia simboleggia per l’appunto Tor Marancia, la statua romana riprende quelle che si trovano allo stadio dei marmi e sta a simboleggiare un periodo storico molto preciso, ossia quello fascista, quando Mussolini evacuò tutta la gente che viveva a Borgo Pio per poter costruire via della Conciliazione come l’abbiamo ora e la “trasferì” a Tor Marancia, luogo allora ancora molto poco salubre e spesso soggetto ad inondazioni, da cui il simbolo del pesce ed infine i palazzi degli anni 50 come erano fatti all’inizio.
“Costellazione-Mano” del francese Philippe Baudelocque, intitolata “Elisabetta“, prende il nome proprio di Elisabetta Pedriacci, inquilina del secondo piano, e la sua mano si trasforma in una costellazione dove l’autore fa vibrare sogni e reale.
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“Veni,Vidi, Vinci” opera del duo francese Lek & Sowak, è una chiara citazione alla celebre frase di Giulio Cesare, ma il suo evidente errore, ossia Vinci invece di Vici è un omaggio a Leonardo da Vinci, ritenuto l’artista più grande di tutti i tempi.
“Hic Sunt Adamantes” di Diamond questo bellissimo murales in stile art decò cita “qui ci sono i diamanti” riferendosi al nome dell’autore e al brillare del murales al sole.
“Cascata di Parole” del tedesco Satone, è il caso di dire che in quel palazzo ci sia stata una discussione epica, o come diciamo a Napoli, una tarantella, due persone che da una finestra all’altra si sono litigati la qualunque e Santone ha immortalato questo momento con una cascata di colori.
“Distanza Uomo Natura” di Jerico, opera molto bella, a mio parere perchè ricorda qualcosa da tutti tanto amato come il Giudizio Universale di Michelangelo, ma in questo caso le due mani sono l’uomo e la Natura che si sfiorano e non si toccano mai.
“Io Sarò” ad opera dell’austriaco Van Helten, sono rimasta molto tempo ad osservare questo dipinto, non so bene cosa significhi per l’autore, a me faceva venire in mente i bambini dei quartieri popolari dopo la guerra, quelli che erano nati nella miseria più nera, ma che poi in alcuni casi hanno visto il loro destino cambiare.
“Alme Sol Invicutus” di Domenico Romeo, simboleggia il culto che avevano i romani per il sole, dio di speranza e di forza al tempo stesso, un’opera che vuole anche essere un augurio al quartiere per farlo rifiorire.
“Best Ever” UK in quest’opera molto sensuale l’artista vuole sottolineare l’amore multietnico che sta nascendo nelle borgate delle nostre città, un augurio per una sintesi perfetta ai comportamenti razzisti.
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