Elisa: chi non vorrei incontrare in viaggio !

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Cari amici viaggiatori in solitaria, questo post lo voglio dedicare a noi, che amiamo scoprire altre culture e rimaniamo affascinati dalla loro diversità. Non vi è mai capitato di sperare di non incontrare un certo tipo di persone durante i vostri viaggi? A me spesso. Anzi, in realtà sempre. Sapete da cosa deriva questa mia rabbai? Proprio dal fatto che la regola “paese che vai, usanze che trovi”alune persone sembrano non rispettarle mai, soprattutto quando sono in gruppo (ma in certi casi sarebbe meglio usare il termine branco). Ma cominciamo dall’inizio.

Tra nove giorni partirò per la Malesia in solitaria, un viaggio di tre settimane in cui metterò alla prova me stessa, le mie sicurezze e i miei limiti. Sono tanti anni che viaggio da sola, ma stavolta ho deciso di stravolgere le mie abitudini. Preferisco le grandi città alla natura e sono sempre partita sapendo già tutto l’itinerario alla perfezione e con i posti letto sempre decisi, stavolta invece no: solo alcune notti prenotate e in un luogo al di fuori di quella che è la mia “sicurezza interiore che riesco a trovare se sono vicino a un’area abitata”.

longhouse

La Malesia è un contrasto tra la modernità delle Petronas Towers di Kuala Lumpur e le Longhouse (case su palafitte in cui vivono le famiglie e alcune di loro ospitano gli stranieri) di Kuching, le chinatown e i quartieri indiani contro le giungle e le spiagge paradisiache.

La natura, questa sconosciuta: partiamo dal presupposto che sono terrorizzata dai ragni.

Oggi mentre mi mettevo d’accordo tramite mail con la proprietaria di una longhouse, ho letto sul sito la lista delle cose da mettere in valigia per affrontare i 3 giorni nella giungla: torcia, repellente per gli insetti, calze spesse (andranno bene quelle di Hello Kitty?), scarponcini alti per evitare le sanguisughe. SANGUISUGHE?! Cioè parliamo di come evitare vermi succhia sangue quando io sono quasi a livello di attacco di panico alla vista di un ragno?! Ely, fatti forza. Convinciti che le sanguisughe abbiano fatto fuori tutti i ragni della giungla, non puoi andare in Malesia e non dormire in una longhouse!

Comunque, la proprietaria mi ha confermato che la famiglia è disposta a ospitarmi per 2 notti ma se non ci sarà nessun altro a dividere la camera con me dovrò pagare una piccola quota aggiuntiva.

“Dividere la camera? Ok…ma non dovrò per forza incontrare un italiano vero? Sono in mezzo alla giungla!” E’ stato il pensiero che spontaneamente mi è passato per la testa.

templio giapponese

E questo perché nei vari viaggi che ho fatto nella mia vita, ho praticamente sempre trovato persone che non rispettavano le usanze locali e avevano atteggiamenti sconvenienti. Le peggiori tre tipologie che ho trovato?

1 – Il branco che deve segnare il territorio.

Consiste in un gruppo variabile di esemplari, indistintamente di sesso maschile o femminile, che si devono far notare e per farlo adottano varie modalità; le più gettonate sono senza dubbio gli schiamazzi, le suonerie dei cellulari nei luoghi di culto e l’enorme area che occupano pur essendo in pochi.

2 – Il branco molesto.

Succede il più delle volte quando gli esemplari, in genere maschi, vengono a contatto con troppo alcool. Un tipico esempio lo si può trovare all’Oktoberfest a Monaco: per i tedeschi è una festa in cui andare tutti insieme, (tantissime volte si vedono intere famiglie con nonni, genitori e bambini), per aluni, spesso anche  italiani è solo la scusa di andare a bere fino a stare male (“a fare le cimici capovolte che cercano di tornare dritte” dico io). Ma tra un litro di birra e l’altro basta il nulla per scatenare litigi. Mai vista una rissa tra tedeschi, sempre italiani…o inglesi.

oktober fest

3 – L’esemplare che salta le file.

Questa tipologia la si può trovare da solo o in gruppo e può essere di qualsiasi fascia d’età. In Giappone tutti fanno la fila: per i mezzi pubblici, alla cassa, per entrare nei templi. Anche se ci sono 2 metri tra una persona e l’altra, nessuno si mette in mezzo. In Italia in 2 metri di spazio ci starebbero un paio di famiglie, forse anche 3 se ci stringiamo un attimo. Non che i giapponesi si divertano ad aspettare ovviamente, ma se uno arriva prima, perché deve entrare dopo? Pensiero banale ma non così scontato.

Ho sempre definito “viaggiatore” chi di un Paese vuol conoscere le tradizioni e le rispetta perché non è a casa propria, mentre “turista” chi si accontenta del lato superficiale e pensa prima di tutto al proprio piacere personale, causa appunto, del non rispetto delle regole locali che seppur banali e scontate possono dare fastidio al prossimo. Eppure basterebbe osservare e ascoltare quello che ci accade intorno: le famiglie con i bambini passare un pomeriggio insieme in una birreria, il silenzio in un tempio, avere la tranquillità di sapere che puoi distrarti un attimo senza l’ansia che qualcuno ti voglia fregare.

“Buon senso e rispetto” le regole di ogni viaggio. Sennò preferisco i ragni e le sanguisughe.

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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