Cosa ho imparato dalla musica brasiliana
In Brasile la musica equivale a ballo, la musica serve per quello, no? per ballare, esprimersi, condividere, ogni stile di musica brasiliana è accompagnata da movimenti del corpo.
Anche se forse non sembra io ho studiato danza per tantissimi anni, per me è sempre stata una ricerca di perfezione, una maniera di forgiare il mio corpo e con questo anche il mio carattere, anche quando si trattava di tango.
In Brasile, prevalentemente quando si esce, si va ad ascoltare musica, possibilmente dal vivo, ma non sempre, ed ogni luogo, ogni terra, ogni carattere ha la sua musica.
Ci sono molti più stili, suoni e motivi in questo immenso paese, ma ora vi racconto i balli che ho vissuto io, quello che secondo me li differenzia e li rende unici.
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Samba:
noi in Europa quando parliamo di Brasile, parliamo di samba, belle ragazze mulatte che sculettano a ritmi talmente rapidi da ipnotizzare chi le guarda. Il samba è scritto per il carnevale o viceversa. Il carnevale in Brasile è una livella, un momento in cui sono tutti uguali o meglio, hanno tutti la stessa libertà di divertirsi, in cui possono gioire senza pensare al domani. Il carnevale di Rio è centrato sulla parata al sambodromo, scuole di ogni parte della città si preparano duramente per vincere. Ogni scuola fa ballare chiunque li supporti, anziani, bambini, stranieri, certo non nella parte della competizione, ma è un simbolo di affetto, di affiliazione direi, nel sambodromo si ostenta, non qualcosa che si ha, ma qualcosa che si sa fare. E’ pur vero che il samba è un ballo creato più per chi lo vede che per chi lo balla, non a caso iconograficamente lo balla una donna in tanga! Esiste anche il samba di coppia, con un ritmo molto più lento ed avvolgente, racchiude suoni e movimenti di danze di tutta l’America Latina, “una mescla” come il popolo brasiliano per l’appunto.
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Bossa Nova:
creata per amalgamarsi con le influenze jazz degli anni ’30, diventato super popolare con il tropicalismo. Il Bossa Nova ha il sound del buon umore, della domenica mattina al mare, è la colonna sonora per ogni attività piacevole. A prescindere dai testi ha un ritmo fluido, ti lascia ondeggiare e improvvisamente sorridere.
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Funky:
meglio noto come Funky di Favela, nella favela anche la musica è discriminata. Al di fuori della favela non si ascolta di un buon occhio, o meglio di buon orecchio. Ha ritmi duri, forti, alti, contrastanti, come i suoi testi, ovvero come la vita di chi la canta. Come ogni musica poplare racconta la vita di tutti i giorni, ai più i testi non piacciono, invece di soffermarsi sul fatto che forse dovrebbero essere le storie che raccontano a non piacere. Può sembrare un parallelismo stupido, ma mentre ero nella favela di Rocinha pensavo molto a Napoli, ai nostri quartieri popolari, che, devo ammettere non sono poi così tanto diversi. Anche a Napoli la musica neomelodica racconta le realtà della malavita, non tutta, ma spesso, anche noi abbiamo “o’ latitante non sa scorda a mamm”, con tanto di video annesso. Ogni gruppo sociale emarginato racconta la propria vita in musica, perché almeno la rende poetica. Non capisco molto i testi del funky brasiliano, ma non appena diventerò più spigliata con la lingua mi prometto di riascoltarli.
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Axe:
Africa e Brasile, altro binomio indissolubile. Nell’africa brasiliana c’è tanto dolore, strazio e nostalgia. Per quanto siano passati quasi un secolo e mezzo dall’abolizione della schiavitù, tutto quello che afro brasiliano viene visto spesso in modo ambivalente. Bahia è la zona più nera del Brasile, negli anni ’90 è esploso l’axé come fusioni del samba con il pop rock, reggae , funky, un ritmo che trascina ancora tutto il peso della schiavitù; reso famoso da Daniela Mercury, che ho avuto modo di ascoltare durante il carnevale di Salvador.
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Forrò:
ho scoperto questa musica a Jericoacoara, li la sera si balla forrò, spesso per strada, altre sere da Dona Amelia o altrove. All’inizio mi sono fermata ad osservare, osservare i musicisti, sempre con una fisarmonica e un tamburo africano e poi i ballerini. Nel Nord Est, tutti ballano il forrò, è un ballo di coppia, ma è un ballo libero. Ovviamente c’è un tempo, ma non ci sono figure, quello che fa la differenza è l’intesa tra la coppia. Il forrò si balla ad occhi chiusi, infatti quasi tutti i locali sono molto bui, la musica ha un volume più alto delle parole, ti prende da dentro, ti trascina a muoverti, in maniera sinuosa direi, con la tua coppia. Come se stesse raccontando una storia d’amore che dura il tempo di una canzone.
la citazione sul tropicalismo mi fa pensare che almeno un’occhiata al libro che ti ho consigliato l’hai data 🙂
nei mie viaggi brasiliani ho trovato molto popolari la MPB (musica popolare brasileira) a Sao Paulo, il roots & reggae brasilero soprattutto nel nord-este.
In Baia adesso credo sia più popolare Ivete Sangalo di Daniela Mercury, almeno tra le nuove generazioni.
Il forrò l’ho odiato, sopratutto per i livelli con cui lo suonano, anche se “di bar in bar, di mesa in mesa..bebendo cachaca tomando cerveja” non mi è ancora uscita dalle orecchie a distanza di anni 🙂
Ah sempre nel sud Baia (Porto Seguro) ho scoperto lo Zouk, che è originario della Martinica, ma è molto ballato , in modo sublime, dai brasiliani
Claudio come dicevo, ci sono mille altri stili di musica, io ho raccontato quelli che ho conosciuto io, gli altri non saprei proprio cosa dire.
A dire il vero il libro che mi hai consigliato nn l’ho letto,ma più che altro me lo sono dimenticato, nn è che mi ridai il titolo così me lo compro.