Come viaggiare da soli in Sudamerica: parliamo di atteggiamenti.

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Come Viaggiare da soli in Sudamerica

 

Viaggiare da soli in Sudamerica, o in compagnia credo sia una cosa abbastanza facile, ma bisogna adattare alcuni lati del nostro carattere allo stile di vita sudamericana. Per noi europei, organizzati, secondo i quali l’efficienza e la programmazione sono dei valori e dei segni di progresso, vivere in Sudamerica potrebbe essere difficile o come preferisco leggere le cose, potrebbe modulare alcuni nostri comuni atteggiamenti.

Viaggiare da soli in Sudamerica

 

  • Bisogna aver Pazienza:

se siete delle persone precise, che amate programmare tutto, questo non è il viaggio per voi. Il tempo in Sudamerica è un concetto relativo. I trasporti pubblici non hanno orari prefissati, partono quando si riempiono, o magari ritardano perché non sono pieni, quindi se arrivate alla stazione dei bus trafelati perché alle 20:00 sta partendo il vostro bus e alle 20:45 l’autista sta ancora gridando la destinazione per cerca passeggeri, rilassatevi: ahorita vamos!

Quando una biglietteria vi dice che sta per partire un trasporto, non siate fiscali, il tempo per andare al bar a comprare qualche snack lo trovate di sicuro. Può sembrare ironico o di poco conto, ma vi assicuro che dopo qualche settimana, questa gestione del tempo inizia a farsi sentire e l’unica costa che potrete fare è respirare e imparare ad assecondare il vostro carattere.

  • Gestione del controllo:

nella nostra cultura, avere tutto sotto controllo, prevedere, programmare gli inconvenienti, sono sintomo di maturità e di professionalità. In Sudamerica sono impossibili! Dovrete imparare a perdere il controllo o meglio essere coscienti che non potrete avere controllo pieno su quello che state per fare.

Le distanze in tutti gli stati sono enormi, i tempi secondo i quali pensate di raggiungere una città o un punto di interesse possono cambiare da un giorno all’altro. Se siete a Londra e dovete raggiungere un locale a 5km di distanza, orientativamente sapete quanto ci metterete, a prescindere dalle condizioni metereologiche. Se siete a Buenos Aires e piove mentre siete in un locale a ballare, è molto probabile che al momento d’uscire troviate metà della città con 40 cm di acqua e nessun taxi disposto ad riaccompagnarvi a casa (a me è successo).

Se siete in Norvegia e decidete di fare un giro dei fiordi in nave, leggendo la guida capite di quanto tempo avete bisogno ed è quasi sicuro che al momento della partenza tutto vada secondo i vostri piani. Se siete in Bolivia e avete deciso di andare verso il Lago Titicaca è possibile che sull’unica strada che esce da La Paz ci sia una manifestazione e che nessuno sappia quanto possa durare, questo significa che non potete in nessuno modo essere sicuri di quando raggiungerete la vostra destinazione. Cosa vuol dire tutto questo? Che bisogna prendere le cosa con più calma e con filosofia. In Sudamerica ci sono tantissime situazione che non si modificheranno sulla base di quanto siete disposti a spendere o del vostro status sociale. Imparerete la gestione del controllo o meglio, come comportarsi quando non lo avete! Mio padre mi dice da sempre “se c’è rimedio perché ti crucci e se non c’è rimedio, perchè ti crucci!” In tutti questi anni mi ha solo fatto irritare da morire, poi ci ho pensato su, proprio mentre ero in viaggio. Quando sei in viaggio da solo (o con qcn) e qualcosa indipendente dalla tua volontà avviene, hai solo due opzioni: arrabbiarti senza soluzione e rovinarti la vacanza o prenderla con filosofia, imparare a trovare un piano alternativo, leggere tra le righe del destino. Quando ero in Bolivia, sono rimasta una settimana bloccata a La Paz, perché tutte le strade erano bloccate dalla più grande manifestazione mai accaduta in Bolivia, ovviamente all’inizio mi giravano al quanto, ma poi ho capito che l’unica cosa che avrei potuto fare era capire come si vive a La Paz, a 3600 mslm; ho iniziato a prendere i trasporti pubblici, a girare in località che di solito i turisti non visitano, ad uscire con europei trasferiti lì, e devo dire che ora questa città è nel mio cuore. Sembra banale, ma vi assicuro che sono comportamenti che nella nostra vita di tutti i giorni non siamo abituati a mettere in pratica.

 

San Telmo – Buenos Aire
  • Gestione dello Status: “lei non sa chi sono io!”

Avete mai fatto caso a quali sono le prime domande che si fanno quando conosci una persona nuova in Europa? “come ti chiami? di cosa ti occupi?”

Ma è davvero così vero che siamo quello che facciamo? E quindi chi è uno che lavora in finance? uno stronzo che vuole arricchirsi sulla nostra pelle? direi di no! Per fortuna viaggiando, in modo particolare da soli, ci togliamo questa maschera.

Quando si viaggia da soli in un paese grande e vario come il Sudamerica, il lavoro che facciamo a casa, è difficilmente comprensibile dalla gente del luogo. E quindi? E quindi loro vogliono sono sapere chi siamo, non cosa facciamo! Molte persone che hanno successo nella vita lavorativa amano nascondersi dietro un titolo, per creare distanza o per crearsi una “posizione sociale”, ma quando questa posizione sociale viene meno, cosa hai da offrire a questo interlocutore? Viaggiare ti spoglia. Con uno zaino sulle spalle in un bus siamo tutti uguali! Verso qualsiasi interlocutore tu voglia rivolgerti, evidenziare il tuo status (sia esso sociale od economico) è solo disfunzionale. Se ti rivolgi ai locali, al popolo, alla massa, sottolineare le differenze tra il nostro mondo europeo e il loro, ti rende solo diverso e ti fa perdere la cosa più importante di un’esperienza sudamericana: essere coinvolto nella vita locale. Una delle cose che secondo me è più importante quando si viaggia in terre lontane, è capire come si vive, è diventare locali anche solo per qualche settimana. E per fare questo bisogna togliere, tornare indietro, disapprendere molte cose che siamo abituati a fare in Italia. D’altro canto, anche se di questo ne parlerò in un altro post, più ti differenzi dalla popolazione e più sei visto come un gringo da spennare e quindi è più pericoloso viaggiare da solo.

Quando incontriamo altri viaggiatori, non si parla mai di chi si è a casa, si parla di chi si è adesso! hic et nunc è l’unico che importa. “Dove sei stato? dove vai?” e se siamo fortunati “ci andiamo insieme?”  Questo significa che le persone ti troveranno interessanti o meno solo per quello che sei in quel momento. E non dite che sia lo stesso in Europa, perché nella maggior parte dei contesti in cui viviamo, il lavoro e dove abiti, sono le principali domande per scegliere se portare avanti una conversazione. Quindi l’esercizio è essere giudicati interessanti per quello che si pensa, e vi assicuro che ai giorni nostri non è così banale.

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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