Australia da solo, avventura pura

Francesca Di Pietro Pubblicato il

E’ sorprendente che il tramonto più bello che abbia visto in più di 8 mesi in Australia sia da una città e da una spiaggia che, a dire il vero, proprio belle non sono…

Ma e’ forse il giusto premio per essere arrivato sin qui, sulla Mindil Beach di Darwin. Però, ne ho fatta di strada! In tutti i sensi. Essere giunto sin qui non da turista, ma da viaggiatore, è una bella soddisfazione. Essere arrivato ieri, dopo un ultimo lungo tratto di viaggio durato la bellezza di 22 ore e 1.600 km su un autobus, con le soste notturne in sperdute stazioni di carburante con annesso motel in pieno Outback, mi ha dato il sapore dell’avventura. Andando ancora più indietro, le ore di bus diventano diverse decine, diverse notti passate sul sedile, poggiato con la testa sul vetro guardando il paesaggio buio che scorreva e ridendo da solo, come un matto, pensando a quello che stavo facendo, al sogno che stavo vivendo, alla destinazione che mi aspettava.

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Diverse migliaia i chilometri percorsi in questo ultimo mese di viaggio puro, zaino in spalla e via terra, vedendo quest’ultima cambiare sembianze sotto i miei piedi. In una carrellata di immagini, rivivo ora quella mattina in cui, dopo aver trascorso i primi 7 mesi tra studio e lavoro in Queensland, ho lasciato la villetta di legno della piccola Boonah per tornare a Brisbane, qualche ora alla stazione per poi saltare sull’autobus alla volta di quell’oasi “hippie” che è Byron Bay…e poi la frenetica e meravigliosa Sydney, la climaticamente volubile Melbourne e la capatina sulla spettacolare Great Ocean Road, un piccolo tradimento al bus in favore dell’aereo solo per andare nella selvaggia Tasmania non potendo fare altrimenti, e poi la parte forse più emozionante: alla stazione di Adelaide comprare un ticket hop on/hop off (insomma, un biglietto salta su/salta giù) e risalire da lì tutto il continente, passando per il paesaggio “desertico” di Coober Pedy fino ad Alice Springs…da qui gli spettacolari Uluru, Katatjuta, Kings Canyon, addormentarsi in sacco a pelo mentre il fuoco ancora illumina debolmente le sagome dei compagni di escursione, l’immenso Outback sempre uguale per centinaia di km, che si trasforma poi lentamente in paesaggio tropicale arrivando fin qui, nel cosiddetto Top End, in cima al Northern Territory.

australia da solo

Finalmente ho messo il punto, non potevo farlo prima perché queste avventure vanno dette tutte d’un fiato. Ma la mente vuole ricordarne altre, altre emozioni da esprimere, altre cose viste, altre storie…niente di speciale per i più, ma per chi sa osservare è un intero mondo: chi dimenticherà l’incontro con Sarah, che si ricarica di energia meditando sullo scoglio di Capo Byron Bay, o la ragazza tasmaniana (che bello dirlo, “tasmaniana”) che aspettava l’autobus alle dieci di sera a Hobart, che mentre vagavo cercando il porto attacca bottone chiedendomi simpaticamente se mi ero perso…e poi quel tale Steve che mi aiuta a trovare le opali scartate dalle miniere di Coober Pedy, il ragazzo spagnolo che incontro prima in Tasmania e ieri sera qui all’altro capo del continente per puro e incredibile caso, il proprietario dello sperduto pub di Barrow Creek in pieno Outback che mi invita a scrivere il mio nome sul muro come fanno tutti i suoi clienti di passaggio, e poi le urla notturne e incomprensibili degli aborigeni ad Alice Springs e in tutti gli altri paesini del Territorio del Nord. Che dire poi del distributore di…acqua potabile, sempre a Coober Pedy: inserisci 20 centesimi e prendi in mano la pompa, come dal benzinaio. E che simpatica immagine i sacchi della posta che l’autobus, percorrendo l’infinita strada che attraversa il nulla, lascia ogni giorno nelle baracche in lamiera ai lati delle strada, dove poi gli aborigeni che vivono nei remoti villaggi a chilometri di distanza verranno a ritirarli! Di nuovo ho dovuto interrompere il corso dei ricordi, altrimenti i pensieri mi sopraffanno… Tutte piccole avventure, forse banali, ma che per me vogliono dire tanto. Averle vissute e’ un bel dono.

Australia da solo

E’ una lunga storia questa che qui, dove l’oceano Pacifico e l’Indiano si confondono, trova una tappa fondamentale. Atterrare in Australia 8 mesi fa, partendo da un piccolo paesino del sud Italia per realizzare un sogno che avevo sin da bambino, da solo e con tutte le paure che derivano da un’avventura del genere, non è stato facile. Non tutto è stato perfetto, non tutto è andato come volevo. Non ho percorso le remote regioni dell’Outback per mesi, lavorando in qualche ranch, come sognavo. E non ho neanche vissuto in qualche capanna su una bianchissima spiaggia con vista oceano, servendo cocktails per guadagnarmi da vivere. Forse qualche anno fa sarebbe stato ancora possibile, ma adesso non è più così: questo Paese ha letteralmente subito un’invasione negli ultimi anni, dall’Asia, dal Sudamerica, dall’Europa. Tutti ragazzi come me, con la voglia di lavorare e viaggiare, di vivere un’avventura. Ciò significa che la concorrenza è spietata, trovare un lavoro non è più così facile, o meglio non è facile trovare il lavoro quando e dove vorresti tu. E così ho dovuto sopravvivere per qualche mese studiando inglese in una città che non mi piaceva, fatta di grattacieli di vetro e cemento, in cui la cosa più antica che vedevo erano le mie scarpe del 2011, per poi trovare lavoro in una “fabbrica” di ortaggi in un piccolo paesello del Queensland, a quasi 2 ore del mare. No, non è stata esattamente come la sognavo l’avventura in Australia. Ma è stata comunque una bellissima esperienza fatta di sfide, fallimenti, successi, noia, divertimento, fatica, scoperte, incontri. Tutto questo mi ha cambiato, mi ha reso più forte, migliore credo. E poi l’ultimo mese che mi sono concesso per vagabondare, durante il quale ho fatto cose che fino a qualche tempo fa mi sembravano impensabili.
E adesso qui a Darwin, la capitale del per me leggendario Territorio del Nord, ripensando a tutto questo su questa spiaggia, camminando sul bagnasciuga dove, incredibilmente, vedo specchiarsi le nuvole. E’ calda, caldissima l’acqua quando arriva a bagnare i miei piedi. Mai sentita un’acqua così calda. Mi chiedo perché le poche persone che vedo aspettare come me il tramonto non si buttano dentro. Poi mi torna in mente che queste acque sono piene di queste meduse qui arenate sulle quali sto inciampando ripetutamente, e soprattutto ci sono i simpatici coccodrilli di acqua salata, i più feroci. Cammino, mi fermo, guardo l’orizzonte avanti a me, mentre le insistenti onde dell’oceano producono un suono continuo: è diverso, è più frenetico l’oceano rispetto ai nostri mari interni, qui le onde si susseguono rapidamente e si infrangono senza alcuna sosta sul litorale.

E io che mi ripeto: “Ne hai fatta di strada”. Subito, quella sensazione che poche altre volte, in momenti speciali, ho provato. Pochi secondi, forse meno di cinque: la riconosco…e’ la felicità, la felicità pura, quella sensazione che esiste solo sotto forma di attimi. Una nave in lontananza accende le luci, diventando brillante all’orizzonte. Il cielo si fa di fuoco ora. E’ caldo il vento sulla mia faccia. Ma ho la pelle d’oca. “Ne hai fatta di strada”, continuo a ripetermi. In mente, non so perché, la canzone “I believe I can fly, I believe I can touch the sky…”, la canticchio quasi inconsapevolmente.

Mai dimenticherò questo tramonto dai mille colori, quest’aria calda, questa pelle d’oca, questa nave all’orizzonte. Questa avventura è finita, tra tutte le cose che mi ha lasciato, la più importante è la voglia e il coraggio di intraprenderne qualche altra al più presto. Ora so che non è poi così difficile. Anche se non tutto va come avevi sognato, vale comunque la pena. Saluto questo continente da questa città che mai avrei pensato di visitare, e al diavolo Bonolis e Laurenti, questo saluto stavolta è tutto mio: “Ciao Darwin!”…

Christian Mastrolorenzo

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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