5 Mesi nel Sud Est Asiatico per riscoprirsi: intervista a Claudia Moreschi
Claudia Moreschi, di Bergamo, alias Clamore, e da sempre si definisce “cittadina del mondo” perché in testa ho sempre un’unica cosa: partire. Nel 2014 molla il lavoro a tempo indeterminato per cambiare totalmente vita. Prima però si prende un periodo sabbatico di 5 mesi nel Sud Est Asiatico, per ritrovare il contatto con se stessa. Al ritorno scrive il suo libro Clamore in Asia e inizia la sua carriera come freelance diventando finalmente il capo di se stessa. Potete seguire i suoi viaggi su Travel Stories.
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Ricordi il momento in cui hai deciso di licenziarti? C’è stato un motivo scatenante?
Quel momento me lo ricordo benissimo! Ho avuto come un’illuminazione, all’improvviso. A un tratto tutto mi è parso semplice e chiaro: mi sono resa conto che non avevo davvero niente da perdere e che dovevo farlo: dovevo licenziarmi. L’insoddisfazione lavorativa, il desiderio di cambiare, la voglia di uscire da quelle quattro mura in cui mi sentivo come un canarino in gabbia … avevo raggiunto il limite e non potevo permettermi (più) di stare male per colpa del lavoro.
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In base a cosa hai scelto l’itinerario da intraprendere?
Quando ho deciso di partire non è stato affatto difficile scegliere per quale parte di mondo optare per il mio viaggio sabbatico: la destinazione non poteva non essere il Sud-est asiatico, la parte di mondo in cui la mia anima si sente più a casa. Dopo un paio di viaggi da quelle parti avevo una gran voglia di tornarci e dedicarmi con calma all’esplorazione dei paesi che non avevo ancora visto ma che mi attiravano fortemente. Un itinerario preciso non ce l’avevo, si è costruito naturalmente da sé strada facendo.
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Quanto e in che modo avevi organizzato il viaggio prima di partire?
Io non sono una gran programmatrice, preferisco di gran lunga vivere alla giornata, nella vita come nei viaggi. Prima di partire ho organizzato solo un itinerario di massima e solo per la prima parte del mio viaggio (Thailandia del nord e Laos del nord) lasciando il resto alle decisioni del momento.
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Ci racconti l’itinerario in breve?
Sono arrivata a Bangkok, dove mi sono fermata una settimana, quindi ho risalito la Thailandia del nord e dopo un mese sono entrata via terra in Laos, passando un mese nella parte settentrionale del paese; poi, sempre via terra, sono arrivata in Vietnam, che ho percorso lentamente da nord a sud fino a entrare via fiume in Cambogia; dalla Cambogia sono rientrata in Laos (per dedicarmi questa volta al sud del paese), sono tornata a Bangkok e da lì sono andata a sud, ad esplorare la zona di Krabi e le isole della costa occidentale e infine sono volata a Singapore, da cui sono rientrata in Italia. Il tutto in cinque mesi di viaggio.
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Quale posto è stato il più facile e quale il più difficile e perché?
Il posto più facile da esplorare è stata senza dubbio la Thailandia, perché le strade e i mezzi di trasporto sono molto buoni e organizzare gli spostamenti è davvero un gioco da ragazzi. Il più difficile (tra virgolette) è stato il Laos, dove al contrario le strade e gli spostamenti sono più complicati da gestire, soprattutto se si decide di uscire dai classici circuiti turistici (come spesso ho fatto). Il mio autostop e il mio viaggio sul cassone di un camion o i miei giorni a Muang Ngoi, dove si arriva solo in barca, resteranno per sempre nella top ten dei miei ricordi più memorabili.
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Cosa ti ha sorpreso di te stessa?
Mi ha sorpreso molto il mio sapermi adattare a ogni tipo di situazione, anche quando mi sono trovata a dormire in ostelli pessimi, a spostarmi stipata insieme a polli e bagagli su bus sgangherati o ad assistere a scene di vita toccanti: sapersi adattare e imparare a non lamentarsi (quanto meno non per le cose stupide) è una gran lezione di viaggio e di vita.
Un’altra cosa che mi ha piacevolmente sorpresa è stata la mia resistenza al viaggio in solitaria: nonostante non avessi mai viaggiato da sola per così a lungo, mi è capitato raramente di soffrire di solitudine o di malinconia (nostalgia del cibo italiano dopo cinque mesi quello sì). Questo viaggio mi ha permesso di scoprire il vero senso del viaggio in solitaria e di comprendere quanto sia un’esperienza formativa che arricchisce da tantissimi punti di vista.
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L’incontro che ti ha colpito di più
Sono stati tanti gli incontri che mi hanno colpita e che mi hanno regalato tanto. Nonostante quello che generalmente pensano le persone (“Viaggiare da soli è triste, non si può condividere con nessuno quello che si vive in viaggio!”), viaggiando da soli si ha la possibilità di fare incontri speciali e di instaurare un rapporto unico con le persone del posto. Uno dei miei incontri più speciali è stato quello con una bimba laotiana, figlia della proprietaria di un ristorante nelle 4.000 isole, dove ero ormai diventata habitué, che era così dolce da voler condividere i suoi pasti con me, o la squisita gentilezza dei singaporiani, o la mia visita a un tempio di Hanoi durante una cerimonia religiosa quando delle signore anziane mi hanno invitata al loro tavolo e facevano gara a riempirli il piatto di leccornie. Di incontri speciali ne ho avuti tantissimi!
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Un’attività o abitudine che ti sei portata a casa?
Tantissime! Tra le tante il mio bisogno di ritagliarmi dei momenti di silenzio per dedicarmi alla meditazione e alla riflessione (come facevo nei templi in Asia), ad attaccare bottone con tutti, scoprendo che parlare con gli sconosciuti è una cosa che mi piace tantissimo (tra l’altro viaggiare da soli aiuta tantissimo a superare la timidezza), una tazza di tè verde ad allietare ogni momento della giornata e a preferire sempre gli spostamenti con i mezzi locali e via terra.
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In che modo il viaggio ti ha aiutato ad avere le idee più chiare per il tuo lavoro futuro?
Quando sono partita dentro di me avevo già un’idea chiara di quello che volevo realizzare: riappropriarmi della mia libertà lavorando come freelancer. Il mio viaggio nel Sud-est asiatico mi ha regalato la giusta tranquillità e serenità che avevo perso nei mesi precedenti a causa dello stress e dell’insoddisfazione lavorativa e allo stesso tempo è stato molto utile per testare le mie capacità e far emergere punti deboli e punti di forza: il mio viaggio mi ha regalato un grande senso di fiducia, una grande forza e un grande ottimismo che mi hanno permesso di lanciarmi con determinazione nella mia nuova dimensione lavorativa: ora sono il capo di me stessa (ce l’ho fatta!). probabilmente se non avessi fatto questo mio viaggio non sarei riuscita a farcela.
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Il tuo prossimo viaggio sarà sempre verso est o ti senti pronta per altri orizzonti?
Dopo un’incursione a ovest e un ritorno a est, sto preparando una nuova grande avventura, che mi porterà di nuovo a est: sto infatti organizzando il mio viaggio in Transiberiana (uno dei miei più grandi sogni di viaggio da sempre) da San Pietroburgo a Vladivostok per poi raggiungere la Cina. Inutile dire che non vedo l’ora di partire e di raccontare.