3 Film che ti fanno venire voglia di viaggiare in Asia

Elisa Sanguanini Pubblicato il

Vi è mai capitato di guardare un film e aver voglia di partire per quei luoghi, di fare la valigia e andare a scoprirli con i vostri occhi? O di pensare quanto sia finzione e quanto realtà? Quali film vi fanno dire “voglio andarci assolutamente!”?
No, non rispondetemi che volete partire per Miami perché vi è piaciuto Scarface. E neanche che volete andare a Las Vegas come in Una notte da Leoni per essere “meditabondi” e “torreggianti”.

Chiaramente i miei film “voglio partire subito” sono tutti dedicati all’Asia, visto che (per chi ancora non lo abbia capito dai miei post) sono la Presidente dell’Associazione Kokeshi, che si occupa esclusivamente dei Paesi dell’Estremo Oriente.

Ho composto una classifica partendo dal basso,

Ecco i miei 3 film che mi fanno venire voglia di viaggiare in Asia:

3.

Al terzo posto della mia classifica personale si piazza “Hachiko il tuo migliore amico” di Lasse Hallstrom, con Richard Gere e Joan Hallen: una commovente storia d’affetto tra un cucciolo di cane di razza Akita e il suo padrone.

Nel Giappone degli anni ‘20 Hachi (che in giapponese significa Otto ed è considerato un numero fortunato) viene adottato da un professore universitario che ogni giorno fa il pendolare e ogni giorno, alla stessa ora, Hachi attende il suo padrone alla fermata del treno. Ma improvvisamente il padrone muore di infarto e Hachi non lo vede arrivare. Da allora, ogni giorno alla stessa ora, Hachi si mette alla fermata ad aspettare…

Uno dei finali più strappalacrime che abbia mai visto.

[box style=’success’]Ma lo sapevate che è una storia realmente accaduta? E lo sapevate che l’incrocio più famoso di Tokyo, quello di Shibuya, è il luogo in cui si trova la statua di Hachiko, divenuto emblema nazionale di lealtà e affetto al punto di celebrare l’otto marzo di ogni anno la cerimonia per ricordare la sua morte?[/box]

hachiko-shibuia Tokyo
La statua di hachiko a shibuia Tokyo

 2.

Al secondo posto rimaniamo sempre in Giappone con “Memorie di una Geisha, di Rob Marshall. Personalmente ritengo che il libro sia meglio del film, ma i costumi e le scenografie scelte sono spettacolari. Credo che sia stato da quel film che ho iniziato a desiderare di avere dei kimono e a rimanere affascinata dalla femminilità e rigore delle geisha. A proposito, consiglio quella pellicola proprio a chi crede che le geisha fossero delle prostitute o che non ha conoscenze del mondo nipponico, visto che nel film sono riprese varie teorie orientali: il continuo confronto con gli elementi della natura (“i suoi occhi sono acqua profonda”, “mia madre diceva sempre che mia sorella Satsu era come il legno: radicata nel terreno come un albero Sakura. Ma a me diceva che ero come l’acqua. L’acqua di scava la strada anche attraverso la pietra, e quando è intrappolata l’acqua si crea un nuovo varco.”), il fatto che tutte le donne della casa vengano chiamate “madre”, “zietta” “nonna” pur non essendo parenti.

[box style=’success’] Il luogo comune delle geisha = donne di strada nasce dal fatto che durante la Seconda Guerra Mondiale molte prostitute si vestissero come le geisha – entrambe portavano il kimono, ma le geisha erano aiutate a vestirsi e avevano il nodo sulla schiena, mentre le prostitute lo tenevano sul davanti per essere più comode.[/box]

E la scena del “non puoi considerarti una vera geisha, finchè non riuscirai a fermare un uomo per la strada con un solo sguardo” non è fantastica?

Il tempio di Fushimi Inari a Kyoto,
Il tempio di Fushimi Inari a Kyoto, dove sono state girate alcune scene del film.

 1.

Al primo posto un film che ogni volta che lo guardo mi trasmette sempre mille emozioni: “Mangia, prega, ama” di Ryan Murphy. Parliamo di India e Indonesia, di spiritualità e di ricerca di sé stessi.
Una donna ha una vita apparentemente perfetta: un marito, una casa ed una carriera in salita. Ma è insoddisfatta e comincia una lunga ricerca del suo io viaggiando per il mondo (prima in Italia, poi in India e infine a Bali) superando la propria zona di sicurezza..che guarda un po’: è la sfida che affronta chi decide di viaggiare da solo!

Questo film mi colpisce perché ritrovo periodi dei miei ultimi anni in varie parti del film come quando la protagonista scrive“..accettiamo di vivere nell’infelicità perché abbiamo paura dei cambiamenti, delle cose che vanno in frantumi, ma io ho guardato questo posto, il caos che ha sopportato, il modo in cui è stato adoperato, bruciato, saccheggiato, tornando poi ad essere sé stesso, e mi sono sentita rassicurata. Forse la mia vita non è stata così caotica, è il mondo che lo è, e la sola vera trappola è restare attaccati a ogni cosa. Le rovine sono un dono. La distruzione è la via per la trasformazione.”
Tanti di voi scommetto vorrebbero cambiare qualcosa della propria vita e provare a fare qualcosa che si desidera da tanto ma manca il coraggio. E allora vi lascio con un’altra frase di “Mangia, prega, ama”:
“se sei abbastanza coraggioso da lasciarti dietro tutto ciò che ti è famigliare e confortevole, e che può essere qualunque cosa, dalla tua casa ai vecchi rancori, e partire per un viaggio alla ricerca della verità, sia esteriore che interiore; se sei veramente intenzionato a considerare tutto quello che ti capita durante questo viaggio come un indizio; se accetti tutti quelli che incontri, strada facendo, come insegnanti; e se sei preparato soprattutto ad accettare alcune realtà di te stesso veramente scomode, allora la verità non ti sarà preclusa”.

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..buona visione!

Pubblicitaria, professoressa di grafica e fondatrice dell'Associazione Kokeshi, adora viaggiare e trova sempre la scusa di andare in Giappone o in qualche stato dell'Asia. Vorrebbe passare le giornate in kimono a mangiare sushi e pizza assieme alla sua anima a quattrozampe, che la segue ovunque (tranne quando ci sono da prendere gli aerei).

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