Giro della Lombardia in bicicletta senza soldi
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Maddalena Mariani, classe 1990, genovese d’origine e milanese d’adozione. Ho fatto della mia più grande passione (la scrittura) un lavoro, e dal 2015 sono diventata una vera e propria “nomade digitale”: giro il mondo con il mio pc, occupandomi di copywriting, project management, social media marketing e, naturalmente, scrittura di viaggio. Rigorosamente in solitaria!
1. Per te è vero che per “viaggiare” non bisogna andare lontano?
Assolutamente sì. Capisco che quando si hanno solo un paio di settimane l’anno per viaggiare (quando va bene) viene voglia di regalarsi una vacanza esotica, in posti lontani. Ma quando si è più liberi o quando si ha scarsa disponibilità economica, una meta vicina potrebbe essere la soluzione perfetta. Spesso visitiamo Cina, Sud America o Australia ma non sappiamo quante meraviglie abbiamo sotto casa. E, dato che viviamo in Italia, questo è un grandissimo peccato.
2. Che cosa è che fa il viaggio?
Bella domanda. Direi che si tratta di una serie di fattori: lo stato emotivo con cui si viaggia ed i motivi che ci spingono a partire giocano un ruolo importante, ma credo che la componente umana sia decisiva. Se penso ai miei viaggi, i più belli sono stati quelli pieni di incontri inaspettati, imprevisti e cambi di programma. Il viaggio che racconto il Nemmeno Troppo Lontano è stato, tra tutti, quello che mi ha riservato il più alto numero di sorprese!
3. Come mai il giro della Lombardia in bici?
Ne uscivo da una piccola, ma intensa storia d’amore, ero a pezzi e senza un soldo in tasca. Il lavoro non stava andando bene, i risparmi erano finiti da un po’ ed io mi sentivo piuttosto infelice. Era autunno, ottobre per l’esattezza, e a Milano (come un po’ ovunque al nord) il tempo era davvero terribile. Una mattina mi sono svegliata ed ho pensato “Se non faccio qualcosa di sconvolgente, qui finisce male”. Così ho rastrellato quel poco che avevo sul conto, ho comprato una bici di seconda mano e sono partita. Non avevo mai fatto un giro in bicicletta così lungo prima d’ora, e non avevo idea di cosa avrei fatto e di come lo avrei fatto. Ho aperto il portone, sono salita in sella e sono partita.
4. Ci racconti le tappe?
Il punto di partenza è stato Milano. L’idea (per niente ragionata) era quella di visitare tutti i borghi della Lombardia ma, dopo cinque minuti, mi sono accorta che non sarebbe stato possibile né per me né per i miei polmoni. Così ho limitato la scelta: le tappe sono state decise sulla base dell’ospitalità che sono riuscita a trovare, principalmente (quasi sempre città vere e proprie), e da lì mi spostavo alla ricerca di piccole perle. Il percorso è stato: Milano, Castiglione Olona, Varese, Santa Caterina del Sasso (Leggiuno), Brenta, San Fermo della Battaglia, Cernobbio, Como, Torno, Lecco, Curno, Bergamo, Abbazia, Iseo, Brescia, Salò, Desenzano del Garda, Sirmione, Castellaro Lagusello, Borghetto sul Mincio, Mantova, Sabbioneta, Cremona, Soncino, Lodi e Pavia.
5. Come hai fatto a viaggiare senza soldi?
Come ti dicevo, non avevo davvero altra possibilità. In tasca mi erano rimasti pochi euro (25 circa) e li ho portati con me, nascosti dentro ad un calzino, per far fronte ad un’eventuale emergenza. Il centro di tutto è stato Couchsurfing, ovvero la comunità di viaggiatori in cui puoi trovare persone disposte ad ospitarti. Ho trovato disponibilità per ogni notte e, con generosità, chi mi ha ospitato ha provveduto anche a darmi da mangiare (cena e colazione, più qualcosa da sgranocchiare durante il viaggio verso la tappa successiva). Non mi è mancato nulla ed ogni giorno è stato speciale.
6. Quindi anche viaggiando nel proprio paese si può essere visti come pellegrini?
Direi di sì, ed è una sensazione molto strana. Io vivo a Milano da pochi anni (sono di Genova) e non avevo mai visitato la Lombardia. Non sapevo bene dove stavo andando e cosa avrei trovato una volta arrivata, per cui l’effetto sorpresa c’è stato ugualmente. E poi non importa dove ti trovi, importa il modo in cui ti poni con le persone che incontri e nei confronti del viaggio stesso. Avrei potuto trovarmi in Cina, per me sarebbe stata la stessa cosa.
7. Hai scritto un libro sul viaggio perchè ?
Si ho scritto un libro che si chiama: Nemmeno Troppo Lontano: il giro della Lombardia in bicicletta, in solitaria e senza soldi. Perché era un mio grande sogno (quello di scrivere un libro) e non avrei potuto trovare occasione migliore per realizzarlo. Qualunque siano i risultati di questo primo esperimento, continuerò a scrivere libri di viaggio umoristici perché mi fa stare bene, mi diverte e regala ancora più importanza ai miei viaggi. Non sono tagliata per fare la travel blogger, mi annoia, non sono abbastanza “social”, insomma non è proprio la mia strada! Diventare una scrittrice di viaggio invece è la mia aspirazione da sempre. Speriamo che questo sia il primo passo per realizzarla!
8. Cosa hai imparato da questo viaggio?
Prima di tutto che la paura paralizza e poi, lentamente, uccide. Non bisogna essere sprovveduti ma nemmeno negarsi delle possibilità perché spaventati. Io avevo paura di così tante cose, prima di partire, che ricordarmele tutte era impossibile! Così ho iniziato a pedalare e mi sono goduta il viaggio. Poi ho avuto grandi dimostrazioni di solidarietà, generosità e amicizia, sia da chi mi ha ospitata sia da personaggi incontrati lungo la strada. E, naturalmente, che “se vuoi, puoi”.
9. La cosa più difficile?
Non me ne viene in mente nessuna. Anche quando mi sono trovata in seria difficoltà, l’adrenalina e la forte motivazione mi hanno permesso di superare ogni ostacolo con grande positività.
10. Prossimi progetti?
Sogno un lungo viaggio on the road negli States, sulle orme dei grandi scrittori di viaggio americani, ma temo che ancora per quest’anno dovrò rinunciare. Sto pensando ad un giro del mondo, sempre con partenza e ritorno a Milano, alla scoperta (mia) delle meraviglie del mondo. Chissà… le idee certo non mi mancano!
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