14 anni in giro per il mondo, passioni e risposte di una siciliana.

Francesca Di Pietro Pubblicato il

[box style=’info’] Sono Ameriga, ho 33 anni e sono cresciuta a Catania. A 18 anni ho spiccato il volo e ho iniziato a girare il mondo, un po’ per studio, un po’ per lavoro, e ho vissuto tra Tokyo, Yangon (Birmania), Londra, Bissau (Africa Occidentale), Santiago (Cile), Panama City, Miami, Manama (Golfo), Cabarete (Repubblica Dominicana) e Bahia Salinas (un villaggio ventoso nel nord del Costa Rica).
L’anno scorso, dopo 14 anni in giro, ho deciso di rientrare in Sicilia (per 8 mesi all’anno) per lanciare una attività mia- una scuola di kitesurf e un surf-shop online che potete trovare su www.trinacriakites.it .
Adesso vivo tra Catania e Pozzallo per 8 mesi, e negli altri 4 mesi viaggio con il mio fidanzato in cerca di vento e onde (entrambi facciamo sia kitesurf che surf). Non sopporto le temperature al di sotto dei 20 gradi, per cui da circa 3 anni i miei viaggi si limitano alle latitudine tropico del cancro – tropico del capricorno. [/box]

1. Ho visto il tuo curriculum di viaggio è sbalorditivo, sembra che tu sia una vera nomade, quale è il segreto di tanto vagare?

Il segreto di tanto vagare è che semplicemente per tanti anni è stata la mia priorità, quindi ho costruito la mia vita attorno alla possibilità di vedere il mondo. Fai conto che il mio sogno da bambina era di vivere in tutti i continenti, all’inizio ho dovuto impegnarmi per iniziare a muovermi (richiedere borse di studio, inventarmi tirocini etc.) ma una volta che inneschi il meccanismo… continui a muoverti per inertia e diventa quasi difficile riuscire a tornare!
in giro per il mondo
Per cui all’università ho deciso di studiare lingue orientali, ho preso un paio di borse di studio e ogni volta che facevo un viaggio in Asia approfittavo anche dello scalo dell’aereo: ad esempio, una delle volte che sono andata a Tokyo il volo prevedeva uno scalo a Seul- cosi sono rimasta una settimana in Korea, la volta che dovevo andare in Birmania sono rimasta 4 giorni in Qatar dove facevo scalo (ma ne sarebbe bastato uno!) e così via. Poi una volta che mi sono laureata, visto che l’Asia l’avevo vista un po’ tutta, ho deciso di cambiare continente , e siccome avevo la sensazione che una volta arrivata in America Latina ci sarei rimasta un po’, ho deciso di passare all’Africa per vedere come si vive li.

2. Hai vissuto più di un anno a Tokyo, come è per un eruropeo ambientarsi ad una cultura così differente?

Il Giappone è un paese bellissimo da visitare, ma non altrettanto da vivere (a mio parere). Il problema principale è anzitutto che se vai per lavoro sei costretto a lavorare una quantità di ore insopportabile e a vivere una qualità di vita che non è il massimo (città ultra-affollate, smog, appartamenti minuscoli e carissimi etc.). Se vivi da espatriato è un conto, ma se vivi come un giapponese (in quel periodo stavo facendo le ricerche per la mia tesi in antropologia per cui vivevo con dei giapponesi) la pressione che senti è molto forte.

3. Io sono stata in Giappone ed è un paese bellissimo, ma le barriere comunicative a volte lo rendono impenetrabile, come hai fatto con la lingua, quali sono state le difficoltà più grandi?

Io ho studiato giapponese all’università per cui la lingua non è stato realmente un problema, il problema è che essendo una donna ti considerano sempre un po’ limitata… e poi la difficoltà ad avere delle amicizie profonde con i giapponesi che sono educatissimi, ma molto più distanti degli italiani.
14 anni in giro per il mondo

4. Credi che dopo un anno in Giappone sia realtmente possibile integrarsi nella comunità o si vive tra expat?

Se si vive tra expat (cosa che è facilissima nelle grandi città), probabilmente si vive meglio… comunque ci sono un sacco di giapponesi molto occidentalizzati in giro. Non vorrei generalizzare così in due righe, fai conto che ci ho fatto la tesi di laurea sulla vita delle donne occidentali in giappone!!|

5. Guinea Bissau, molte persone non saprebbero neanche indicala su una cartina, forse neanche io, cosa vuol dire veramente vivere li?

In realtà non lo sapevo neanche io dov’era! Ho fatto domanda per il servizio civile internazionale e l’ONG che mi ha preso aveva progetti in Tanzania, sulle montagne, in Angola, a Luanda (la capitale), e in Guinea Bissau a Bissau. La capitale di quest’ultimo paese sulla cartina sembrava sul mare, per cui ho deciso con questa stessa facilità con cui te lo racconto di farmi mandare li. Dimenticavo di dirti che il mare, assieme ai viaggi, è una passione che ho fin da piccola… tra l’altro la passione che ha deciso i miei spostamenti degli ultimi anni!
Comunque poi in realtà il mare a Bissau è grigio e paludoso!
La mia esperienza (e da qualche anno sto provando a scriverci un libro) è stata molto complessa. Anzitutto le condizioni in cui vivevo erano molto semplici: niente acqua a casa, luce solo fino alle 9 di sera, niente TV, niente divano in salotto, barre alle finestre tipo carcere, niente auto, internet a sprazzi…
Poi diarrea sulle due volte a settimana fissa, ho preso la dissenteria, la malaria…
Ma ho fatto anche delle bellissime amicizie, solo che anche qui è molto difficile relazionarsi coi local, alla fine purtroppo molti ti vedono come una banconota che cammina e cercano in continuazione di tirarti fuori qualcosa.
In compenso, il weekend ho iniziato a andare in Casamance- in Senegal- e a fare surf !
surf in giro per il mondo

6. Quali sono secondo te i pregiudizi più forti sul centro Africa e come si traducono nella realtà?

Il pregiudizio più diffuso è sul fatto che la gente sorrida sempre e sia felice… Loro sono abituati a vivere nelle condizioni in cui vivono (dopo qualche mese, anche io non ci facevo più caso alla diarrea!), e chiaramente quando vedono un bianco, questo gli tira fuori un sorriso perché li è pieno di missioni che portano volontari per un paio di settimane che vanno in giro a regalare caramelle ai bambini nei villaggi, a fare pozzi, etcetcetc.

7. Vivere, lavorare o anche solo viaggiare per una donna in Africa è davvero così pericoloso secondo te?

In Africa occidentale, per lo meno in Senegal, Gambia e Guinea Bissau, è assolutamente sicuro, suscitano molta curiosità e richieste di matrimonio, ma io mi sono sentita sempre molto protetta. Non so se si può dire lo stesso riguardo a altri posti della zona.
DCIM100GOPRO

8. Hai vissuto 4 anni in Cile, il tuo soggiorno più lungo, forse è il paese nel quale ti sei trovata meglio?

Sono arrivata in Cile subito dopo l’Africa e sono andata a vivere in un appartamento nuovo, con parquet, vista sui grattacieli, acqua potabile che usciva dai rubinetti non appena spingevi la levetta (venendo da Bissau, avevo dimenticato cosa significasse questo lusso!!) e ho iniziato a ricevere offerte di lavoro continuamente! Sono rimasta 4 anni perché in quel momento della mia vita Santiago era la città perfetta per me, e ho avuto un sacco di opportunità lavorative (ho iniziato a insegnare all’università e ho avuto pure un piccolo programma in TV per un anno!). Poi a un certo punto hanno iniziato a pesarmi la distanza dalla Sicilia (il Cile è letteralmente dall’altra parte del mondo), la lontananza di Santiago dal mare, e un po’ anche il classismo dei cileni. E così ho deciso 3 anni fa di ritornare in Sicilia. Volevo tornare per restarci ma ho ricevuto un’offerta di lavoro all’università a Panama, e chiaramente l’idea di vivere e lavorare così vicina al mare mi ha spinto a accettarla!

9. Hai realtmente vissuto in 4 continenti diversi, quali sono le differenze principali, a cosa deve essere preparata una persona che vuole vivere in ognuno di essi?

Guarda anche all’interno di questi continenti ci sono delle differenza abissali tra paese e paese. Parlare di Giappone e Birmania o di Cile e Costa Rica è come parlare di Germania e Italia!
In generale, ci vuole molta elasticità mentale, molta pazienza, molta curiosità. 
E poi dipende dalle fasi della vita.. I paesi dove sono stata erano i paesi dove volevo essere in quel momento preciso: Tokyo adesso sarebbe troppo caotica per me, ma a 22 anni mi faceva sentire al centro del mondo e al tempo stesso un puntino insignificante tra milioni di persone. Adesso posso vivere tranquillamente a Cabarete (una surf-town in Repubblica dominicana) o a Santa Maria del Focallo (il paesino sul mare vicino a Ispica dove lavoro) senza andare a tanti eventi mondani, ma passando il giorno a contatto con il mare e con i turisti che viaggiano per queste zone.
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10. Come è cambiato il tuo senso d’appartenenza negli anni? Ti senti ancora Italiana come quando sei partita? in cosa?

Mi sento ancora Siciliana! Tra l’altro in 14 anni in giro non ho perso neanche minimamente l’accento. Quando l’anno scorso ho deciso di tornare definitivamente, l’ho fatto perché penso che qui in Sicilia si viva benissimo, che la gente sia speciale, che ci siano un sacco di opportunità lavorative (anche se molta gente non ha idea del tesoro sul quale siamo seduti). Adesso ho una scuola di kitesurf, da quest’anno ho anche un surf shop (pure online!www.secretspot.surf) , e aiuto il mio ragazzo (di Bergamo) che ha un B&B a Santa Maria del Focallo. Lui vive in Sicilia da 7 anni e si è innamorato della nostra isola perché vede le stesse cose che vedo io. Sai, a volte la mattina capita che ci svegliamo e, invece di farci una doccia, andiamo a fare surf, oppure adesso che c’è vento praticamente tutti i giorni, invece di andarci a chiudere in una palestra che puzza di cloro, facciamo un’ora di kite nella spiaggia qua davanti…
Lavoriamo tantissimo, ma lavorare al mare lo fa pesare molto di meno! 🙂

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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