Alberto: 12 mesi in una missione nell’Amazzonia Colombiana

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Sono Alberto, ho 31 anni, ma dico di averne 21, sono di Pordenone, mi sono laureato in Progettazione e Gestione del Turismo Culturale ed ho la voglia di viaggiare nel sangue! Forse mi avete visto qualche mese fa da Licia Colò altrimenti questa è la mia pagina Facebook

 

  1. Nel cuore dell’Amazzonia per scrivere un libro sulle missioni, come funziona?

Funziona come nei sogni, per me sono semplicemente la distanza che ci separa dalla realtà, con tanta forza di volontà e spirito di sacrificio possiamo realizzarli!

In questo caso, dopo un primo viaggio in Colombia in visita ad un missionario mio compaesano che era lì da cinquant’anni, ho scritto il mio primo libro (Colombia. Viaggio, di vita), un diario di viaggio. In seguito a quest’opera sono stato contattato dall’Istituto Missionario per scrivere la loro storia nell’Amazzonia colombiana. Quindi sono partito per la giungla per 14 mesi, fra il 2013 ed il 2015!

  1. Premetto che io sono cattolica, le missioni per noi ora sono la una delle più alte visioni dell’amore cattolico, ma sappiamo che nella storia delle Americhe furono spesso atroci, quale è la verità oggi?

La verità ha sempre molteplici aspetti, credo che l’uomo per ora non abbia la facoltà di cogliere quella universale. Storicamente entrano in gioco molteplici punti di vista, la conquista delle Americhe è stata sia bellica che culturale, è un dato di fatto. Nell’aspetto religioso la grossa cesura è avvenuta con il Concilio Vaticano II, dal 1965, da quel momento l’idea di missione è stata rivoluzionata. Il fare missione che ho visto io per quasi due anni è un’opera umana commovente, coinvolge la società a 360°. Il missionario infatti, nei villaggi dispersi lungo gli affluenti del Rio delle Amazzoni, costruisce sì la chiesetta, ma dopo aver fatto l’ambulatorio e la scuola, credo basti dire questo. Poi la situazione varia da un posto all’altro, in ogni caso per me è stato esemplare e emotivamente very strong.

  1. Cosa significa stare nel cuore dell’Amazzonia colombiana? Quale è la quotidianità?

Significa entrare a contatto con l’ancestralità della natura, entrare finalmente a far parte dell’equilibrio cosmico, significa scoprire un sacco di piccoli segreti che faccio fatica a riassumere qui! Oltre all’aspetto idilliaco non mancano le difficoltà, soprattutto l’acqua e l’alimentazione in generale, il tuo apparato digerente rischia molto, io ne porto ancora le conseguenze. E poi le malattie infettive trasmesse dall’animale più letale al mondo, la zanzara, e la situazione sociale non semplice. Tutte cose che si superano con accortezza e senza paura.

amazzonia colombiana

  1. Quali sono state le prove più difficili che hai dovuto superare?

Sicuramente quelle di salute, ad esempio aver contratto la Dengue, una malattia infettiva simile alla malaria che però per fortuna ho preso in forma lieve. E poi la morte del missionario che ero andato a trovare e che era la mia guida nella stesura del libro, è morto mentre ero lì, però, dopo aver assorbito il tutto ne ho colto i significati anche positivi, ad esempio ho scoperto che in Amazzonia non ci ero andato solo per scrivere un libro ma anche per accompagnare negli ultimi mesi della sua vita una persona che l’aveva dedicata interamente agli altri. Lui se lo meritava e per me è stato un onore.

  1. Io sono stata due volte in Amazzonia, mai in quella colombiana, parlando con la gente mi dicevano che la piaga maggiore era l’uso eccessivo di alcol, che portava spesso a violenza familiare, incesti e pedofilia, hai riscontrato anche tu questo problema?

Purtroppo è uno dei problemi presenti anche lì, anche se in netta diminuzione rispetto agli anni passati. Nell’Amazzonia colombiana il grave problema era la produzione della coca che facendo guadagnare rapidamente chi era legato al sistema distruggeva tutte le logiche e le connessioni sociali. Almeno lì non la consumano (del resto il produttore sa che quel tipo di droga è composto da benzina, calce, cemento, acido solforico ed un altro acido, quindi ovviamente non se la spara nel cervello, mica è scemo), in ogni caso per fortuna anche questo fenomeno è in netta diminuzione e la situazione migliora.

myanmar da solo

  1. Quando hai dovuto lavorare in Asia quali sono state le differenze più grandi?

In Asia non ho propriamente lavorato, ho raccolto il materiale per il mio prossimo libro. Ho quindi visitato missioni, scuole, orfanotrofi, luoghi simbolo, per poi scriverli! Dovrei iniziare a breve, nel frattempo sto organizzando vari eventi che raccontano la mia esperienza!
Però posso dirti che fra il Sud America e certe parti di Asia che ho visitato, il Myanmar ed il Nord dell’India ad esempio, ci sono molte similitudini. Questo sia negli aspetti sociali che nelle difficoltà quotidiane. Una diversità però con il nostro mondo ‘occidentale’ è lampante ed appartiene ad entrambe le realtà che ho vissuto: chi ha di meno è colui che da di più e chi ha di meno materialmente è colui che è più felice nell’essenza.

  1. A quale parte di mondo pensi appartenga di più la tua anima e perché?

Una notte, su una capanna in mezzo alla foresta, ero da solo, e la natura primordiale mi ha fatto rendere conto che sono parte di essa. La storia è lunga e stranissima, ve la racconterò la prossima volta. Mi sono reso conto che non sono un elemento staccato da tutti gli altri, sono un tutt’uno con tutto. Mi sono reso conto che la mia anima non sta meglio in un emisfero e peggio in un altro, se sono equilibrato e felice sto bene dovunque e con chiunque, perché percepisco l’amore energetico che il mondo mi dona ogni istante. Sta a me saperlo vivere e condividere.

nepal in solitaria

  1. Mi hai detto che in totale hai scritto 3 libri ce ne parli?

Come vi accennavo, il primo è il mio diario di viaggio della prima esperienza in Colombia, si chiama “Colombia. Viaggio, di vita” e non si trova in vendita nei canali standard. Questo perché è acquistabile tramite offerta, il cui intero ricavato viene donato alle missioni in Colombia.

Il secondo è il libro e documento storico scritto per l’Istituto Missioni Consolata di Torino. E’ un’opera da 500 pagine con 100 libri di bibliografia che attualmente è in fase di stampa in Italia e di traduzione in Colombia.

Il terzo è quello che scriverò! Racconterà il mio viaggio, interiore ed esteriore, passando dall’America Latina all’Asia, dal Rio delle Amazzoni al monte Everest. Un viaggio nel quale ho scoperto che la felicità è presente ovunque, specialmente fra coloro che sono più in difficoltà. In questi viaggi ho scoperto alcuni piccoli segreti per riconoscerla, capirla e viverla, voglio svelarli e condividerli nel mio prossimo libro.

  1. Non partiresti mai senza…

L’entusiasmo, il coraggio, la forza di volontà, lo spirito di sacrificio.

(in realtà senza quelli nemmeno mi alzerei ogni mattino)

  1. L’incontro più forte

Quello con padre Bruno Del Piero, il missionario che aveva dedicato 50 anni della sua vita in missione fra gli ultimi. Una persona che a ottant’anni continuava ogni giorno a donare tutto se stesso agli altri, senza chiedere niente in cambio. Un esempio totale per me, un incontro che mi ha cambiato la vita.

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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