Vieri: in viaggio da solo in bicicletta da Milano a Bangkok

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Dunque … il mio nome è Vieri – “Come il calciatore?” (come mi hanno domandato anche in Laos!) Sì, ma di nome! – Cammelli. Sono classe 1983 e originario di Rho (Milano). Ho iniziato a viaggiare con una bicicletta pieghevole nell’estate del 2015 con un’esperienza di 2 mesi alle Cicladi (da lì il nome della pagina: BiCicladi). Dopo pochi mesi di rientro dall’avventura greca decisi di ripartire per un viaggio più impegnativo: Milano – Bangkok (attraverso Europa, Russia, Mongolia Cina e Sud-Est Asiatico), in 10 mesi, fu la prima parte; la seconda mi sta vedendo ritornare a casa ora da Hong Kong, sulla Via della Seta.

1. Come mai hai deciso di viaggiare usando una bici pieghevole?

L’idea nacque illo tempore con un tour operator italiano. La mia esperienza lavorativa è stata per molti anni, di fatto, nel settore turistico. Con alcuni amici si iniziò a pensare di creare una sorta di cicloturismo alternativo (in pieghevole, appunto). Il fatto è che io ovviamente non sapevo nulla di bici pieghevoli e soprattutto di che cosa significasse viaggiare con una di queste, e così scelsi di acquistarne una per i fatti miei e concedermi un viaggio in solitaria – una sorta di fuga momentanea da tutto, in un periodo della mia vita in cui avvertivo la necessità di cambiamenti – anche per testarne la fattibilità. I due mesi alle Cicladi (racchiusi in questo VIDEO) arrivarono così, e mi trovai davvero molto bene. Da allora si può dire che non mi sono mai fermato. Devo essere sincero: una pieghevole non è una bicicletta ideale per un lungo viaggio on the road solamente su due ruote (vi sono alcuni limiti di capacità, marce e dimensione delle ruote che condizionano le performances), ma è senza dubbio un “ibrido” grandioso. La libertà di scelta che ho sull’uso della bici o di ogni altro tipo di mezzo di terra (l’ho portata con me su treni, autobus, minivan, automobili, persino canoe!) è davvero totale e la facilità con cui posso passare da una modalità all’altra è meravigliosa. L’idea del cicloturismo in pieghevole è ancora lì, anche se in sostanza non è mai stata approfondita. Se non altro ad oggi avrei esperienza sufficiente per poterlo creare. In futuro, chissà!

2. Ci racconti la tua giornata tipo?

Si ricollega al discorso di prima, ossia all’intermodalità. Se decido di pedalare per spostarmi da un luogo all’altro, allora la giornata comincia molto presto e tendenzialmente mi vede in sella alla bicicletta tutto il giorno, fermandomi giusto per le soste di rito (pasti, riposo, fotografie) e la sera alla ricerca di un luogo dove dormire. Molto spesso, però, scelgo di spostarmi con altri mezzi (solitamente treni o autobus, talvolta anche per tratte molto lunghe) e pertanto le giornate – così come anche le nottate talvolta, come è stato in paesi estesi come Russia, Cina, Kazakistan e Iran – possono essere trascorse sopra una cuccetta e affacciato ad un finestrino. Oppure, ovviamente, in una nuova destinazione. Cerco di concedermi ciclicamente delle tratte in bicicletta – per godermi la bellezza del viaggiare in bicicletta appunto – alternandole con delle soste, anche di diversi giorni, in località che mi interessano o che mi colpiscono particolarmente. Quando mi fermo, così, le giornate scorrono via in maniera diversa, con lunghe pedalate o camminate in solitaria, oppure con amici conosciuti per strada, alla scoperta del luogo in cui mi trovo. Spesso e volentieri, dal momento che non mi documento mai prima, in maniera totalmente casuale; seguendo, quasi sempre, istinto e sensazioni.

3. Come intendi la lentezza?

Che domanda buffa … in effetti i miei amici mi prendono spesso in giro perché faccio sempre tutto lentamente. Quando cammino talvolta rasento quasi l’immobilità e più volte sono stato rimproverato per questo! Scherzi a parte, ho scelto di viaggiare in questo modo – come diversi altri viaggiatori del resto – per poter apprezzare di più ed in maniera più profonda i cambiamenti che avvengono, in quello che mi circonda ed al contempo anche in me. Ed imparare a gestirli. Gli alti e bassi sono costanti, quando si viaggia così a lungo ed in solitaria. Così come le problematiche ed i pensieri si concatenano spesso tra di loro, senza tregua. L’aver modo di andar lenti – e di prendersela lenta – diventa pertanto fondamentale per poter assimilare al meglio quello che accade. O, per lo meno, provare ad assimilare. Se non andassi lento probabilmente ne verrei travolto e mi sentirei troppo sballottato. E non è questo ciò che desideravo e desidero da un viaggio come quello per il quale sono partito.

4. Cosa è il lusso per te?

Il mio concetto di lusso è cambiato notevolmente nel corso degli ultimi anni. Quando rappresentavo per lavoro una famosa compagnia di crociera concepivo il lusso in un certo modo. Il più comune e ovvio forse. Oggi lusso è, per me, qualcosa di completamente diverso. Una doccia calda e ben funzionante è lusso, un dormitorio senza uomini cinesi di mezza età che scaracchiano e russano come dei tacchini è lusso, un ostello con cucina dove poter preparare un risotto è lusso, una bottiglia di vino locale degustata con nuovi amici è lusso. Il poter vivere una parte della mia vita in altri paesi è lusso, l’aver scelto di dedicare tempo e risparmi a fare quello che desideravo (ed aver avuto la fortuna di poterlo fare) è lusso. L’essere padrone del mio tempo – qui ed oggi – è lusso. Forse il più impagabile di tutti.

5. Quanto si spende a viaggiare in questo modo?

Torno al discorso dell’intermodalità. Se sono in bici, cucino da me e dormo in tenda o trovo ospitalità, i costi sono davvero scarsi. Meno di 5 euro al giorno mediamente, considerando sostanzialmente solo la spesa per i pasti cucinati. Se viaggio con mezzi di terra, dormo in ostello, mi concedo qualche visita in luoghi da non perdere ed una o due birre la sera … beh allora la forchetta si alza decisamente; tra i 20 ed i 30 euro al giorno, in base ai paesi in cui si sta viaggiando e considerando anche le spese più onerose (visti, riparazioni, schede telefoniche e varie). Spesso le persone mi domandano come faccio a sostenermi. Come tanti altri viaggiatori della mia età, semplicemente, ho lavorato molti anni e risparmiato qualcosa; invece di comprare un’auto o di accendere un mutuo, ho scelto di dedicare una parte dei miei risparmi ad un altro tipo di investimento. Qualche volta ancora incontro gente che non ci crede, oppure che non comprende i motivi di una tale scelta. Allora racconto loro – scherzando ovviamente, ma senza che loro riescano ad intenderlo dalla mia voce – che ho investito 100$ in Bitcoin, qualche anno fa, quando questi valevano 1$ l’uno e che ora attingo al tesoro che si è generato. “Aaaaah, ecco! Lo sapevo! Allora sei ricco!”, la loro risposta. “Da far schifo!”, ribatto entusiasta. Spiegazione finita. Loro finalmente “capiscono”, io evito di perdere tempo. Tutti felici e contenti.

6. Cosa è questo viaggio per te: una lunga pausa o un nuovo modo di intendere la vita?

Iniziò come una breve pausa da tutto (coi due mesi in Grecia appunto) e poi è continuato come una sorta di mix tra le due cose. La pausa – col piacere che avevo provato con quello che avevo aperto e soltanto abbozzato per due mesi – doveva inevitabilmente essere più lunga. Per quello ho scelto di ripartire, senza vincoli di tempo e distanza di sorta. Poi, col passare dei mesi, ho capito molte cose di me (o forse semplicemente mi sono posto domande diverse o in maniera diversa), e quello che poteva essere un viaggio senza ritorno ha visto invece un ritorno a casa imprevisto. I legami con famiglia ed amici si sono rivelati molto più importanti di quanto potessi credere. La ripartenza è avvenuta per poter “chiudere il cerchio” e non lasciare aperto un percorso che volevo continuare ancora per un po’. Ma è comunque verso casa che sto viaggiando, questa volta. Di certo, comunque, questa grande avventura mi ha permesso di concepire la vita in maniera molto diversa rispetto a prima. Mi serve davvero molto poco per star bene e, se vuoi, essere felice. L’idea di lavoro che avevo prima è notevolmente diversa da quella che ho ora. Non fraintendiamoci, non voglio vivere la mia vita in viaggio e nemmeno in una tenda in una foresta; un lavoro sarà utile e necessario trovarlo presto, ma sicuramente le mie pretese e le mie aspettative si sono modificate molto. Il bilanciamento tra il lavoro che farò e la voglia di continuare ad essere padrone del mio tempo – e, perché no, a viaggiare ancora – sarà la sfida più difficile ed avvincente che affronterò nei prossimi tempi. Staremo a vedere!

7. Il luogo più difficile dove hai viaggiato e perché?

Devo essere sincero, non ho mai fatto percorsi particolarmente difficili e/o pericolosi. Le tratte più lunghe in bicicletta le ho affrontate in Europa e Asia, ma senza attraversare la Siberia in inverno come il grande Dino Lanzaretti! Le difficoltà che posso aver incontrato – se davvero devo andare a cercarne alcune – sono quelle legate alle barriere linguistiche (comunque facilmente superabili quando si impara a dire “buon giorno”, “grazie” e ci si approccia con un sorriso), alla gestione del denaro contante, alle condizioni climatiche. La Mongolia e l’Armenia con -10°, ad esempio, non sono stati paesi particolarmente facili per questo … ma è proprio in condizioni come quelle che la bicicletta pieghevole diventa un’alleata imbattibile. Fa troppo freddo? Ci sono troppe montagne? Bene! La piego, la metto su un autobus, cerco un posto per dormire ed il problema è presto risolto. Poi il gioco ricomincia. Turkmenistan e Cambogia sono stati anche altri due paesi che mi hanno lasciato più sensazioni negative che positive, ma in gran parte anche per il morale con cui li ho affrontati ed alcune problematiche temporanee, probabilmente non del tutto imputabili a questi due paesi. E poi il Laos del Nord, con le sue montagne e i diluvi improvvisi, fu un avversario molto pugnace per me e la mia bicicletta … ma anche sorprendentemente favoloso!

8. Secondo te quale è il valore aggiunto di viaggiare in bicicletta?

La lentezza sicuramente. Il poter avvertire i cambiamenti chilometro dopo chilometro; nella strada, nei villaggi, nella terre e nelle persone. Il guadagnarsi la strada con il proprio sudore e la propria fatica. Tutti aspetti importanti che, messi insieme, danno un grande valore aggiunto a questo modo di viaggiare. Provate ad entrare in qualsiasi città o villaggio del mondo in sella ad una bici. Carichi, stanchi, sporchi e sudati. Difficilmente non incontrerete sguardi benevoli nei vostri confronti, e ospitalità (anche soltanto per una tazza di tè) ad ogni angolo. L’interazione con le genti è per me parte fondamentale del viaggiare – che sia in solitaria o meno – e quando lo si fa utilizzando una bicicletta come veicolo, tutto diventa più immediato, semplice e genuino.

9. Che allenamento serve?


Dirò forse una banalità, ma non serve alcun allenamento. Certo, essere minimamente in forma è un requisito importante, ma non è fondamentale. Ho conosciuto ciclo viaggiatori tutt’altro che “fit” e anche di 80 anni. Viaggi di questo tipo – così come tutti quelli che si protraggono a lungo nel tempo, indipendentemente dalla bicicletta – necessitano a mio parere soltanto di un fattore: la motivazione. Motivazione che spesso è figlia di scelte già effettuate. Le difficoltà arrivano comunque, e non è l’allenamento che le risolve. Fanno tutto, invece, la curiosità, la voglia di provarci e mettersi in gioco … e la motivazione. Seriamente, non credo serva altro.

10. Come scegli se usare la bici o i mezzi di trasporto?

Clima, distanze, strade, possibilità di alloggio e tempistiche da visto. Le variabili sono davvero tante. Il bello della pieghevole torna sempre a favore in questo mio modo di andare e di cambiare le carte in tavola costantemente. E poi la voglia. Ho iniziato a cannone ed ora, pian piano, sto diventando sempre più pigro. Trovo scuse ogni giorno per non pedalare! Probabilmente è anche per quello che sto pensando di finire – e chiudere il percorso di questo lungo e bizzarro viaggio – tornando laddove tutto è cominciato. In Grecia, sulle isole. A piegare la bicicletta su una spiaggia delle Cicladi, ed aspettare il tramonto sopra il Mar Egeo con una lattina di Mythos tra le mani. Che poi sai quante Mythos si possono comprare con 20 Bitcoin … ah ah ah!

Dal 2 al 11 Febbraio

Viaggio e Volontariato tra Cape Town e la Garden Route

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

Clicca qui per leggere i commenti