Mattia fa il cuoco da 5 anni in viaggio grazie al Working Holiday Visa

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Ciao, sono Mattia, un ventottenne di Varese che cinque anni fa ha deciso di abbandonare la routine e di provare a fare un esperienza in Australia con il Working Holiday Visa, non avevo mai viaggiato da solo prima di allora ed è stato un passo molto importante nella mia vita e che mi ha cambiato profondamente. L’ unica certezza che avevo era che molte persone mi hanno detto non avrei avuto nessun problema a trovare lavoro come cuoco (che ho sempre fatto anche in Italia). Dopo due anni in Australia ho continuato a viaggiare e lavorare da solo per un anno nel sud est asiatico e anche quasi due anni in Nuova Zealanda. Ho cercato di documentare tramite la fotografia I miei viaggi e se volete prendere spunto su posti da visitare potete dare in occhio alla mia pagina facebook https://www.facebook.com/MattiaMacchiAmateurPhotographer/

  1. Cosa ti ha spinto ad iniziare questo lungo viaggio?

Il motivo principale per il quale sono partito è stata sicuramente la voglia di “uscire” dalla routine quotidiana in Italia ed un lavoro che mi dava davvero poche soddisfazioni personali. Inoltre ho avuto tre persone in particolare che mi hanno messo il pallino in testa di partire: un mio collega che mi ha ripetuto per più di un anno: “Mattia che cosa ci fai qua? Se io avessi la tua età sarei già partito!” e due amiche che avevano già fatto un’esperienza all estero e mi hanno convinto che tutto sarebbe andato bene e che avrei dovuto credere di più in me stesso.

  1. Avevi delle paure prima di iniziare?

Sono sempre stato molto spaventato e titubante nel lasciare la routine e la cosiddetta “comfort zone” in cui vivevo in Italia, fino al momento della partenza non ne ero convinto e penso di aver comprato il biglietto di sola andata per l’Australia in un momento di “follia” temporanea, la paura più grande che ho avuto è stata quella della sconfitta di dover tornare in Italia ed ammettere di non avercela fatta o anche la paura di non trovare nessun amico e di sentirmi solo.

  1. Hai lavorato molto in Australia e in Nuova Zelanda, cosa hai imparato da questi paesi?

La mentalità in Nuova Zelanda ed Australia è molto diversa dall’Italia, credo che la cosa più importante che abbia imparato sia adattarsi al cambiamento .

Quando arrivi in un paese cosi’ lontano la prima cosa che noti sono le differenze nel campo lavorativo e nel campo socio culturale: in Italia siamo ossessionati dall avere un posto fisso perchè è difficile cambiare e trovare un nuovo posto di lavoro mentre in Nuova Zelanda ed Australia la gente va e viene, infatti io ho sempre cercato di lavorare per qualche mese, guadagnare abbastanza soldi per viaggiare e poi cercare un altro posto dove lavorare.

Un’altra cosa molto importante che ho imparato è l’accettare la multiculturietà di queste società: il razzismo è purtroppo presente ovunque,ma in questo angolo di mondo l’immigrazione è molto più presente e varia rispetto all’Italia e la gente è abituata ad interagire con persone di paesi e culture diverse.

  1. come è vivere in Nuova Zelanda? Ci sono davvero solo capre e mucche?

 No, la Nuova Zelanda non è solo capre e mucche, anzi! C’è davvero di tutto! Il paese di per sé è stupendo: basta fare pochi chilometri e puoi passare da spiagge incredibili con acqua cristallina a montagne mozzafiato con i ghiacciai più accessibili al mondo o incantevoli foreste ricche di flora e fauna. La cosa certa è che la natura la fa da padrona in Nuova Zealanda!

Per chi invece preferisce la vita in città Auckland è una metropoli da quasi un milione e mezzo di abitanti (mica pochi!).

  1. Che tipo di opportunità può dare ad un ragazzo?

Sono dell opinione che le opportunità vadano cercate, di certo non mancano in Nuova Zealanda! Ho conosciuto molte persone che sono arrivate e iniziando facendo lavori molto umili sono riusciti a scalare le gerarchie ed ora hanno posizioni di tutto rispetto e sono residenti permanenti.  La cosa più importante credo sia l’intraprendenza ed un minimo livello di inglese aiuta molto.

  1. Molte persone fanno il working holiday visa per poter avere i soldi per attraversare il Sud Est asiatico, anche per te è stato così?

All’inizio non lo avevo in programma, pensavo di stare uno o due anni in Australia e poi tornare a casa in Italia. Quando sono arrivato a Perth ho iniziato a conoscere altri ragazzi e ragazze da tutto il mondo che parlavano del sud est asiatico ed ho iniziato ad interessarmi, la certezza che avrei voluto vedere l’Asia è arrivata mentre lavoravo a Darwin che è a sole due ore di volo da Bali: volevo fare una settimana di ferie e tutti i miei colleghi mi hanno suggerito di andare lì. Mi sono innamorato dell’Indonesia e dopo quella settimana mi sono promesso che una volta lasciata l’Australia sarei tornato per esplorare anche altri paesi.

  1. In che modo questi anni di viaggio hanno cambiato la visione del tuo futuro o dei tuoi obiettivi?

 Una delle cose che mi ha insegnato viaggiare per così tanto tempo è che nonostante tu possa pianificare nei minimi dettagli ci sarà sempre qualche imprevisto che te li stravolge. Partendo da questo presupposto ho deciso di non giocarmi tutto su di un obiettivo e di avere più opzioni per il futuro, almeno se una delle opzioni non si concretizza hai sempre un piano B ! Direi che il cambiamento più grande è stato il prendere tutto con più leggerezza e pace d’animo.

  1. Come gestisci il rapporto con chi è a casa?

 Questa è probabilmente la parte più difficile del partire senza un biglietto di ritorno: gli affetti sono sicuramente la cosa più importante nella vita e l’essere lontano ti fa capire meglio chi conta davvero per te e chi no (e viceversa). Meno male che siamo nel 2018 e la tecnologia ci permette di essere sempre in contatto tramite Whatsapp, Facebook o Skype!

Chiamate, videochiamate, messaggi e audio vocali sono sicuramente una manna dal cielo per mantenere i rapporti con chi ti vuole bene.

  1. Come hai gestito il rapporto con le persone che restavano sulla strada?

In giro per il mondo ci sono davvero tanti viaggiatori e i legami che si formano tra persone che stanno vivendo la stessa esperienza è incredibile! Ci si conosce, si passano insieme giorni, settimane o mesi e poi uno dei due parte: nessun problema! Si rimane in contatto, ci si ritrova magari dopo sei mesi un un altro paese o addirittura continente e niente è cambiato.

Ho creato dei legami molto profondi con diverse persone mentre viaggiavo e nonostante con alcuni di loro non sia riuscito a rivedermi per anni ci sentiamo ancora di tanto in tanto e ci si aggiorna su come va la vita e dove ci si potrebbe reincontare in futuro.

  1. Cosa diresti ad un ventenne di oggi ?

Direi che da qualsiasi cosa, positiva o negativa che sia c’è sempre qualcosa da imparare. Se si impara qualcosa si progredisce e si migliora. Quando si è da soli non si è influenzati da nessuno e questo aiuta molto a conoscere meglio se stessi e quello che davvero vogliamo nella vita. Non lasciate che la paura vi privi di un esperienza!

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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