Viaggiare da sola in India per fotografarla

Francesca Di Pietro Pubblicato il

[box style=’info’] Sono Laura,una neolaureata in Architettura di 28 anni. Ho scoperto il fascino di viaggiare da sola da qualche anno. Dopo aver vissuto la sensazione di totale libertà di sceglierne i tempi, i modi ed anche i rischi non ho intenzione di abbandonare questo tipo di esperienza, non che non trovi interessante la condivisione, tutt’altro, ma talvolta avere dei compagni può essere limitante e frenare gli istinti.[/box]

1. Perché hai scelto di andare in India? Credi che ci sia bisogno di un particolare “stato” per scegliere di fare un viaggio da soli in India?

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Ho scelto di andare in India per cercare qualcosa di totalmente diverso da quello che ho sempre vissuto, per confrontarmi con i miei limiti, ma allo stesso tempo con elementi di grande fascino frutto solo di sogni e di letture. Fare un viaggio in India significa tante cose, è un paese complesso, molto diverso dal nostro, un paese molto forte in cui i contrasti sono netti, si vedono, li vivi, li percepisci fino in fondo e noi occidentali non siamo abituati a questa dimensione. Non credo che ci sia bisogno di un particolare stato per intraprendere un’esperienza simile ma piuttosto il desiderio di spogliarsi delle proprie “cose”, di scardinare la propria vita occidentale e rintracciare lo stato più primitivo che è in ognuno di noi quello che viene dalla terra, dalle piccole cose.

2. Come donna come ti sei trovata? Spesso si dice che gli uomini non abbiano molto rispetto delle straniere, lo hai riscontrato?

Come donna mi sono trovata bene, gli indiani sono delle persone incredibili a volte, ma altrettanto pressanti e invadenti delle altre, dipende da dove si finisce e da come ci si pone, facilmente l’essere gentili innesca degli “equivoci” ma non parlerei di mancanza di rispetto.

3. Cosa consiglieresti ad una donna che vuole andare in India da sola?

Non lo consiglierei a tutte. Sicuramente come primo viaggio sola potrebbe risultare traumatico, l’India è un miscuglio di sensazioni violente estremamente dure da una parte estremamente piacevoli da un’altra, per questo prima di avventurarsi in una terra così contraddittoria consiglierei la prima prova in solitaria altrove. Detto questo suggerirei tante letture e la visione di documentari. (Con il sari rosa di Sampat Pal è stata la mia illuminazione).

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4. Quale è stato il tuo itinerario e quale è che tipo di emozione legheresti ad ogni tappa.

Io sono atterrata a Delhi. Ho raggiunto Jaipur, Agra, Jhansi, Orchha, Khajuraho e Varanasi. Tutte queste città specialmente le prime due (un po’ meno Varanasi) vantano di un’architettura sorprendente, da architetto posso dire che raramente mi meraviglio di qualcosa ma varcare il portale del Taj Mahal dopo ore di fila all’alba sotto una battente pioggia tsunamica (era appena passato il ciclone nella regione dell’Orissa) è stata una delle sensazioni più belle della mia vita. Lo devo dire? Ho pianto si. 😉
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5.Come mai nei tuoi scatti cerchi sempre i bambini?

E’ vero, nei miei scatti cerco sempre i bambini, il motivo è molto semplice: penso che loro abbiano una visione del mondo più pulita e semplice della nostra e che la manifestino con altrettanta sincerità e spontaneità. Provate a corrompere un bambino..viaggiare_da_sola_in_india

6. Che differenza emotiva c’è tra il Rajastan e Varanasi?

La differenza emotiva tra il Rajastan e Varanasi è facilmente avvertibile perché gli scenari cambiano completamente e a Varanasi questi impattano molto di più la sensibilità del viaggiatore, ateo o credente che sia. Il Gange richiama i fedeli hinduisti di tutto il mondo ai riti di purificazione, proprio lì ho capito che se vuoi viaggiare bene in India non devi tentare di capirla, ma devi accettarla così come la trovi.

7. L’incontro che ti ha colpito di più?

L’incontro di 3 bambine in particolare. La prima a Jaipur, tornava da scuola sola, capelli corti e occhioni neri, una divisa composta, sandaletti infradito e un sorriso disarmante. La seconda al forte di Agra, dev’esser stata figlia di benestanti, non era sola ma con la sorellina e la madre vestite di tutto punto, forse era una gita fuori porta per loro. La terza al contrario vagava scalza e disorientata per la città. Le avrei rapite.

8. Al tuo ritorno credi che qualcosa dentro di te sia cambiato?

In me non è cambiato niente, possono assicurare amici e parenti che credevano di ritrovarmi santona o yogi ahahah. Credo di avere “l’India” come indole, una sorta di predisposizione naturale. Sicuramente un altro tipo di persona tornerebbe cambiata.
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9. L’India ti ha avvicinato di più ad una spiritualità individuale o alle persone?

lo non ho un credo specifico. Posso dire che sono una grande appassionata di religioni e in generale trovo in tutte grandi spunti di riflessione. L’India non mi ha insegnato a credere in qualcosa o ad essere seguace di qualcuno, ma ad ascoltare ad osservare e a fermare il tempo.

10. Cosa c’era di superfluo nel tuo zaino?

Il treppiedi. Non sono riuscita ad usarlo, non è permesso nei luoghi di culto. Per il resto nulla, sto imparando..

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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