Georigiana: quanto è difficile studiare e lavorare in Danimarca

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Mi chiamo Georgiana, ho 23 anni e attualmente studio marketing management alla Via University College e lavoro come country marketing manager per Trendhim a Horsens, in  Danimarca.

  1. Come mai hai scelto di trasferirti in Danimarca?

Quando avevo 17 anni circa, avevo scoperto che in alcuni paesi europei le università erano gratuite e in lingua inglese e mi sono detta che sarebbe fantastico prendere due piccioni con una fava, ossia viaggiare e continuare a studiare in lingua inglese. Ho scelto la Danimarca perché in seguito a tante ricerche ho scoperto che offriva tanti corsi di laurea in numerose discipline e sono stata conquistata dal loro metodo d’ insegnamento, orientato verso l’applicazione delle teorie imparate in classe. Posso dire che i due motivi principali per i quali ho preso la mia scelta sono stati, il metodo d’insegnamento e il fatto che l’istruzione è gratuita e in lingua inglese.

  1. Cosa pensavi della Danimarca prima d’andarci?

Solitamente sono molto curiosa e indago molto sul paese dove voglio andare, ma mi astengo dal farmi troppe idee basate su queste ricerche. Preferisco vivere in un paese prima di esprimere un pensiero ben preciso. Posso dire che avevo scoperto che era un paese tranquillo, con criminalità e corruzione quasi inesistenti e questo mi ha convinto a metterlo al primo posto nella mia lista, oltre alle informazioni raccolte riguardante le università.

  1. Cosa pensi adesso?

Dopo aver passato quasi un anno in questo paese, posso confermare che la criminalità e la corruzione quasi non esistono, ma questo dipende da città a città. Le città più popolate sono soggette ad avere un tasso di criminalità più alto. Io vivo a Horsens, una città abbastanza piccola, dove fino ad ora non ho mai avuto paura di camminare alle 3 di notte per strada. Non ho avuto modo di esplorare molto il paese ma da quello che ho potuto osservare fino ad ora, è un paese tranquillo e sicuro. Per quanto riguarda l’università, sono rimasta piacevolmente colpita e sorpresa. Sin dai primi giorni ho avuto l’impressione di essere tornata al liceo, in quanto l’approccio è molto simile a quello liceale, il rapporto insegnante -alunno è molto informale e i docenti sono molto aperti al dialogo e al confronto. Gli orari sono molto leggeri e concentrati nella prima parte della giornata, questo mi da la possibilità di lavorare e fare altre attività.

4. Come ti sei “mischiata” con i danesi?

Ancora non mi sono “mischiata” per bene, sto studiando in una classe internazionale e la maggior parte dei miei conoscenti sono altri studenti internazionali. Sto frequentando corsi di lingua danese e fino ad ora non ho imparato molto perché non ho con chi praticarlo.

  1. Quanto parlare o meno la lingua influisce in questo paese?

La maggior parte dei danesi parla fluentemente la lingua inglese, anche i più anziani e quindi non risulta molto difficile comunicare con loro. Per quanto riguarda la ricerca di un lavoro, viene richiesto il danese per qualsiasi occupazione che richiede un contatto diretto con il cliente. Per questa ragione la ricerca di un lavoro da parte di uno studente non è molto facile, e spesso ci si trova a fare lavori con orari poco flessibili. La maggior parte degli impieghi che si trovano solo con la conoscenza dell’inglese sono: pulizie negli uffici, negozi o scuole, consegna giornali e pubblicità, fabbrica, allevamenti di animali, magazzino. Io sono stata fortunata e ho trovato lavoro per Trendhim, ditta che assume personale con conoscenza della lingua inglese e della propria madrelingua. Io lavoro con il mercato italiano e sono il loro mediatore.

  1. Che cosa hai imparato su di te in questa esperienza?

In questi mesi sono cresciuta moltissimo, sono diventata indipendente, e molto più sicura di me stessa e delle mie capacità. A questa crescita non ha contribuito solo l’università ma anche il fatto di aver trovato lavoro nel mio ambito di studio e di riuscire a fare esperienza già da ora. Mi conosco meglio, ho scoperto che i limiti che mi ero posta in passato erano inutili e che posso fare molto di più e che ho le capacità necessarie.

  1. Che progetti hai per il futuro?

Cerco di vivere nel presente e di non pensare troppo al futuro, perché un po’ mi spaventa ma per il momento completerò i miei studi, viaggerò e cercherò di imparare sempre più cose e di esplorare. Non ho in mente un lavoro preciso che vorrei fare ma un lavoro che mi dia la possibilità di lavorare e viaggiare sarebbe l’ideale.

  1. Cosa ti manca dell’Italia?

Dell’Italia mi manca il cibo, e qui fatico a cucinare certe ricette per mancanza di ingredienti oppure perché la qualità degli ingredienti o il sapore non è ottima, ma mia mamma mi manda un pacco con prodotti ogni 2 mesi circa e questo mi aiuta moltissimo. Ovviamente mi mancano i miei familiari e i miei amici ma restiamo in contatto e comunichiamo quasi giornalmente. La cosa che mi manca di più è il sole, può sembrare assurdo ma qui il tempo è molto variabile e a volte cambia ogni mezz’ora. Durante una giornata primaverile potrebbe piovere, grandinare, esserci il sole, ovviamente il tutto accompagnato da vento forte. Il sole d’inverno quasi non si fa vedere e il giorno è molto corto, le ore di luce sono solo 8, dalle 8 del mattino fino alle 4/4.30 del pomeriggio.

  1. Cosa porteresti della Danimarca in Italia e viceversa

Nulla, penso che sono due paesi distinti, unici nel loro essere e secondo me ogni paese deve mantenere la propria originalità e unicità e sono perfetti così con i loro pregi e difetti.

Se qualcuno desidera contattarmi può farlo tramite la mia pagina facebook oppure il mio blog che ho aperto da poco proprio per aiutare giovani ragazzi che vogliono fare un’esperienza simile alla mia.

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Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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