Samuele si licenzia e gira il Sudamerica da solo: come ti cambia un viaggio così

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Sono Samuele Pagliero, ragazzo di 23 anni nato e cresciuto a Fossano, una cittadina in provincia di Cuneo. Amante della musica, del calcio e delle camminate in montagna una volta finite le scuole superiori ho subito iniziato a lavorare come tecnico elettrico presso una azienda vicino a casa, la quale mi ha permesso di effettuare i miei primi “viaggi” in solitaria inviandomi a installare macchinari da noi prodotti in giro per Europa e Asia.

1. Sei andato in Argentina a trovare un amico e hai deciso di licenziarti, come è successo?

Penso che questo faccia parte di un processo iniziato anni prima con i miei primi viaggi lavorativi; ogni volta che rientravo in Italia sentivo casa mia sempre più stretta e dopo i primi giorni pieni di  gioia nel rivedere la mia famiglia e i miei amici sentivo crescere dentro di me un senso di oppressione e la necessità sempre più insistente di fuggire dalla mentalità provinciale che si respira nella mia città. Il “colpo di grazia” penso me l’abbia dato questo viaggio che ho fatto a Cordoba per andare a trovare questo mio amico d’infanzia tornato in Argentina per studiare vicino a casa. Oltre ad innamorarmi della cultura di questo fantastico paese, sono stato colpito dall’accoglienza della sua famiglia che dal primo all’ultimo giorno mi ha trattato come un figlio adottivo nonostate i mille problemi di comunicazione che ci fossero tra noi; tutto ciò più il loro modo di affrontare la vita mi hanno fatto riflettere molto e, una volta tornato in Italia, ho capito che era il momento giusto per dare una svolta alla mia vita: rinunciare al tanto sognato “contratto indeterminato” per iniziare a esplorare il mondo da un punto di vista differente.

2. Cosa vedevi a livello di crescita personale in questo viaggio?

Inizialmente io concepivo questo più come una sfida che un viaggio, ma durante il tragitto aereo che da Milano mi ha portato in Costa Rica tutte le mie sicurezze svanivano pian piano e non sapevo quanto sarei durato solo lontano da casa. La scelta di effettuare questo viaggio in solitaria non è mai stata in discussione, volevo uscire dalla “comfort zone” per mettermi alla prova dall’altro parte del mondo cavandomela senza l’aiuto di nessuno, combattendo un pò di timidezza che mi ero sempre portato dietro e con la necessità di imparare lo spagnolo il più in fretta possibile anche a causa del mio inglese precario.

3. Come la strada ti ha suggerito il viaggio?

Avendo avuto circa un mesetto libero per prepararmi al viaggio un mezzo itinerario c’è l’avevo in testa, nonostante ciò anche se il percorso a grandi linee l’ho seguito i tempi che mi ero prefissato sono stati sforati di molto. Condividendo i miei pensieri con altri viaggiatori, penso che “l’errore” che fanno quasi tutti a inizio viaggio è quello di correre, spostarsi ogni 2 giorni, non riposarsi, non godersi quello che si sta vivendo in quel momento solo perchè nella testa ci si pone degli obiettivi e l’unica cosa che importa è raggiungere quel determinato paese in un arco di tempo preciso. Io credo che dopo un mesetto nel quale mi sentivo più stanco di quando lavoravo, ho capito che il mio corpo non poteva reggere quei ritmi e che non me lo stavo godendo pienamente. Col passsre del tempo ho imparato a non dare più importanza a quanti giorni ci si ferma in un determinato posto, se il motivo è la compagnia o semplicemnte il luogo in sè che ti fa sentire bene con te stesso tutte le altre prossime destinazioni possono aspettare.

4. So che come successe a me, anche tu sei stato colpito dal fatto che ci fossero pochissimi italiani a fare viaggi lunghi.

Questo è vero, in 8 mesi di viaggio credo di aver incontrato 5/6 italiani viaggiatori zaino in spalla, e comparando questi numeri con i nostri vicini francesi, con tedeschi, olandesi e moltri altri paesi fuori dall’Europa il numero è incredibilmente basso. Io credo che questo non dipenda come molti sostengano dai problemi economici presenti nel nostro paese, quello che penso è che la mentalità del viaggio zaino in spalla sia quasi nulla in Italia, o semplicemente vecchia e ricca dei soliti luoghi comuni: lasci un lavoro sicuro solo per andarti a fare un viaggio perchè non hai più voglia di lavorare, viaggi da solo perchè non hai trovato nessuno che ti accompagni, in solitaria ti annoierai o che gli ostelli sono sporchi, insicuri e viaggiare soli per il sudamerica sia troppo pericoloso; potrei elencarne molti altri che mi sono sentito dire prima e durante il viaggio, però penso che la gente che pensa queste cose purtoppo abbia ancora una mentalità troppo chiusa per smetterre di essere convinta che l’Italia sia il centro del mondo e che tutto quello che c’è fuori di conseguenza sia peggiore.

5. Cosa ti sta insegnando questa esperienza?

Io mi sento veramente cambiato dopo questi 8 mesi e penso che tutte le persone con le quali avevo un rapporto più intimo iniziino a rendersene conto; ho imparato a socializzare con qualsiasi persona che mi ritrovi davanti senza provare vergogna se sbaglio qualche parola in una lingua non mia o se non riesco a esprimermi come vorrei, ho imparato ad apprezzare ed incuriosirmi sempre più verso culture tanto diverse dalla nostra, che vivere senza avere una routine o un’agenda programmata ora per ora sia la cosa più bella che ci sia e che se il bus che stiamo aspettando arriva con 5 minuti di ritardo non muore nessuno, ma soprattutto ho capito che non voglio vivere con rimorsi per cose che non ho fatto avendo avuto l’opportunità di fare, come molte persone che ora mi dicono che se tornassero indietro avrebbero fatto anche loro un viaggio del genere ma ora tra famiglia e lavoro non se lo possono più permettere.

6. Hai già idee per la tua vita post ritorno?

Le idee per il post ritorno nonostante stia cercando di non pensarci troppo sono molte in questo momento; prima di tutto voglio godermi di nuovo a pieno la mia famiglia e i miei amici che dopo tanto tempo mi mancano molto, dopo di chè sto valutando l’idea di farmi 6 mesi o più in Australia lavorando e cercando di mettermi da parte più soldi possibile in modo da potermi organizzare qualche altra avventura e perfezionare il mio inglese. Per nuova avventura intendo un altro viaggio che però questa volta farei in maniera differete, magari a piedi o in bici grazie a tutti gli spunti e le informazioni “rubate” negli ostelli da gente che lo stava facendo, o magari provare un’esperienza lavorativa proprio quà in Sudamerica. Purtoppo o per fortuna ora non mi immagino tornare a vivere e lavorare a Fossano per tutta la vita, nonostante tutti i miei affetti più grandi quasi sicuramente rimarranno sempre li in questo momento la voglia di uscire dall’ordinario e confrontarmi con nuove realtà è molto più forte.

7. Pensi che un viagigo simile possa influire sul tuo prossimo lavoro?

Sono abbastanza sicuro su questo, nonostante il mio lavoro precedente mi abbia dato l’opportunità di viaggiare molto (forse nella maniera migliore per entrare nella cultura di un paese, ossia lavorandoci), vorrei cercarmi qualcosa di diverso e con più libertà rispetto ad un lavoro in un capannone e con orario non flessibile. Sono semprè più convinto che le lingue siano la chiave per trovare il lavoro che in questo momento desidero, internazionale, a contatto con persone, con libertà di iniziativa, di inventiva e perchè no con momenti all’aria aperta senza passare tutta la giornata chiuso nello stesso stanzino.

8.  Sono più i momenti in cui sei solo o in compagnia?

Questo dipende molto dal mio stato d’animo e da cosa sento di aver bisogno in determinate situazioni; sinceramente mi sento molto bene con me stesso e potrei stare 2/3 giorni da solo senza problemi o con la necessità di sfogarmi per forza con qualcuno, però durante una giornata normalmente se c’è da visitare qualcosa o fare del trekking mi piace farlo solo sfruttando ciò che mi circonda e prendendomi il mio tempo per pensare, mentre invece amo scambiare consigli di viaggio con altri viaggiatori, condividere un pasto, praticare la lingua che sto cercando di imparare o semplicemente uscire a bere qualcosa in compagnia.

9.  Quale paese ti è rimasto più nel cuore ad oggi?

Penso che questa scelta sia un pò influenzata dal fatto che ora sono sto rispondendo a queste domande dalla Patagonia, circondato da paesaggi mozzaffiato, però il paese che più sto apprezzando in questo momento è l’Argentina. Nonostante molti stati come il Perù, il Messico, la Costa Rica o la Colombia dal punto di vista paesaggistico siano completi e stupendi, mi sono innamorato dell’Argentina soprattutto per la sua gente e la sua cultura, amo la “onda” che si respira per strada, la gente sempre di buon umore che quando sente che sei italiano inizia a parlarti di famigliari italiani e di quanto gli piacerebbe visitare il nostro paese, mangiare asado e condividere un mate in gruppo, ma soprattutto amo come si godono la vita con cosi poco e molte volte con situazioni difficili alle spalle.

10. In cosa pensi che viaggiare da soli sia un valore aggiunto?

Viaggiare da solo mi ha “svegliato”, ti insegna a cavertela senza l’aiuto di nessuno in qualsiasi parte del mondo nonostante tu non sappia dire mezza parola nella lingua parlata, ti fa “sforzare” a conoscere nuove persone o fare cose che non credevi fossi in grado di fare, ti fa capire quali sono le persone veramente importanti per te, smettere di nasconderti o trovare scuse, ma soprattutto ti aumenta l’autostima ad un livello inimmaginabile.

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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