Roberto: la sua avventura dalla Colombia alla Svizzera per salvare il cane

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Mi chiamo Roberto, ho 28 anni e sono un ragazzo un po’ pazzo amante dell’avventura e della biodiversità. Mi sento come Steve Irwin.

 

  1. La tua è una storia di viaggio ma soprattutto d’amore ci racconti come hai incontrato negro?

Nel 2018 abitavo in Colombia, in un paesino di montagna di nome Santa Elena, vicino a Medellin. Per raggiungere a mia abitazione dovevo camminare per circa 30 minuti nel bosco, un bosco di soli pini.

Lì, nel bosco, feci il primo spiacevole incontro con Negro, un cagnone randagio nero come il carbone; dico spiacevole perché mi ringhiava e sembrava procinto di attaccarmi. I miei “amici” lo hanno allontano tirandogli delle pietre.

Nei giorni successivi si ripeté lo stesso episodio: quando mi capitava di dover passare dal bosco da solo e Negro mi bloccava il cammino, io tornavo a casa spaventato. E vi assicuro che non ho mai avuto paura di un cane.

  1. Come si è evoluto il vostro rapporto, da un cane ostile è diventato il tuo compagno fidato?

Ci sono stati giorni, nei quali non avevo alternative e dovevo per forza raggiungere da solo la fermata del bus attraversando il bosco. Decisi di affrontare la situazione alla “o la va o la spacca” e quindi mi portai del cibo per distrarlo e riuscire a passare. Il cibo era tanto perché lui era vorace e io avevo bisogno di tempo per potermi allontanare.

Da quel giorno ha iniziato a seguirmi fino a casa, mano a mano mostrandosi sempre meno aggressivo e quando mi allontanavo con il buso, al mio ritorno lo trovavo ad aspettarmi alla fermata. Non si è mai avvicinato, ma mi teneva d’occhio. Iniziai ad affezionarmi e mi faceva piacere trovarlo.

Un giorno finalmente riuscii ad avvicinarlo e lui si fece fare una carezza. Da allora è stato un susseguirsi di confidenze.

Ci sono tanti aneddoti che potrei raccontare, ma in sintesi da lì mi ha accompagnato ovunque e spesso dovevo fingere che fosse il mio cane, per proteggerlo. Nei ristoranti pensavano fosse un randagio, cosa che in effetti era, e per convincere i camerieri che era il mio cane mi toccava ordinare anche per lui.

Un giorno una macchina lo investì di proposito. Lo portai dal veterinario e presi la decisione di adottarlo definitivamente.

  1. Come è stato viaggiare in Colombia con il cane?

La mobilità con un cane in Colombia è difficile, innanzitutto perché sui bus urbani i cani non sono ammessi e sui pullman a lunga percorrenza devono stare in gabbia nella stiva bagagli. E in ogni caso bisogna dare una “mancia” all’autista.

In Colombia è molto diffuso il randagismo e spesso si incontrano branchi di cani selvatici che naturalmente difendono il loro territorio. Fortunatamente Negro aveva una grande esperienza e sapeva come evitare gli scontri. Credo che altri cani, con sole esperienze domestiche, avrebbero rischiato molto.

Ho dovuto risolvere il problema dell’accesso sui bus (in Colombia non esistono linee ferroviarie passeggeri) acquistando e poi portandomi a spalle una gabbia portatile “kennel”, adatta alle grosse dimensioni di Negro. Lascio immaginare cosa i colombiani potessero pensare di questo ragazzo che girava a piedi con un’enorme  gabbia vuota sulle spalle, uno zaino da viaggiatore intercontinentale, un trolley scassato trascinato con la mano sinistra e un grosso cane al guinzaglio nella destra: decisamente bizzarro per i Colombiani. A chi mi chiedeva a cosa servisse la gabbia rispondevo che stavo andando a catturare un giaguaro avvistato nella zona. Come cacciatore di giaguari mi sentivo poco credibile ma almeno sorridevano.

Ero dimagrito ben 12 kg portandomi in giro tutta quella roba, che inoltre dovevo sempre sorvegliare perché non me la rubassero.

Viaggiare con Negro in Colombia è stato faticoso ma bellissimo, perché lui oltre ad essere un compagno mai invadente, è un vero personaggio per i suoi comportamenti. È un cane leale, gentile e per niente “comprabile”, estremamente scaltro e ha la straordinaria sensibilità di saper distinguere le persone buone da quelle malvagie.

  1. Quando sei dovuto partire è iniziata una litania ce la racconti?

Le difficoltà sono state tantissime e non tutti sono stati corretti e onesti con me.

In sintesi, l’iter per riuscire a trasferire Negro in Europa è stato molto complesso, costoso e lungo. Mi era scaduto il visto di 6 mesi, ed avevo esaurito le mie risorse. Dovetti rientrare in Svizzera a lavorare e nel frattempo ho dovuto affidarlo a terzi dietro compenso economico. Pensavo che fosse la soluzione migliore per lui e le sue esigenze. Però le persone cui lo avevo affidato mi hanno ingannato ed estorto una montagna di soldi, raccontando un sacco di bugie sul fatto che dovevano affrontare spese impreviste.

Presi anche un volo per l’Ecuador, con l’intenzione di rientrare illegalmente in Colombia per andare a recuperarlo. Ma il primo tentativo fallì e dovetti tornare in Svizzera.

Sembrava una missione impossibile, come se avessi una possibilità su 100, ma non mi sono mai arreso e alla fine sono riuscito a riprenderlo e portarlo in una pensione molto seria, nella quale è rimasto per 3 mesi, in attesa dei documenti di viaggio per i quali è stata un’altra battaglia.

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  1. Come ti sei comportato con le persone che ti hanno estorto soldi, le hai denunciate?

No, non li ho denunciati. L’unica cosa importante era riuscire a portare Negro via da lì il prima possibile e non volevo perdere altro tempo.

  1. Come mai non riuscivi a portare Negro con te?

Innanzitutto perché era difficile avere i documenti necessari per l’espatrio in Europa. Inoltre perché il trasferimento aveva un costo che non potevo permettermi. Fortunatamente ho potuto contare sull’aiuto di molte persone, per la maggior parte sconosciute, che tramite una raccolta fondi, mi hanno consentito di raggiungere la somma necessaria.

  1. Finalmente Negro è con te, adesso come è la vostra vita?

Negro è finalmente cittadino Svizzero. Non ha ancora il diritto di voto ma chedo che non gli importi molto. La vita con Negro è perfetta, è il mio punto fermo. Io ho qualche difficoltà nelle relazioni sociali, sono un po’ insofferente nei confronti delle persone che mi “pressano”.  Negro, non essendo umano, non lo fa mai e quando sono giù di morale non tenta di risollevarmi, ma attende pazientemente che il mio umore migliori.

Pur in questo periodo difficile a causa della mancanza di lavoro e di questa maledetta pandemia, non posso lamentarmi, sto vivendo settimane positive dopo un periodo di sconforto e la compagnia di Negro è stata provvidenziale. È il mio badante. E io il suo.

  1. Perché secondo te questo cane è diventato così speciale per te?

Perché non mi giudica. Perché pur senza parole avverte quanto io gli voglia bene e perché ho qualcuno di cui occuparmi, che ricambia il mio amore incondizionatamente.

  1. Perché viaggiare con il cane è più bello?

Il viaggio per me è molto di più del relax, divertimento e della conoscenza, ne ho un bisogno “viscerale” quando sono giù di morale, una vera terapia: infatti da quando siamo arrivati in Europa, ci siamo mossi molto, soprattutto in cerca di lavoro. Non posso parlare degli altri cani perché ciascuno ha il suo carattere, però posso raccontare com’è viaggiare con Negro. Lui mi somiglia, è un esploratore, e credo che goda con me nel fare esperienze di viaggio. Ormai siamo una coppia inscindibile e anche nelle difficoltà e nei fallimenti ci sosteniamo a vicenda.

Viaggiare con Negro in treno è come non averlo. Passa anche ore accucciato ai miei piedi. In auto si diverte come un pazzo. Non riesco però a farlo smettere di abbaiare ai ciclisti. Questo astio nei confronti del velocipede si manifesta solo quando è in macchina. Ci vorrebbe uno psicologo canino per spiegarlo.

Ci sono però anche delle difficoltà che i proprietari di cani conoscono bene: non tutte le strutture accettano animali, alcune rifiutano quelli di grossa taglia e comunque bisogna pagare anche la tariffa per loro.

Ma una volta deciso che Negro fa parte della famiglia tutte le difficoltà si superano, anche a costo di qualche sacrificio.

Ci sono però anche dei vantaggi: i malintenzionati stanno alla larga e se lascio provvisoriamente i bagagli da qualche parte, Negro ora li custodisce gelosamente.

E infine, aspetto non secondario, la sua presenza aiuta “nell’acchiappo” J.

 

 

Negro è da poco titolare del profilo instagram: negroilcane sul quale potete trovare altre foto.

 

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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