Natalia: lavorare e vivere in giro per il mondo in 70 paesi visitati

Nicole Tirabassi Pubblicato il

Sono Natalìa, dopo la laurea in Architettura Sostenibile ho sentito fortissimo il bisogno di non immettermi in binari prestabiliti dalla società, per non dover lasciare tutto e sconvolgere la mia vita anni dopo.

Così dal 2011 ho iniziato a viaggiare e lavorare in giro per il mondo, finora ho esplorato 70 paesi.
A giugno 2022 ho lasciato l’Italia per realizzare il mio sogno: fare il giro del mondo in solitaria e ora mi trovo in Ecuador.
Sto documentando il mio viaggio attraverso i miei canali social (il nome “La Toupie” in francese significa “La Trottola”.)

Mi trovate su Instagram, Youtube, Tik Tok, Facebook o sul mio blog: latoupie.it 

1. Ti sei laureata in Architettura Sostenibile, credi che questa scelta abbia in sé anche un approccio mentale e di stile di vita? 

Viaggiare ti fa rendere conto quotidianamente come le piccole cose di ogni giorno abbiano un impatto enorme sul nostro pianeta, te lo sbatte proprio in faccia.

Sicuramente nella mia quotidianità cerco di avere molti accorgimenti, non solo a livello ecologico, ma anche di impatto del viaggiatore sulle popolazioni.

Nel mio piccolo cerco di viaggiare lentamente, supportare le popolazioni locali, conoscere e rispettare gli usi e le tradizioni, utilizzare mezzi pubblici, ecc… ma sicuramente ho ancora molto da imparare.

2. Hai fatto numerose esperienze inusuali di lavoro all’estero, erano tutte legate all’Architettura Sostenibile, vuoi raccontarcele?

Dopo la Laurea in Architettura mi sono resa conto che non facesse per me.

Pur amando la progettazione, purtroppo il lavoro d’ufficio, la pressione continua, le notti in bianco, la carenza di sbocchi professionali, ecc… hanno fatto sì che io cominciassi a cercare altro, fuori dalla mia piccola città e dall’Italia.

Così a fine 2011 ho iniziato a viaggiare e lavorare in giro per il mondo.

  • Ho inizialmente vissuto in Kenya, in un villaggio nella savana, per poter scrivere la mia Tesi di Laurea.
  • Successivamente sono partita per fare la ragazza alla pari in California: mi occupavo di un bimbo di 4 anni e di una bimba di 2 mesi.
  • 2012/2013 mi sono trasferita in Francia, a Tours come volontaria con il progetto SVE (che ora fa parte di Erasmus+) per l’associazione Compagnons Bâtisseurs: ci occupavamo di aiutare le famiglie che si trovano in situazioni precarie nella ristrutturazione delle loro case.
  • Nel 2014 sempre in Francia, a Bordeaux, in uno studio di architettura, con il Progetto Leonardo.
  • A settembre dello stesso anno, sono partita per la Cina, a Shanghai in uno studio di architettura, grazie ad un progetto della Regione Piemonte.
  • Da lì sono andata direttamente a Bali nel 2015, dove ho lavorato come ragazza alla pari con due bambini di 6 e 9 anni e mentre i bimbi erano a scuola lavoravo come architetta in studio.
  • Nel 2017 sono partita per il Canada con la Working Holiday Visa, lavorando come architetta per i primi mesi e successivamente in una gelateria.
  • Nel 2018 ho lavorato come architetta a Milano.
  • Nel 2019 ho come assistente turistica in un hotel in Tunisia.
  • La mia ultima occupazione fuori dall’Italia, prima di partire questo viaggio, è stata tra il 2020 e il 2022 a Lisbona, lavorando come Customer Care Representative.

Tra un progetto e l’altro, ogniqualvolta rientravo in Italia, lavoravo come cameriera (questo per chi dice che chi viaggia

non ha voglia di darsi da fare 😄).

3. A Giugno  2022 hai lasciato tutto per inseguire un tuo grande sogno come hai organizzato questa sfida?

Il progetto era di partire a inizio 2020, ma poi sappiamo tutti cos’è accaduto.
Nel 2022, la situazione si era un po’ “stabilizzata”, ma non tutti i confini erano aperti…ero molto indecisa, volevo aspettare il momento giusto.
Ma piano piano mi sono resa conto che il “momento giusto” non sarebbe mai arrivato e così mi sono buttata.
Non ho pianificato praticamente nulla, io che ho sempre pianificato OGNI ORA di ogni mio viaggio.
Ho solo preparato uno zaino (ancora troppo pieno, ma lo avrei capito dopo) e mi sono fissata un budget giornaliero di circa 20 euro.
Mi sono detta, “vediamo come va, se capisco che non fa per me torno a casa, che male c’è?”
E ancora oggi sono molto felice di questa decisione, non programmando nulla ho la piena libertà ogni giorno.
Quante volte mi è capitato di incontrare persone lungo il mio viaggio e cambiare completamente direzione, come quando ho deciso di fermarmi a Melbourne o di andare in Sri Lanka.
Oppure fermarmi settimane, mesi in paesi in cui credevo sarei passata velocemente, come ad esempio in Pakistan.

 4. Avevi delle paure specifiche o dei preconcetti prima di partire, come è stato il riscontro con la realtà?

Come dico sempre la mia unica paura è sempre stata (anche ora) quella di ritornare da un viaggio del genere.
Benché io sia abituata a vivere un po’ ovunque, questo è IL VIAGGIO: libertà totale, solitudine, incontri, difficoltà, cambiamenti continui, montagne russe di emozioni OGNI SINGOLO GIORNO, perciò temo che il rientro sarà complicato.
Non ho mai preconcetti verso i paesi che visito, ma devo ammettere che spesso il “giudizio” degli altri riguardo a determinati paesi ti può condizionare. Ma la mia esperienza fino ad ora è stata assolutamente positiva, soprattutto nei paesi un po’ più “complicati”.
Il mondo è abitato al 95% da persone fantastiche, mi hanno praticamente sempre aiutata, accolta, ospitata… con qualche accortezza certo, ma mi fido sempre del mio istinto.
Certo esiste quel 5% e anch’io ho vissuto situazioni non piacevolissime, non si puo’ negarlo.
Ma purtroppo possono accadere ovunque nel mondo…anche in Italia, rimanere nella propria bolla non serve a nulla.

5. Per il momento quale è stata la parte più difficile del giro del mondo?

Fisicamente e mentalmente l’attraversamento del confine Iran-Pakistan via terra.
Il governo ti obbliga ad avere una scorta per attraversare l’area del Baluchistan: sono solo 600km tra il confine e Quetta, ma servono circa 4/5 giorni in totale poiché ogni 20/30 km ci si deve fermare per compilare documenti, cambiare mezzo, cambiare la scorta…si va molto lentamente.
In città poi, questo accade ogni volta che si cambia “quartiere”.
Lungo il deserto al confine con l’Afghanistan, ho dormito alla stazione della polizia, sul tetto di una prigione…
Per quasi una settimana ho pianto dalla frustrazione e dalla felicità, mi sono arrabbiata, ho fatto amicizia, mi sono sentita impotente, in tensione quando i militari stavano con il kalashnikov puntato fuori dal pickup, ho cantato e chiacchierato con loro…un mix di emozioni indescrivibili.
Senza contare poi le 20 ore di bus per raggiungere la capitale Islamabad: unica straniera, ogni ora salivano dei militari e mi svegliavano puntandomi una torcia in faccia, per controllare che fossi ancora sul bus e non mi avessero rapita.
La prima volta che è successo ero terrorizzata perchè in dormiveglia, non capendo quello che dicevano, pensavo fossero loro a volermi rapire ahahahah.
Per me è stata veramente una bella prova, ma proprio per questo è stato anche il periodo più bello ed emozionante di questo viaggio, ogni volta che ne parlo mi viene la pelle d’oca.

 

6. Come ti sei organizzata con il lavoro in questo tempo, hai messo l’architettura in pausa o lavori mentre viaggi?

Ho capito che l’architettura non fa proprio per me e in questo viaggio non sto lavorando.🙂

7. Vedere i paesi che cambiando procedendo via terra è molto diverso dal raggiungerli via aereo, come hai sentito il cambiamento dall’Asia centrale al Sud Est Asiatico? Cosa ti ha colpito?

Purtroppo per questioni di tempo non ho potuto fare tutto tutto il viaggio via terra, ma sono molto fiera di averlo fatto per la maggior parte.
Viaggiare via terra, soprattutto nella prima parte tra Europa e Asia centrale, è stato incredibile.
Non vieni catapultato in un mondo nuovo come faresti volando, ma conosci e apprezzi chilometro per chilometro le similitudini che diventano piano piano differenze tra i popoli, attraverso una sfumatura continua di voci e risate, colori, suoni, paesaggi…incredibile.
Inoltre senti che ogni nuova frontiera è una sfida e una conquista, che te la sei guadagnata.
Utilizzando mezzi pubblici e non sempre aerei inoltre si entra necessariamente con la quotidianità e la realtà di un popolo, nel bene e nel male.

8. Cosa stai capendo di te in questi anni che ancora non avevi capito?

Viaggiare così tanto e in questo modo mi ha fatto capire che sto molto bene con me stessa e che amo stare da sola.
Anche se ogni giorno incontro tantissime persone e mi piace moltissimo stare in compagnia, chiacchierare, condividere la strada… ora so che non ho bisogno di farlo, ma lo scelgo.
Inoltre mi sono resa conto di essere forte e di essere capace di superare molte mie paure (o almeno di provarci).
Ho capito di essere molto più sensibile di quello che mostro, essere a contatto quotidiano con realtà non sempre facili, ti sbatte in faccia quanto siamo spesso impotenti e questo è sempre un pugno al cuore.
Infine ho imparato che non amo farmi mettere i piedi in testa, ma questo lo sapevo già ahahaha

9. Sei arrivata in Sudamerica da diversi mesi. Che differenza c’è, secondo te, tra il backpacking in Asia e qui?

Il Sud-est asiatico si sa, è la prima meta di chi vuole avventurarsi nel mondo dei backpackers o dei viaggi in solitaria.
Ora posso dire con certezza che è la destinazione migliore per iniziare: sicurissimo, economico, attrezzato per i backpackers, cibo fantastico, paesaggi meravigliosi.
Essendo il Sudamerica immenso, purtroppo non ho visitato moltissimo fino ad ora: Buenos Aires, qualche zona del Cile, Bolivia, Perù e ora appunto sono in Ecuador.
Detto onestamente, in alcune aree sono arrivata con in testa mille paranoie date dalle persone che incontravo in precedenza.
Sicuramente in alcune zone bisogna avere qualche accorgimento in più rispetto al SE asiatico, non si può negarlo, ma ne vale assolutamente la pena.
E poi come sempre non si può identificare un popolo con le azioni negative di pochi.
In questi 3 mesi qui c’è stato solo un piccolo episodio “negativo”, ma che avrei potuto tranquillamente evitare.
Tenete d’occhio le news, cercate di viaggiare di giorno quando attraversate i confini, utilizzate Uber &C. nelle grandi città… Ma non limitatevi, sono paesi meravigliosi.
D’altro canto, ho trovato più similitudini con le popolazioni latine chiaramente: l’allegria, i colori, la musica, i sorrisi, l’accoglienza…

 

10. Raccontaci i programmi futuri, se ne hai

Non sto più nella pelle perché da quando rientrerò inizierò a coordinare viaggi di gruppo con Tempo di Viaggi, un sogno!
Perciò se volete partire con me o semplicemente volete scoprire mete insolite, tenete d’occhio le mie storie su Instagram e la mia pagina sul sito di Tempo di Viaggi.
Inoltre finalmente avrò più tempo da dedicare alle richieste di itinerari di viaggio personalizzati che mi arrivano.
Se anche voi non avete tempo/voglia di organizzarli, COMPILATE QUESTO MODULO e ci penso io.

Nicole Tirabassi

nicoleti83@gmail.com

Per lavoro vivo con e nel Web per aiutare altre professioniste a riprendersi tempo, libertà, sogni. Quando non esploro la Rete, probabilmente sto saziando la mia fame di conoscenza viaggiando nel mondo reale. Cerco sempre di trovare soluzioni per farlo in maniera sostenibile. Umorismo, meditazione e connessione umana sono alla base del mio rapporto con la vita. Di tutto questo, ormai, non potrei più fare a meno.

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