Luca, partire da soli a 18 anni per fare volontariato in un Kibbutz

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Mi chiamo Luca Raffo, sono nato a Genova venti (lunghi) anni fa. Oggi vivo a Novi Ligure (AL) dove, dopo essermi diplomato in ragioneria nel 2011, lavoro come responsabile agli acquisti in un’azienda specializzata nella distribuzione di materiale informatico.

Se dovessi fare un elenco delle mie passioni e dei miei interessi avrei bisogno di almeno un  centinaio di pagine ma, volendo riassumere, posso dire che mi piace viaggiare, conoscere nuove culture, andare a caccia di “scorci” urbani e naturali (possibilmente mettendo una buona distanza tra me e gli itinerari turistici tradizionali). Oltre a questo, tornando su argomenti più venali, sono appassionato di economia (argomento molto più ampio della semplice creazione di ricchezza), finanza, storia contemporanea, architettura e molto altro.

Luca Ruffo
Luca Ruffo

 1. Perchè un ragazzo di 18 anni appena compiuti sceglie di andare volontario nei Kibbutz in Israele?

L’interesse per Israele è nato per caso nel 2007; prima di partire per una vacanza-studio in Irlanda avevo comprato un libro sulla Guerra dei Sei Giorni… E’ stato subito “amore”.

Passano quindi tre anni, intanto cambio città, la mia vita subisce un po’ di “tempeste”, arrivo a prendere 20kg e a perdere un progressivamente fiducia in me stesso.

Dato però che non sono il tipo che si fa prendere facilmente dallo sconforto, nel marzo del 2010 compro un biglietto per Tel Aviv; il 16 Giugno compio 18 anni e, quattro giorni dopo, il 20 sono in volo.

Arrivato in Israele non avevo minimamente idea di quello che avrei fatto, avevo letto della possibilità di andare a fare il volontario in un kibbutz ma sembrava più un qualcosa degli anni 70′. La mattina successiva al mio arrivo vado quindi nell’ufficio che sapevo essere deputato al “collocamento” dei volontari… Beh, nel giro di pochi minuti avevo in mano un biglietto ferroviario e uno della corriera, destinazione: Bar’am.

Mi sono reso effettivamente conto di quello che stavo facendo quando il pullman ha cominciato ad inerpicarsi per le montagne lungo una strada che costeggiava il confine col Libano, quindi, non parlerei di scelta “ragionata” quanto più di… spinta emozionale; nonostante infatti io sia una persona che ama molto l’organizzazione, la maggior parte delle mie decisioni le prendo d’istinto.

2. In cosa sei cambiato in quei due mesi e mezzo in Israele?

Sarebbe più facile rispondere in cosa non sono cambiato!

Nel kibbutz ho conosciuto… La realtà.

In Italia,  bambini e ragazzi crescono in un ambiente ovattato (che spesso si protrae anche nell’età adulta) e nasconde, un po’ per ignoranza, un po’ per mancanza di esperienze significative, quello che avviene nel resto del mondo. Questo genera fenomeni di vario genere, dal localismo alla paura dello straniero e del diverso.

Nel momento in cui mi sono trovato ad avere a che fare con 60 (e più) altri volontari di 32 paesi diversi (dalla Colombia al Sudafrica dall’Australia alla Turchia – enessun italiano oltre al sottoscritto-)… La mente si è aperta non poco. Quando seduto a tavola alla mattina, per fare un esempio, ti accorgi che, in fondo, siamo tutti esseri umani uguali, con gli stessi sentimenti, sogni e paure, indipendentemente dalla razza e dalla provenienza ti rendi conto di quanto sia meraviglioso questo pianeta.

Nel kibbutz, poi, ho avuto modo di scoprire le mie potenzialità, dovendo contare solo su me stesso per soddisfare le mie esigenze ho capito come poter risolvere i miei problemi e ho appreso le mie potenzialità; ho cominciato a correre (per anni lo sforzo più grande che avevo fatto era sollevare la forchetta da tavola), ho fatto lavori pesanti (il mio compito nel kibbutz consisteva nello scaricare, insieme a un altro ragazzo, 40 tonnellate-!!!- di mele al giorno) e ho girato in lungo e in largo Israele nei weekend, da Gerusalemme al Mar Morto, da Haifa alle Alture del Golan. Un paese meraviglioso e diverso da quello che si può immaginare leggendo un giornale.

Kibuzz
Luca nel Kibbutz con gli amici

Ah, ero partito 98kg, sono tornato 82, oggi sono 68, anche la mia salute ne ha, quindi, decisamente giovato.

 3. Perchè una volta tornato hai deciso di voler vedere 20 paesi in 2 anni, ti è scattato qualcosa dentro?

Fosse stato per me non sarei più tornato a dire il vero… Mancava però un anno alla maturità, avevo una “crush” in Italia e, in quel periodo, anche un minimo di buonsenso, quindi, il 25 agosto ero “di ritorno”.

Arrivato, però, le cose non erano decisamente più le stesse. Nonostante nella mia vita qualche viaggio lo avessi già fatto, avevo capito quanto fosse  bello “vivere il mondo”, quindi, ogni occasione a quel punto era buona per partire

A settembre, neanche una settimana dopo, ero già a Berlino, a ottobre Budapest e Bratislava. Poi per le vacanze di Natale avevo optato per la Svezia e la Danimarca… E nessuno è più riuscito più a fermarmi. Se a ciò aggiungiamo che, dalla mia, avevo, ho, la fortuna di aver accumulato un po’ di risparmi grazie al fatto che è da anni che mi do da fare… Insomma, fatto sta che, solo nel periodo della quinta superiore avevo visto sei/sette nuovi paesi.

4. Il tuo viaggio della maturità è stato in un Dolmus in Turchia, raccontaci questa esperienza.

Turchia…

Per qualche strana ragione è un paese che mi ha sempre affascinato; da un lato la sua storia, la rivoluzionaria figura di Ataturk, il padre della Repubblica, il fatto che è l’anello che unisce la cultura orientale a quella occidentale… Insomma, un paese assolutamente particolare. A questo va poi aggiunto, come accennato, il fatto che nel kibbutz avevo conosciuto alcuni ragazzi turchi con cui avevo stretto amicizia… La scelta è stata quasi “obbligata”. Un paio di giorni dopo l’orale e, quindi, la conclusione degli esami di maturità mi sono imbarcato su un aereo diretto a Istanbul… Non dimenticherò mai l’emozione che ho provato nel vedere il Mar di Marmara pieno di navi in attesa di entrare nel Bosforo in uno scenario meraviglioso che andava a perdita d’occhio, qualcosa di assolutamente indescrivibile.

Istanbul è una di quelle città in cui, indipendentemente dalla parte del mediterraneo da cui provieni, ti senti a casa… Galata, Bisanzio, nomi ricorrenti nella cultura genovese, giusto per fare un esempio. Nonostante però sia unica e bellissima, è sbagliato pensare di essere stati in Turchia avendo visto solo Istanbul (è un po’ come andare a New York o a Los Angeles e sostenere di aver visto gli Stati Uniti).

Esaurite le cose da vedere nella capitale culturale della Turchia ho quindi deciso di saltare su un treno (il mio mezzo di trasporto preferito per girare il mondo, l’unico che ti permette di vedere un paese in assoluta tranquillità) diretto ad Ankara.

Qui ho cominciato a “vivere” l’Anatolia, nonostante sia una città molto moderna e, per certi versi, anche bella, non è molto “abituata” ad accogliere stranieri. L’inglese è una lingua sconosciuta (il tedesco un po’ meno) e, per capire la città, bisogna viverla.

Dalle “bidonville” sulle colline al quartiere delle ambasciate, dalla residenza del Presidente della Repubblica al castello, mi sono lanciato alla scoperta di questa città e della sua popolazione… Il risultato è che ho scoperto  che il paese mi piaceva, volevo vedere di più.

Approfittando del fatto che l’inizio del Ramadan era prossimo, avevo, ho, degli amici a Izmir, ho comprato un biglietto aereo e sono volato in questa città sulla costa dell’Egeo. L’accoglienza è stata molto calorosa, ho provato l’esperienza di partecipare, alla cena del primo giorno del Ramadan insieme a persone che, nonostante non vedessi da un anno, mi hanno accolto come “uno di famiglia”.

I giorni successivi li ho spesi spostandomi, con i dolmus nei dintorni della città, ho visto quindi Efeso, Selcuk e una serie di città e piccoli villaggi della provincia turca.

L’unico problema che ho riscontrato in questo viaggio è stato il ritorno…. Visitare un paese simile rende il rientro in patria un qualcosa di estremamente drammatico!

 5. Il tuo ultimo viaggio è un giro circolare per l’europa, cosa ti ha ispirato questo itinerario?

Premetto che non sono uno di quelli che si mette ai lati delle ferrovie a fare le foto ai treni, però ho sempre avuto una passione per questo mezzo di trasporto. Un po’ per la velocità, un po’ per la potenza che esprime, un po’ perchè permette di coprire distanze più o meno lunghe in tempi accettabili e senza il bisogno di tignosi controlli in aeroporti, potendosi quindi godere pienamente l’essenza del viaggio…

Fatto sta che, nella mia mente, avevo programmato da tempo un itinerario che, partendo da Milano, mi avrebbe portato a Londra e, quindi, da lì in Benelux per poi scendere attraverso la Germania e tornare, quindi, in Italia.

Anche qui con pochissime certezze (e una buona dose di scetticismo) su quello che stavo facendo, il 22 dicembre alle 8:50 sono partito da Milano col TGV. Dopo 7 ore ero a destinazione, Parigi, dove ho cambiato stazione (il mio treno arrivava a Gare de Lyon, la coincidenza per Bruxelles partiva da Gare Du Nord) e, con mia grande sorpresa, sono riuscito a prendere il treno nei tempi previsti e ad arrivare a Bruxelles dopo un’ora di viaggio.

Quando alla sera, arrivato nella mia stanza d’albergo a due passi dalla Grand Place, mi sono reso conto che la “cosa” aveva funzionato alla perfezione lo scetticismo di poche ore prima è sparito…

La vacanza era iniziata!

Il giorno dopo ero già a Londra (che già conoscevo discretamente bene), partito alle 8 di mattina sono arrivato a St. Pancras alle 9 -grazie al fuso orario-, e sono tornato col treno delle 20.

Da lì sono partito e ho visto un po’ tutta quella parte d’Europa, dai canali di Amsterdam  a Hoek Van Holland, da Colonia a Liegi, Maastricht, Dusseldorf, Wuppertal, Francoforte e una serie infinita di città dai nomi evocativi. Tutto rigorosamente via ferrovia.

6. Quale è il valore aggiunto di viaggiare in treno?

Comodità e flessibilità.

In Italia, se togliamo le “Frecce”, i treni non sono esattamente sinonimo di “viaggio rilassato”; lo stesso però non avviene all’estero dove, grazie a un’organizzazione degli orari e a una gestione dei treni di altissimo livello, è possibile girare in lungo e in largo regioni e paesi con tariffe assolutamente convenienti.

A questo poi va aggiunto il fatto che non esistono le attese e i controlli che bisogna, per esempio, subire in aeroporto, città e paesaggi  si osservano da “terra”, non da 35000 piedi e sopratutto, che se un posto ti ispira particolarmente puoi scendere a esplorarlo e salire sul treno successivo… Beh… Nonostante sia un “Frequent Flyer” di almeno tre compagnie aeree… Non sono convinto mi vedranno più così spesso per gli spostamenti intraeuropei.

7. Quale è la tua percezione del tempo in viaggio?

Dipende, il tempo non è una scienza esatta.

Ci sono i paesi, per esempio in Scandinavia, ma anche, ovviamente, in Germania o in Svizzera in cui tendo a organizzare le giornate in modo abbastanza preciso e completo (se non altro perchè gli orari dei trasporti sono affidabili!).

In paesi come la Turchia, nelle zone rurali dell’est europa (ma anche nel sud europa!), invece, l’orario diventa un concetto abbastanza relativo… Le giornate si svolgono in base ai bisogni del momento e, se anche un treno o un autobus arrivano in ritardo… C’est la vie.565829_4739412976199_831643542_n

 8. La persona più interessante che hai incontrato nei tuoi viaggi?

Un po’ per il fatto che sono una persona solitaria, difficilmente (mai) giro con qualcuno e, in treno, viaggio in prima classe solo perchè c’è il sedile “isolato” pronto ad attendermi, gli incontri “particolari” non sono mancati.

Una delle persone persone più interessanti l’ho incontrata in treno (tanto per cambiare), tornando indietro da Haifa, in Israele, il giorno prima del mio ritorno.

Un signore già di una certa età, non so il suo nome, con cui ho cominciato a parlare del più e del meno… Nel giro di pochi minuti è riuscito a “inquadrarmi” e a mettere… In ordine il gran caos che albergava nella mio cervello al termine dell’esperienza che avevo appena fatto. Senza voler entrare nei dettagli, non nascondo che parte del “Luca Raffo” che sono diventato dopo lo devo anche a questa persona.

9. Il tuo prossimo viaggio sarà Milano Pechino in treno via Mosca, come stai organizzando questo cammino?

Ho un problema, non ho mezze misure, per me le cose sono o bianche o nere, quindi, se, per esempio, opto per un mezzo di trasporto… Quello dev’essere per tutto il viaggio!

Tornato dal viaggio in giro per l’Europa ho deciso che era ora di togliermi un altro “dente” che faceva male da tempo, un viaggio in treno attraverso l’Asia.

Milano – Basilea – Mosca (San Pietroburgo) – Pechino (e, perchè no, Shangai?), in treno. Questo almeno è il piano.

E’ molto più facile di quello che può sembrare, è incredibile ma, da Milano, per arrivare a Pechino devo cambiare solo due treni (è abbastanza triste pensare che, per coprire la distanza di 100 km che separa Novi Ligure da Milano, devo cambiare lo stesso numero di coincidenze). Questo però non significa che sarà tutto in “un fiato solo”, ne approfitterò lungo il percorso per vedere città, come la capitale russa appunto, che da anni voglio vedere e che, per mancanza di tempo, non sono mai riuscito a visitare… Vi farò sapere!

10. Trolley o zaino?

Entrambi,

Fino a pochi giorni fa avevo un fedele trolley comprato negli Stati Uniti per l’astronomica cifra di 32 dollari, dal 2008 ad oggi mi ha accompagnato in lungo e in largo in giro per il mondo. Alla fine della sua onorata carriera, la settimana scorsa, era in condizioni che… Non mi hanno lasciato altra scelta che lasciarlo a Francoforte. Al suo posto ne ho comprato un nuovo, questa volta un po’ (tanto) più caro e, devo dire, che per il momento sono soddisfatto.

A dire il vero, poi, giro anche con uno zaino… Oddio, più che uno zaino è stata una rapina; l’ho comprato all’aeroporto di Hong Kong, tornavo dal Computex di Taipei con una quantità imbarazzante di cataloghi e campioni, i sacchetti che mi avevano dato, non reggevano più ne al peso del materiale ne alla mia pazienza, sono andato al duty-free e ho sfidato la commessa (erano le 22 passate, stava quasi per chiudere) “se riesce a farmi stare tutto in uno zaino, qualsiasi cifra costi, lo compro.

Sfida vinta, la scommessa mi è costata 2360 HKD (€230). Ora lo uso per il portatile (non ditelo ai borseggiatori!) e per tutti gli altri strumenti a cui non posso, per ragioni principalmente di lavoro, rinunciare anche in viaggio.

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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