Matteo: la Transiberiana con lentezza e lavorare per una famiglia in Mongolia

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Ciao! Sono Matteo Rocca. Per gli amici “Teo” ma anche per chiunque altro. Ho 25 anni, e da qualche mese a questa parte sono partito per scoprire una fettina di mondo, che spero prima o poi diventerà un’ intera torta.

1. Fino a Singapore via terra come mai?

C’è una piccola storia dietro questo percorso. Un paio d’anni fa sono partito per la prima volta in solitaria, direzione Spagna per un paio di settimane. Sono tornato totalmente estasiato, ma il fatto di aver randomicamente incontrato degli amici mi ha fatto pensare: “facile viaggiare così! dovrei fare qualcosa di più complicato.” L’ estate successiva sono quindi partito per un interrail di circa un mese. Al ritorno ero più carico di prima. “Facile viaggiare in alta stagione!” mi sono detto. “Dovrei fare qualcosa di più complicato.” Ho iniziato a pensare ad un itinerario più lungo. Lavoravo già da qualche anno, ho risparmiato e mi sono licenziato. Chissà che scusa mi racconterò al ritorno.

2. Anche tu come me hai fatto la Transiberiana, cosa ne pensi di questa esperienza dopo averla fatta?

La Transiberiana. Non scherzo dicendo che il tempo sembra davvero congelarsi lì dentro. In realtà tutto scorre. A partire dalla Vodka (scorre a fiumi), al riciclo di persone che sale e scende dai vagoni. Conosci una persona, ti addormenti un paio d’ore, apri gli occhi ed è stata sotituita da un’ altra. Quindi si ricomincia, nuovi approcci, nuovi sorrisi, e infiniti brindisi, brindisi per ogni cosa. È il compleanno del tuo vicino di letto? Brindisi. Ma perchè non brindare anche se non è il suo compleanno? Brindisi. Sei l’unico Europeo del vagone? Brindisi. Prima volta in Russia? Brindisi. Questa è un pò la regola fondamentale: Brinda e sarai il migliore amico di tutti. Esperienza che rifarei al 100%.

3. Quale è stato il tuo impatto con la Russia e i russi?

Appena arrivato in Russia non sapevo da che parte girarmi, il clima poi lo trovavo insopportabile, troppo freddo e imprevedibile. Sono partito con l’idea stereotipata del Russo sempre incazzato e poco disponibile verso il prossimo e:
– Un uomo a Mosca mi ha letteralmente accompagnato alla fermata della metro che tentavo invano di raggiungere dopo essermi perso (quasi 40 minuti totali tra cambi di linee eccetera).
– Il ragazzo che mi ha venduto la Sim card Russa mi ha telefonato dopo circa 20 giorni dal mio acquisto per sapere se avessi bisogno di qualcosa.
– Un ragazzo mi ha regalato i suoi guanti, vedendo che le mie mani stavano congelando.
– Solo a Mosca ho prenotato un ostello per qualche notte. Il resto del mese l’ho passato a casa di persone che hanno voluto ospitarmi, dandomi un letto su cui dormire e cucinando piatti locali per me. Insomma, ditemelo voi cosa dovrei pensare di questo popolo!

4. In Mongolia hai voluto viere un’esperienza molto intensa ossia vivere con i nomadi per lavorare con loro, come hai trovato questa opportunità?

Ho contattato la famiglia grazie ad una ragazza che ha fatto da tramite sul sito “Workaway”. Per chi non lo conoscesse è una piattaforma che consente agli iscritti di cercare lavoro in tutto il mondo venendo ripagati in “vitto e alloggio”. Una cosa fantastica per chi vuole vivere a fondo la cultura di un popolo (e risparmiare qualche soldo).
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5. Come è andata? Quali sono state le difficoltà maggiori?

Esperienza forte. L’ostacolo principale credo sia sempre stato la lingua, il loro livello di Inglese era a zero quindi parlavamo a gesti quando possibile. A livello lavorativo invece beh, le capre o pecore che siano hanno bisogno di mangiare, quindi indipendentemente dalle tempeste di sabbia, sole o pioggia, io ero fuori nella steppa a cavalcare il mio bel cavallino per tenere d’occhio il gregge. È figo da raccontare col senno di poi, ma ammetto di aver avuto qualche momento di sconforto.

6. Cosa ti ha insegnato la Mongolia?

Mi ha insegnato che esiste un popolo in grado di mangiare carne di capra a colazione, pranzo e cena! ahahah. A parte gli scherzi, sono rimasto stupito dal valore che danno alle cose. La prima tazza di thè veniva sempre offerta alla divinità, posizionandola su un piccolo altare costruito nella gher (la tenda nomade). Certe famiglie offrono anche il primo mestolo di cibo alla terra, in segno di ringraziamento. Questo è uno dei paesi più duri al mondo, camminando per la steppa non è raro trovare carcasse di animali che non ce l’hanno fatta. Altra cosa è l’ospitalità, ovunque si vada si avrà sempre un letto dove dormire o un pasto caldo, è una regola non scritta in vigore da secoli tra i nomadi, sempre pronti ad aiutare il prossimo. Lo trovo fantastico.

7. La Cina dopo tanto treno a te come è apparsa?

Complicata. Ho visto davvero poco attualmente ed è ancora presto per esprimere un giudizio, ho intenzione di passare circa due mesi qui, quindi ho tutto il tempo per chiarirmi le idee. Da quel che ho notato però non c’è l’attenzione al turista che magari potresti trovare in altri paesi, non sapendo il cinese risulta difficile muoversi da un punto all’ altro. Complice poi il fatto che internet di per se funziona parecchio male, anche l’aiuto tecnologico se ne va spesso in fumo. Guardiamo la cosa da un altro punto di vista però, in un certo senso mi sento davvero viaggiatore, spostandomi come un tempo, senza internet, tentando di leggere unicamente le mappe (faccio schifo a leggere le mappe) e parlando a gesti con i locali. Per me, che credo di essere ancora nella fascia dei “nativi digitali” è motivo di orgoglio! L’altro giorno ci ho messo quasi un’ ora per raggiungere sto negozio dove poter comprare due banane ahahaha. Credo che l’arma vincente di questo viaggio sia il tempo, non ho fretta.

8. In che modo sta avanzando il tuo viaggio in CIna come è il rapporto con la gente?

Nella mia mente il popolo cinese è spaccato in due. Mi capita davvero spesso di imbattermi in persone che mi sorridono, chiedono una foto, insomma, gentili. L’ altro giorno un poliziotto ha camminato 10 minuti per cercare qualcuno che parlasse un minimo di inglese, in modo da riuscire a dirmi dove trovare un negozio di telefonia. Dall’ altro lato ci sono i menefreghisti, persone che scappano (letteralmente) se tenti di fermarle per un’ informazione, che ridono e se ne vanno. Credo che questo sia un discorso più riconducibile alle grandi città, insomma non tutti possiamo essere sempre allegri e sorridenti pronti ad aiutare il primo sconosciuto che ci capita davanti, lo trovo normale. Forse spingendomi più in zone meno turistiche avrò modo di scoprire una realtà diversa, positivamente parlando!

9. Cosa hai imparato fino ad esso su di te?

Troppe cose. Ricordo che durante il mio secondo viaggio in solitaria ebbi un attacco di panico in metro a Parigi, tentavo di raggiungere Amsterdam in qualche modo. Per la prima volta mi sentivo libero di fare qualsiasi cosa e non sapevo da che parte iniziare. Avevo un foglio bianco grande quanto tutto il mondo ma avevo dimenticato come si scrive. Ora è l’opposto, ci sono giorni che prendo un mezzo a caso, scendo ad una fermata a caso e scopro tutto quello che c’è intorno. Viaggiare solo mi ha dato un senso di sicurezza incredibile, su tante cose. Voglio canticchiare in strada? lo faccio. Voglio dire ad una persona che mi piacciono i suoi occhi? lo faccio. Voglio andare al cinema da solo? lo faccio. Sono tutte stupidate, è vero. Potrei fare mille altri esempi. Ma sono dettagli che mi fanno sentire più in sintonia con tutto il resto!
Non mi sento più vincolato da nulla.

10. E sui popoli che hai visitato?

C’è una cosa che mi fa sorridere sui popoli incontrati fin’ ora. Ognuno tenta di mettermi in guardia sui paesi confinanti. “Stai attento che li ti derubano!” “Tenteranno di fregarti!” “Fai attenzione che è pericoloso!”. Poi arrivo e puntualmente non trovo altro che nuovi amici con cui spendere le mie serate, nuove storie da raccontare, nuovi legami che non voglio spezzare. Quindi dove si trova questo fantomatico paese in cui tutte le persone sono inospitali e viaggiare è un inferno? Chissà. Intanto proseguo.

23 – 29 Luglio 6-12 Agosto

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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