L’irrequietezza si cura con il cambiamento. Antonio un nomade Australiano

Francesca Di Pietro Pubblicato il

[box style=’info’]Mi chiamo Antonio Faedda, dopo aver lavorato per 7 anni e mezzo come agente di viaggio di cui la metà gestendo un punto vendita da solo ho realizzato che non era abbastanza per me, quindi lasciato lavoro, venduto l’auto e ho preso la decisione di partire per vedere il mondo senza un piano ben preciso. La destinazione più logica considerando i fattori lingua, clima e qualità della vita era l‘Australia dove avevo l’opportunità di sfruttare il working holiday visa. 12 mesi passati in giro per tutto il continente australiano in parte viaggiando in parte lavorando tra farms e roadhouses, per finanziare i miei viaggi.
Alla scadenza del mio visto a Novembre mi son spostato in Asia per girare il sud est asiatico anche se poi la serie di eventi mi ha permesso di vedere solo Singapore, tutta la Thailandia e la Malesia.
In Malesia (Borneo) ho trovato un passaggio in barca a vela verso Darwin attraverso il mare indonesiano, esperienza che mi ha fatto capire di voler passare il mio futuro prossimo nel settore marittimo. In barca mi è stato offerto un lavoro ad Auckland in Nuova Zelanda per 3 mesi rinnovando case, e non avendo piani è indescrivibile la bellezza della libertà di poter seguire la corrente degli eventi ed opportunità. Dopo Auckland son venuto a Byron Bay dove per il secondo anno lavorerò ad un famoso music festival e poi tornare a casa (Sardegna) per ben 3 giorni dopo quasi 2 anni di assenza, per poi proseguire nella costa nord in Germania dove lavorerò 5 mesi come cuoco in una barca per mini crociere.
The Travel Tag è il mio piccolo sito, lo sto scrivendo in inglese per poter incrementare il mio inglese scritto e per poter raggiungere un maggior numero di persone del mondo, dato che l’obbiettivo (come la maggior parte dei travel blog) è quello di aiutare, informare e ispirare. [/box]
cambiamento australia

1. Perché dici che “non era per te” la tua vita precedente?

1La mia vita precedente non aveva niente che non andasse, avevo un buon lavoro, un auto, degli amici fantastici e una famiglia che mi ha sempre sostenuto in qualsiasi mia scelta; ma nonostante tutto, mi sentivo insoddisfatto e mi sembrava di non sfruttare a pieno le mie possibilità. Ho provato un senso di irrequietezza, come se mancasse qualcosa nella mia vita, ed è abbastanza frustrante non sapere il motivo; l’unica certezza era la cura: il cambiamento.

2. C’è stato un evento scatenante che ti ha portato a lasciare tutto e viaggiare?

Col senno di poi, non riesco a riconoscere un singolo evento scatenante. Credo sia stata un serie di piccoli eventi che si son accumulati nel tempo per poi esplodere abbastanza improvvisamente in una decisione radicale.
Per quanto riguarda il motivo che mi ha spinto a partire è che ho sempre amato il viaggio in tutti i suoi aspetti, dalla ricerca delle destinazioni alla prenotazione dei biglietti e dal vivere le esperienze di viaggio al volerle condividere con chiunque abbia “orecchie per intendere”. Il motivo che invece mi ha portato a mollare tutto è stato il desiderio di libertà e di totale indipendenza dal sistema di routine a cui la società ci vincola oggigiorno, senza che ce ne accorgiamo.

Atonio faedda australia

3. Prima di imbarcarti in questa nuova e lunga avventura avevi delle paure?

Una volta presa la decisione ci son stati alcuni momenti focali, o “punti di non ritorno”, come la consegna delle mie dimissioni a lavoro e come l’acquisto dei biglietti; forse troppo indaffarato dal passaggio di consegne al lavoro, la pianificazione del viaggio e salutare tutti amici e parenti, non mai avuto molti dubbi, e con la giusta motivazione tutto sembra semplice.
Ovviamente non posso negare che ci siano stati momenti di perplessità riguardo il mio futuro prossimo, come al terminal degli internazionali in attesa del mio volo e alcune delle prime notti in terra “sconosciuta” abitata da “sconosciuti”, in cui mi son chiesto se avessi fatto la scelta giusta.
Penso sia parte dell’esperienza, fare errori o anche solo aver paura di averli fatti, fa parte dell’evoluzione e porta ad una crescita personale.

4. Come è cambiata la tua maniera di affrontare le sfide e i cambiamenti negli ultimi anni?

I cambiamenti negli ultimi anni di viaggio, son tanti e significativi.
Dal punto di vista pratico, ho smesso di pianificare i viaggi e seguire la corrente di opportunità che si presentano, ho imparato ad adeguarmi ed affrontare ogni singola situazione, bella o brutta che sia con sicurezza. Il mio modo di viaggiare è cambiato, la prospettiva di cosa è vicino e lontano, ormai prendo aerei come fossero bus, con tempi di attesa interminabili che diventano dei piacevoli momenti in cui studio la vita negli aeroporti come fosse un “microcosmo”.
Dal punto di vista personale, il viaggio ti apre la mente come poche altre cose nella vita; il confrontarti con altre culture e tradizioni ti arricchisce talmente tanto che si perde in parte l’attaccamento ai beni materiali. Tutti questi cambiamenti sono esponenziali quando si viaggia soli.
irrequietezza e cambiamento

5. Perché dici che dopo la traversata del mare indonesiano hai capito di voler passare la vita nel settore marittimo?

Son sempre stato fortemente attratto dal mare, ma fino a poco tempo fa avevo solo vissuto la parte turistica del navigare, senza mai partecipare realmente alle mansioni a bordo. La mia esperienza in navigazione dal Borneo a Darwin mi ha segnato ed insegnato tanto, non parlo solo delle conoscenze della navigazione che si possono anche studiare sui libri, mi riferisco alle emozioni che si possono provare guardando un alba o un tramonto circondati dal mare a 360 gradi, e la pace della navigazione a vela accompagnati dal sottofondo e l’ondeggio delle onde che fendono la chiglia della barca. Ed è più unica che rara la soddisfazione di poter navigare in qualunque direzione si voglia senza problemi legati agli orari o al traffico.
Antonio Faedda

6. Cosa ti da di diverso viaggiare per mare rispetto al farlo per terra?

Viaggiare via mare trasmette un’incredibile sensazione di libertà, legata al fatto che si può navigare in tutte le direzioni e semplicemente buttare l’ancora per la notte dove capita. Permette di visitare posti al di fuori dai circuiti turistici raggiungibili solo via mare, in cui si può ancora apprezzare la genuinità della vita del piccolo villaggio che malapena si affaccia alle usanze occidentali.
Inoltre viaggiando in barca si diventa “padroni del tempo”, chiedete a chi abbia un po’ di esperienza in barca, e vi dirà la stessa cosa, in barca il tempo scorre sempre lento, e si impara ad apprezzare ogni singolo momento, non si utilizzano orologi, il tempo è scandito dai colori del cielo e mai niente accade improvvisamente o troppo in fretta.

7. Byron Bay è davvero un sogno come tutti dicono, cosa ha di così speciale questo posto?

Byron Bay nelle ultime decadi ha perso il fascino di un tempo, è diventata ormai una destinazione invasa da backpackers alla ricerca della loro spiritualità e del loro lato “hippie” per alcuni giorni, e ovviamente per surfisti dato che ogni giorno è buono per una surf session.
Personalmente, preferisco stare in località limitrofe, io ad esempio sto a Mullumbimby, come cita l’insegna all’ingresso del paese “The Biggest Little Town in Australia”, a 10 minuti da Byron in cui ancora si respira l’atmosfera autentica hippie, vintage e spirituale di un tempo.
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8. C’è stato un’incontro che ti ha particolarmente ispirato durante il tuo viaggio?

Viaggiando in solitaria, ho avuto la fortuna di interagire con centinaia di persone, locali e non, che forse viaggiando in gruppo mi sarei perso; e posso affermare che ciascuno di loro con le proprie storie ed esperienze mi hanno ispirato e che continuano a farlo. Durante i miei 3 mesi in New Zealand, ho passato qualche settimana a bordo di una barca, il cui capitano (un vecchio lupo di mare) è stato fonte di grande ispirazione per me; abbiamo speso ore ed ore a condividere le esperienze e i viaggi passati, e non son mancate discussioni su argomenti generalmente considerati un po’ più pesanti come vita, morte e spiritualità.

9. Credi un giorno di fermarti o ti piacerebbe essere nomade per sempre?

Mmm domanda da un milione di dollari, mi affascinano entrambe le idee; mi viene posta spesso questa domanda e spesso scherzando rispondo che mi fermerò quando troverò il posto giusto o la donna giusta, o entrambi se non è troppa grazia.
La verità è che viaggiando vivo molto più il presente del futuro e non rifletto molto su quello che farò, come già detto, seguo la corrente delle opportunità che generalmente mi portano da un continente all’altro a fare lavori diversi e fare esperienze diverse.
Mi piace pensare che allo stesso modo quasi magicamente ho sentito il bisogno di partire, un giorno sentirò il bisogno di fermarmi.

10. Le cose più importanti che hai nello zaino.

Durante i miei viaggi, per diverse ragioni, ho dovuto alleggerire il mio bagaglio, a volte per il cambio climatico, altre per il peso dello zaino, altre volte ancora i vestiti si sono semplicemente logorati; quindi ho perso l’attaccamento alle cose personali che un tempo avevo. L’unica cosa che reputo veramente importante nel mio zaino è la bandiera dei 4 mori della mia terra (Sardegna) a cui mi sento, nonostante i miei viaggi, fortemente legato; d’altronde “You can take the guy out of the island, but you cannot take the island out of the guy”.

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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