First They Killed my Father di Loung Ung
First They Killed My Father
a daugther of Cambodia remembers
di Loung Ung
Si avete letto bene, il titolo è in Inglese e anche il libro. È il libro, romanzo, più famoso sul genocidio di Pol Pot, per motivi ovviamente commerciali in Italiana non hanno mai voluto pubblicarlo, quindi è disponibile solo in inglese. Spero sempre che almeno la metà di chi mi legge abbia l’abitudine di leggere libri in altre lingue, anche perchè è l’unico modo per avere un’informazione più diffusa.
A parer mio Loung Ung sta alla Cambogia come Eduardo Galeano sta al Latino America, ovviamente si può viaggiare in questi paese senza avere la minima idea di chi siano questi due nomi, ma in tal caso si avrà sempre e comunque una visione molto superficiale e “turistica”, ammenocchè non restiate talmente tanti mesi in loco da capire ogni aspetto delle culture locali.
Tornando al libro,First They Killed My Father: A Daughter of Cambodia Remembers, la cosa che più mi ha colpito è che non è una storia particolare, non è un’avventura sensazionale o una sfiga immensa, è la normalità, è il racconto di 4 anni di una bambina di 5 anni ma che potrebbe essere qualsiasi bambina della Cambogia, è quello che è successo a 3 milioni di perosne dal 1975 al 1979, ripeto 3 milioni di persone!! Il 25% della popolazione. Se ancora non l’avete visto mi cosiglio il mio video sui Campi di Sterminio.
È la storia di tutti, quindi direi democratica, è la storia che dovrebbe spingere il mondo a riflettre su quante cose orrende siamo in grado di fare e quanto marketing c’è anche degli olocausti dato che se ne parla solo di alcuni.
Loung racconta con tanto amore la sua fantastica vita prima dei Khmer Rouge, la sua felicità, fatta di piccole cose, come la felicità di tutti dal resto, perchè solo quando ci strappano via tutto capiamo il valore che aveva per noi. Nel suo libro c’è la “selezione naturale” della sua famiglia, c’è la fuga e la rabbia di nascondersi e mostrarsi diversi da quello che si è, di fingersi contadini e ignoranti per cercare di sopravvivere.
Tornando al libro, ci vuole un po’ di pelo sullo stomaco a leggerlo, è duro , è triste e fa male, ma dato che la gente ha il coraggio di vedere La Casa I -II- III , dovrebbe avere anche di leggere e informarsi su quello che è accaduto dall’altra parte del mondo.
Per quanto rigurada la lingua vi assicuro che è scritto molto facile, diciamo che va bene anche per chi ha una conoscenza media dell’inglese.
Se lo leggete poi lasciatemi un commento qui sotto, sono curiosa di sapere cosa ne pensate.
Ciao Francesca, mi trovo in Cambogia in questi giorni e ho comprato il libro proprio ieri da uno dei tanti ragazzi che lo vendono intorno ai templi di Angkor Wat. Sono a Battambang e domani vorrei andare a Sampue Hill, ma mi chiedo se avrò lo stomaco per sopportarlo…
Bravissima che bello!! Certo che avrai lo stomaco!! Bisogna sempre avere il coraggio di vedere quello che ha fatto l’uomo! Buon viaggio e buona lettura