Federico: lascia tutto per insegnare kitesurf in giro per il mondo

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Ciao mi chiamo Federico, ma fin da bambino mi chiamano tutti Grillo. Negli ultimi anni ho viaggiato il mondo lavorando come istruttore di Surf e Kitesurf, ogni stagione in un luogo diverso. Per quattro anni non sono mai stato fermo per più di 6 mesi nello stesso posto. Oggi conduco la mia agenzia di Marketing Digitale, un lavoro che mi piace e mi permette di spostarmi e lavorare da remoto in certi periodi dell’anno, sposandosi quindi bene con il lifestyle che ho scelto. Quest’estate ho passato un mese in Brasile e presto andrò in Portogallo per qualche settimana. Potete seguirmi sul mio sito https://leavethedream.com e su Facebook e Instagram.

  1. Raccontaci quando hai scoperto che alla tua carriera di avvocato mancava qualcosa

In realtà già all’università ho capito che giurisprudenza non era stata la scelta più calzante per me, ma fin dalle scuole avevo sempre pensato che avrei fatto quello, quindi in quel momento non avrei saputo cos’altro fare. Mi diedi come obiettivo passare l’esame di diritto privato (uno dei più grossi), se lo avessi passato avrei continuato, altrimenti avrei cambiato facoltà. Lo passai con il 29 e così continuai fino alla laurea.

Ad ogni modo tramite la facoltà di giurisprudenza ebbi la possibilità di fare l’Erasmus a Las Palmas De Gran Canaria (prevista ai tempi solo per poche facoltà) e di imparare a fare surf come sognavo da bambino. Quindi sono convinto che in qualche modo fosse quello il mio destino. Poi fu naturale che, non avendo amato la materia, quando provai a fare la pratica legale non la sentissi mia. Lavoravo in ufficio e continuavo a vedere le foto e i video dei miei amici che facevano surf sui social e mi domandavo “perché loro possono continuare a farlo e io no?”. Fu la prima volta che lasciai tutto, partendo per l’Australia con il visto working holiday.

  1. Nella tua vita hai avuto 2 infortuni che hanno rallentato molto il tuo percorso, come hai reagito per non abbatterti?

Affrontare gli infortuni è soprattutto una questione mentale. La tua vita si blocca improvvisamente e ti separi per lunghi mesi dalle cose che ti piace fare, è un’emozione pesante e difficile da gestire, si può scivolare facilmente nella depressione. Si sentono spesso storie di persone che “non possono fare più” certe cose, ma bisogna essere consapevoli che quelle sono eventualità molto gravi; la maggior parte delle volte si torna a fare tutto, ma ci vuole impegno, nulla è regalato. Bisogna prima fare tanta fisioterapia (e spenderci dei soldi!) e poi allenarsi in palestra.

Cominci allenando prima le articolazioni sane e poi gradualmente anche quelle danneggiate. Alla fine tutti gli infortuni li ho recuperati al 90/95%, ma il resto del corpo poi si sente al 200%! Quindi quando sono finalmente tornato ai miei sport ero più in forma di prima. È questo il feeling che ti aiuta a tenere duro, la consapevolezza che puoi tornare più forte. A chi fa sport “estremi” consiglio comunque di avere un’assicurazione per gli infortuni valida tutto l’anno.

  1. Quando hai individuato la strada giusta?

Si potrebbe aprire un vaso di Pandora per discutere su cosa sia la “strada giusta”… In realtà mi chiedo quasi ogni giorno se l’ho trovata o meno ahahah!

Fare il libero professionista o l’imprenditore non è come avere un posto fisso, puoi fare veramente bene un mese e molto meno il mese successivo. Non vi sono certezze, ma a me questo più che far timore stimola e spinge a fare di più. Non hai orari e capita spesso di lavorare anche il weekend, ma sei anche libero di organizzarti, quindi la vita del lavoratore autonomo calza molto bene con lo stile di vita che mi piace.

  1. Come funziona la vita di un insegnante di kitesurf itinerante?

Passi parte dell’anno a lavorare e parte a viaggiare.

Hai due scelte: o fai una stagione nell’emisfero nord e una nell’emisfero sud, inseguendo l’estate tutto l’anno, oppure lavori 6 mesi e poi viaggi in paesi economici, che ti permettono di vivere spendendo poco fino alla stagione successiva.

Normalmente un mesetto prima dell’inizio della stagione vedi le offerte di lavoro sulle bacheche e sui gruppi Facebook. Ti conviene arrivare in loco quando è bassa stagione, in modo da avere più facilità nel trovare casa e sistemarti. Sulle bacheche appaiono annunci molto esotici: Asia, Africa, Caraibi, Polinesia… quando hai almeno un paio di stagioni in attivo sul tuo curriculum trovi lavoro piuttosto facilmente, quindi puoi veramente decidere ogni volta dove vuoi andare. Però ti assicuro che nonostante la sabbia bianca e l’acqua azzurra dopo un po’ cominci a vederli come luoghi di lavoro.

  1. Quale paese in cui hai viaggiato e lavorato ad oggi è stato il perfetto mix?

Il posto perfetto penso di non averlo mai trovato, altrimenti credo che mi ci sarei fermato; ogni posto ha i suoi pro ed i suoi contro. Ho inseguito a lungo il luogo perfetto senza trovarlo, e questo è stato uno dei motivi per cambiare rotta.

  1. Nello spostarti continuamente non ti dispiace di non poter costruire relazioni durature?

Molto, è forse l’aspetto più difficile.
Ho conosciuto persone meravigliose, che avrei voglia di rivedere ma che sono sparse ai 4 angoli del pianeta. Anche se ora ovunque mi reco nel mondo ritrovo quasi sempre qualcuno che ho conosciuto in precedenza.

Ho anche perso ragazze a cui tenevo per questo motivo, ma sai, avevo una spinta a conoscere il mondo che non riuscivo a frenare in nessuna maniera, e anche quando ti conosci e ti trovi bene con una viaggiatrice spesso dopo un po’ si vogliono raggiungere mete diverse.

Per me è stata la migliore vita possibile, ma immagina che ogni volta devi trovare un lavoro nuovo, una casa nuova, amici nuovi, una ragazza con cui ti trovi bene, e poi ricominci da capo, più e più volte. È stimolante, ma alla lunga diventa stancante mentalmente, non penso si possa vivere così per sempre, anche se qualcuno che conosco continua a farlo.

Ora lavorando in digitale ho altri impegni, ma non sono più legato alla stagionalità: quando sei un lavoratore stagionale arriva un momento dell’anno in cui devi partire, che tu sia pronto oppure no.

  1. Sei uno di quelli che bene o male fa un piano per il futuro o preferisci vivere solo nel presente?

Vivo nel presente ogni giorno della mia vita, però mi do degli obiettivi ed ogni volta che raggiungo un obiettivo ne stabilisco immediatamente di nuovi.

E poi ho una visone per il futuro, un giorno voglio fare surf con i miei figli, e perché no, anche con la loro mamma.

  1. Quanto ci vuole secondo te per diventare discreto nel kitesurf?

Questa è una domanda che mi fanno spesso. Un corso base di kite ti porta al punto in cui sai usare bene la vela e fai i primi metri sulla tavola in sicurezza, ma per poi fare dei bordi completi e risalire il vento ci vuole ancora pratica. Io suggerisco sempre di dedicarci una stagione intera, diciamo primavera e estate o estate e autunno. Comprate il materiale subito dopo finito il corso e andate a fare kite ogni volta che se ne avete l’occasione!

Il surf invece è più complesso. Per mettersi in piedi su un’ondina di schiuma bastano veramente pochi tentativi, ma per imparare a surfare onde serie bisogna per forza trascorrere un periodo della propria vita sull’oceano, praticando ogni giorno e con ogni condizione.

  1. Se dovessi dare un consiglio ai lettori quale è un posto giusto per iniziare da zero?

Per provare a fare surf va veramente bene qualsiasi posto dove ci siano onde, non occorre andare lontano. Il kite invece agli inizi è un po’ più tecnico, ho scritto un articolo apposta sul mio blog, dove entro abbastanza nello specifico, ma in maniera comprensibile a tutti. https://leavethedream.com/dove-imparare-kitesurf/ Per riassumere, cercate una laguna di acqua bassa, con vento costante e non troppo forte, informatevi sui forum degli appassionati e non fidatevi delle pubblicità che vendono qualsiasi posto come “perfetto”. Un posto meno noto e sottovalutato sono i grandi laghi interni dei Pesi Bassi: Ijsselmeere e Markermeer, fa più freddo ma le condizioni sono buonissime. Il Brasile ha delle ottime condizioni, ma non ovunque si trovano un istruttori che parlano bene in inglese. In Italia cercate semplicemente lo spot più vicino a dove vivete, perché poi sarà quello il vostro “home spot”.

  1. Che cosa è casa per te?

Casa continua ad essere Trieste dove ho casa, famiglia e molti amici. Se vi fossero onde penso che rimarrei a vivere qui per sempre, ma purtroppo il mare Adriatico è praticamente piatto, soprattutto qui al nord.

Il mio più grande obiettivo rimane quello di trasferirmi in un luogo sull’oceano dove poter fare surf regolarmente, un giorno spero anche con la mia famiglia.

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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