Fabio: alla scoperta dell’Europa. Viaggio in camper di 126 giorni in 19 Paesi
Fabio, Friulano, per anni ha lavorato nel campo del management culturale, della grafica, della produzione multimediale e della progettazione di database. Dopo aver deciso di abbandonare il suo lavoro e prendersi un “periodo sabbatico”, nel 2015 Fabio parte per un viaggio in camper alla scoperta dell’Europa del Nord. Tra consigli pratici su come vivere in camper e i tesori nascosti del Vecchio Continente, ci racconta la bellezza disarmante della Natura del “Grande Nord” e di come il graduale ritorno al mondo “civilizzato” ne abbia in realtà cambiato molto la sua percezione.
1. Nel 2015 hai trascorso 126 giorni in camper in giro per l’Europa. Quanti e quali paesi hai visitato?
Sono partito il 27 giugno dal Friuli Venezia Giulia e rientrato il 30 ottobre dopo aver inanellato in ordine Slovenia, Austria, Svizzera, Liechtenstein, Germania, Francia, Lussemburgo, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Ungheria. Quindi 19 paesi oltre l’Italia, incappando ovviamente in più saltellamenti da un Paese all’altro.
In realtà l’intenzione originaria, nonostante il viaggio fosse stato ben poco studiato e pianificato, prevedeva anche il tour dei paesi dell’Est e giù fino alla Grecia prima di rientrare.
Però, dopo aver raggiunto l’apice del viaggio, con le meraviglie e la poeticità della natura del Grande Nord, la discesa è stata un lento rientrare nei ranghi della “civiltà”, della “storia” e della “cultura” europea.
Scrigni colmi di meraviglie e bellezza, certamente, ma anche espressione di una caotica prosaicità e di una “ferocia”, che la natura non conosce.
Una sorta di “ritorno alla realtà” che ha spento un po’ il desiderio di proseguire.
Poi, una volta giunto ad Oświęcim, le visite ai campi di Auschwitz e Birkenau – testimoni spietati ed eclatanti dell’orrore del quale siamo stati capaci – mi hanno fatto capire che il viaggio doveva finire lì: davanti a quel baratro non ho potuto che cercare il silenzio, con la fine del mio “beato” vagabondare e “spensierato turismo”.Gli ultimi due Paesi infatti li ho davvero attraversati tutti d’un fiato.
2. Cosa ti ha spinto a partire?
Per dirla in sintesi: un’idea vaghissima in testa su un “tempo sospeso” tutto per me e un concretissimo camper nel giardino.
3. Quali sono i vantaggi o le particolarità del viaggio in camper?
Per chi ama la vita all’aria aperta e nella natura, il camper, o simili, è “il” mezzo: una specie di giusto mix tra la tenda – che pianti dove ti fermi, a piacimento, ma ti obbliga a radicali sacrifici e scomodità, oltre che a una velocità di trasferimento decisamente inferiore – e la camera d’albergo, con cucina e bagno inclusi – che ti assicura certe comodità, ma devi raggiungere, e spesso prenotare anticipatamente, influendo così necessariamente sul tuo itinerario e programma.
Con il camper sei libero di seguire l’andamento del tuo stesso vagabondare e delle tue preferenze.
Non ti devi preoccupare quotidianamente del vitto, dell’alloggio e del trasferimento: devi solo trovare il posto migliore per te dove passare la notte in mezzo alla natura. In sintesi è un continuo viaggiare, senza pause, soste, tappe obbligate che, soprattutto in solitaria, diventa quasi una sorta di “ritiro spirituale”.
Ad esempio, relativamente alle modalità concesse per la sosta notturna, si va da nazioni dove il pernottamento fuori dalle aree deputate (generalmente camping) è vietata, a quelle dove la libertà di sosta è un diritto “costituzionale”, come nei paesi nordici.
In Norvegia ad esempio vige l’Allemannsretten (“Il diritto di ogni uomo”) che appunto permette di campeggiare liberamente ovunque, anche in terreni privati, a patto di rispettare alcune regole. Per inciso, se aggiungi a questo che la Norvegia è spettacolare e anche dotata di buone aree di sosta spesso gratuite, si capisce perché sia considerata il paradiso dei camperisti.
4. Quali, invece, le sfide?
Più che sfide, la vita “nomade” obbliga naturalmente a delle rinunce e ad alcune scomodità, rispetto al viaggiare più tradizionale con l’utilizzo di strutture di accoglienza come alberghi, b&b ecc.
Parte integrante del viaggiare in camper è poi la questione “tecnologica e impiantistica”: riscaldamento, raffreddamento del frigo, elettricità, gas e acque, incluse quelle dei servizi (cosiddette acque grigie e nere) che bisogna imparare a gestire nel corso del viaggio, individuando i luoghi di carico-scarico ecc.
Poi c’è la questione “connessione internet” da considerare, anche se negli ultimi anni, grazie al potenziamento delle reti e alla normativa europea del traffico dati minimo garantito dal proprio provider nazionale, si è molto semplificata, visto che per molti, quella quantità di GB è più che sufficiente. Nel 2015 io dovevo invece combattere con il segnale della parabola satellitare – dopo aver sottoscritto un contratto ad hoc.
Metto per ultima la questione “sicurezza” che forse è l’argomento che più potrebbe preoccupare un aspirante camperista solitario. A parte adottare alcuni accorgimenti tecnologici e il buon senso sulla scelta dei luoghi di pernottamento, devo dire che nei 30.000 chilometri di tragitto non mi sono mai sentito in pericolo, oltre a non aver subito nessun episodio di furto o effrazione.
5. Hai poi ripetuto l’esperienza del camper in giro per il mondo o la ripeterai in futuro?
6. Quali consigli pratici daresti a chi avesse voglia di fare la tua stessa esperienza di viaggio in camper?
Ognuno ha il proprio stile e obiettivi di viaggio, tempistiche, logistiche, preferenze e preoccupazioni personali, quindi è difficile dare consigli sulla “vita in camper” o su una simile esperienza in solitaria.
Frequentando gruppi di camperisti ci si accorge, come avviene in tutti gli ambiti, della grande varietà di atteggiamento: si va da quelli che si muovono da-campeggio-a-campeggio, agli adoratori della sosta libera che entrano in un campeggio “solo sotto tortura”; chi cerca la natura selvaggia, chi le città, la cultura, il cibo, le tradizioni locali, lo sport; chi è incline a macinare chilometri e chilometri ogni giorno e chi fa piccoli spostamenti quotidiani…
Direi però che c’è una cosa che accomuna tutti i camperisti: non baratterebbero l’esperienza che quel mezzo permette con nessuna altra modalità di viaggio.
Non saprei dire se sia più o meno costosa dell’appoggiarsi a strutture esterne per il vitto, l’alloggio e i trasferimenti, ma di certo è una modalità che ha dei costi: carburante prima di tutto, oltre al costo del mezzo di per sé, che deve essere adatto al tipo di viaggio che si intende fare.
Viaggiare è facile, viaggiando.
7. Quali sono, invece, gli errori più frequenti che i “neofiti” del camper dovrebbero evitare?
Forse però ne darei uno generale sul “prima di partire”, ovvero di evitare gli estremi della totale non-programmazione, come quello opposto della eccessiva pianificazione del viaggio.
Oltre naturalmente a prendere confidenza con l’impiantistica, è bene ad esempio informarsi sulle normative (in particolare stradali) e le regole di accesso e di comportamento prima di entrare in un Paese straniero o una particolare zona. Ma non serve predisporre un programma preciso nei dettagli sulle tappe, minuziosi itinerari da seguire, sulle cose “imperdibili” da vedere… se no non si parte più: il viaggio saprà condurti!
Insomma non preoccuparsi troppo: se si viaggia in Europa, una soluzione a qualsiasi problema o necessità del camper, la si trova.
Il secondo più che un consiglio è una specie di preghiera. Il camper è un mezzo di libertà per il nostro “spensierato” turismo ma, a meno che non sia un piccolo van, è grosso e “lento” e si muove su quelle stesse strade usate da chi ci vive e ci lavora: diamo strada, quando possiamo, ad auto, camion, pullman… Questa “discrezione” è la versione “su strada” di un atteggiamento che considero indispensabile per essere buoni camperisti: minimizzare l’impronta del proprio passaggio, rispettando i luoghi attraversati, siano essi natura, città, aree di sosta.
8. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Come dicevo il viaggio del 2015 mi ha fatto scoprire la Norvegia che da allora è diventata non solo la principale destinazione dei miei viaggi in camper, ma anche il luogo che confido possa diventare presto la mia “seconda casa”, trascorrendo lì circa sei mesi all’anno.
In questi anni, non solo mi sono orientato lavorativamente al “nomadismo digitale” con consulenze che mi permettono di lavorare per lo più “da remoto”, ma ho anche immaginato e testato un’attività del tutto diversa da quella che pratico professionalmente: l’accompagnamento in Norvegia con il mio camper.
Una sorta di skipper non di barca ma di camper appunto, con gli ospiti che atterrano e decollano da un aeroporto norvegese e, tra arrivo e partenza, visitano le zone che preferiscono, adattando e decidendo il programma giorno per giorno, anche sulla base di alcuni consigli da parte mia, con qualche plus di documentazione del viaggio: foto, video, riprese dal drone, tracce GPS ecc.
Una modalità di viaggio che credo possa essere interessante per qualche tipo di viaggiatore: ad esempio chi fa del viaggio un lavoro – come fotografi, giornalisti, youtuber, videomaker ecc. – ma non può occuparsi anche della guida e della gestione del camper, perché deve lavorare, nel frattempo. Chi vuole vivere un viaggio “en plein air” ma senza doversi far carico del mezzo, per una qualsiasi delle tante possibili ragioni. Chi desidera alternare modalità di viaggio diverse, magari facendo un tratto in camper e uno con zaino in spalla, senza doversi preoccupare del destino del camper. O anche chi – singolo o anche in coppia – non se la sente di affrontare “da solo” un viaggio in quel Paese, ma ha voglia di vivere un’avventura norvegese fortemente “immersiva”.
In ogni caso il progetto “casa-Norvegia” è sempre più impellente e l’amore per quel Paese, frequentandolo, è cresciuto negli anni.