Esiste il Viaggio Hippy 2.0? Dario sta andando a cercarlo.

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Dario ha deciso di ripercorrere il Vuaggio Hippy, come negli anni ’70, ma con la consapevolezza  di adesso ed un tocco di 2.0. Volete seguirlo? Camminate con lui o andate sul suo sito http://ifyougoin.weebly.com.

1. In un solo uomo tre vite, cosa ti ha fatto passare dall’una all’altra?

E’ una domanda difficile e piena d’insidie, perche’ mi costringe a parlare di me. A farmi passare da una vita all’altra sono sempre state delle figure speciali, delle persone.

La mia prima vita si concluse con un ginocchio che fece crack, e la seconda iniziò all’insegna di una sfida. Sapevo che avrei voluto scrivere, che quella era la mia comfort zone; ma scelsi di studiare fisica, un po’ per gioco e un po’ per mettermi alla prova. Erano anni in cui mi addentravo a tentoni nel misticismo, e mi sembrava che la scienza potesse insegnarmi la disciplina interiore che mi mancava. In questo senso, ebbe fondamentale importanza l’insegnamento di George Ivanovic Gurdijeff, che trasformò profondamente la mia percezione delle cose.

viaggio hippy

La mia seconda vita fu all’insegna di questa contraddizione: facevo qualcosa che mi costava fatica – studiare fisica – e scrivevo, strimpellavo, leggevo, per sfogare quell’accumularsi di tensioni interiori. Ma non bastava, così iniziai a viaggiare. E viaggiare, come tutti sappiamo, crea e distrugge, corrobora e spezza. Cambia. Così, nel rompersi di un legame molto bello e intenso, con una persona eccezionale, finì anche questa vita.

La terza, eccola. Inizia anch’essa con un incontro strano e imprevisto, con il sogno di un viaggio, e la consapevolezza di poter iniziare ad essere il cambiamento che per tanti anni ha continuato a maturarmi dentro. L’accettazione di una certa esigenza di nomadismo, di continua inquietudine spirituale, fanno di questa fase un momento di maggiore serenità. A volte per cambiare bisogna saper accettare, oltre che avversare aspramente.

2.Cosa ti ha spinto a scegliere di fare il viaggio hippy, una persona, un libro un momento?

Anche questa scelta, come tutte le altre, è maturata dentro di me nel corso di mesi. Sicuramente ha giocato un ruolo importante la voglia di andare ad Est, come impulso interiore, verso quel mondo che per primo rivolse la sua attenzione allo spirito.
Poi, la lettura dei capolavori della Beat Generation: Kerouac, Ginsberg, Burroughs. Con il passare dei giorni si è creata in me la consapevolezza che qui, attorno a noi, c’è una voglia di cambiamento condivisa. Ed è una voglia forte, di ribaltamento del paradigma capitalistico-materialista, che si esprime nelle forme più disparate: dalla Macrobiotica agli Ecovillaggi, alle Comuni, ai Moneyless Travelers, alle Economie Collaborative, al Couchsurfing e così via.
Si è dispiegato di fronte ai miei occhi, come per magia, un concatenarsi di sogni. E tutti questi, secondo me, affondano le loro radici nella più grande rivoluzione culturale dell’era capitalistica: il movimento Hippy degli anni ’60, che sfocio’ quello Freak degli anni ’70.

Ripercorrere quella strada, che i primi Intrepids consideravano come la via verso la vera Terra Promessa, verso un mondo in cui il sistema di potere non fosse totalmetne avverso a reprimere una cultura basata sulla condivisione e sull’uguaglianza, assume quindi un senso molto forte. Significa, per me, andare alla ricerca di un sogno perduto. Per vedere cosa ne è rimasto.viaggio hippy

3. Non hai paura di attraversare paesi che ai nostri giorni non sono più sicuri come l’Afganistan o l’Iran?

Sinceramente, no. Non è una questione di incoscienza, ma di fiducia. Non penso che attreverserei né attraverserò l’Afganistan, proprio perché sarebbe troppo pericoloso. Ma l’Iran non mi fa paura. Credo che la paura non debba far parte del bagaglio di un viaggiatore. La prudenza, in dosi ragionevoli, sì.

4. Secondo te perchè le persone hanno smesso di essere hippy e di fare questo viaggio dentro sè stessi?

Questa è una domanda da un milione di dollari. Credo che i motivi principali siano due. In prima battuta, un certo tipo di cultura, “la” cultura, ha saputo giocar bene le proprie carte contro la rivoluzione degli anni ’60-’70, costringendo gli hippies e tutti i movimenti simili a perdersi per sentieri poco felici. In questo senso il sogno borghese ha trionfato sul sogno hippy.

In secondo luogo, il viaggio è finito perché un’epoca è finita, e si sono trovate nuove forme di espressione di quell’esigenza, credo. Il viaggio in autostop, con poco bagaglio e la voglia di trovare sé stessi, è oggi considerato anacronistico. Chi cerca sé stesso lo fa con le gambe incrociate in una camera silenziosa o in giardino. Gli altri, la maggior parte dei contemporanei, sono troppo impegnati a cercare di possedere cose, e non hanno tempo ed energie per chiedersi CHI è, in fondo, che vuole possedere quelle cose. E perché.

5. Esiste l’hippy 2.0? tu scriverai un blog mentre viaggi?

Non ci giurerei. Di certo esistono altre realtà. Delle realtà che questa volta, dopo gli hipsters, i beatniks, gli hippies, i freaks, faticano a darsi un nome. Si chiamano Indignados, in alcuni casi, ma anche questa etichetta racchiude pochissimo di tutto il fronte “neo-hippy”. Il senso del mio viaggio è proprio questo, scoprire se esiste davvero l’hippy 2.0, se queste realtà ne sono l’espressione, come e quanto stanno andando più lontano degli hippies nei sixties.

Terrò un blog, che ho chiamato if you goin’ parafrasando una vecchia canzone di McKenzie che invitava i figli dei fiori a San Francisco per la Summer of Love. Vorrei che il blog fosse uno strumento per entrare e rimanere in contatto con le persone che incontrerò lungo la strada, ma anche e soprattutto un mezzo di condivisione.
Cercheremo di condividere, insieme a Flavia, che viaggerà e curerà con me il blog, e con chi vorrà scoprirlo insieme, cosa accade oltre le strutture sempre più fatiscienti della società in cui viviamo. Quali sono le soluzioni alternative al modello di vita che è venuto fuori da due rivoluzioni industriali, il boom economico e la rivoluzione tecnologica. Come si relazionano con la modernita’ ed il progresso.
Soluzioni che forse, come dice un’amica, potrebbero non essere l’alternativa, ma essere la via che non abbiamo mai avuto il coraggio di percorrere.viaggio hippy

6. Raccontami il progetto nello specifico, quanti mesi sarai in viaggio? Partirai con Flavia e chiunque vorrà unirsi?

Partirò con Flavia da Roma, in autostop. Avremmo potuto iniziare altrove, ma Roma è la città perfetta, per diversi motivi. Innanzitutto perché a Roma ho incontrato, per caso, proprio Flavia, che ha avuto un ruolo fondamentale nella mia decisione di mollare tutto e partire. Infine, perché partire da Roma per poi passare da Atene e mettere piede soltanto ad Istanbul sull’Hippie Trail, ci permette di camminare sui resti di due antichi e floridi imperi, che paradossalmente oggi sono entrambi messi in ginocchio dalla crisi profonda del capitalismo.

Nelle nostre previsioni c’è l’idea di rimanere in viaggio per almeno tre mesi, a partire dal primo Luglio; ma la strada, come si sa, riserva infinite sorprese. Ed in fondo è soprattutto per questo che viaggiamo.
Quindi il percorso di massima (in autostop, e senza tempi precisi è impossibile tracciarne uno preciso) sarà Roma-Brindisi, di lì in nave fino a Patras, poi Atene. In Grecia soggiorneremo in degli Ecovillaggi perché vorremmo osservare da vicino che importanza la comunità greca, profondamente dilaniata dalla crisi, dà a questo tipo di soluzioni economiche estremamente anti-sistema.
Risalendo la penisola fino ad Alessandropoli, salteremo il Bosforo e da lì, a Istanbul, inizierà l’, con delle modifiche obbligate. Vorremmo infatti passare da Konya, città sacra dei Sufi, e poi tornare sulla pista degli Intrepids in Cappadocia, attraversare il confine con la Georgia, l‘Armenia dei monasteri e del Monte Ararat e infine arrivare in Iran. Il primo obbiettivo, nella mia mente, è sempre stato arrivare a Shiraz. Il quarto grande impero sulla strada verso Est, dopo quello Romano, quello Greco, e quello Bizantino, è la Persia. E da lì in poi, chi vivrà vedrà, è impossibile pianificare.

7. Perchè vuoi trovare i viaggiatori prima e nn on the road?

In realtà non voglio trovare dei viaggiatori prima. Ho sempre viaggiato da solo, e il viaggio solitario è un’esperienza senza paragoni. Non credo esista sensazione di libertà esteriore più grande del poter alzarsi al mattino, mettere lo zaino in spalla e tuffarsi sulla strada, con una meta qualsiasi, senza orari né programmi. E incontrare i fratelli sparsi lungo il percorso. Conoscere persone che non rivedrai mai più, con le quali vivi un rapporto intenso, paragonabile appunto soltanto, secondo me, a quello che si ha con un fratello. Essere compagni di viaggio.

Questa è la prima volta che parto con un’altra persona, dall’inizio. Ed è bello come lo è ogni prima volta, che porta con sé la curiosità e l’incertezza, ma anche perché questo viaggio è il frutto di un sogno che abbiamo scoperto di condividere, io e Flavia, completamente per caso. Non potrebbe non essere così.viaggio hippy

8. Cosa porterai con te? hai una idra di budget o nn ci hai mai pensato?

Ho già viaggiato in autostop diverse volte, anche se non per periodi così lunghi, quindi ho avuto modo di capire cosa mi serve e cosa no, sulla strada. Il mio fedele zaino sarà riempito di pochi, in prevalenza leggeri, vestiti. Poi strumenti di fondamentale importanza: coltello, sacco a pelo, accendino, fiaschetta per l’acqua, piccola torcia, binocolo (per un autostoppista, anche se può non sembrare, è fondamentale), carta e penna, il mio ukulele da viaggio, cartone e pennarelli per i cartelli, bussola, mappe, e poco altro.

Per quanto riguarda il budget ho deciso alla fine di lasciar fare al caso. L’idea è comunque quella di confidare totalmente nell’ospitalità che incontreremo lungo la strada, quindi cercheremo di mantenere le spese molto molto ridotte, e nel migliore dei casi si limiteranno alla nave per la Grecia, i visti e le emergenze che il percorso ci riserverà.

9. Quale è la cosa de viaggio hippy che secondo te aiuta di più a esplorare se stessi?

Il modo di vivere la strada, prima di tutto. L’autostop come filosofia di viaggio, l’ospitalità come filosofia di approdo, l’incontro come scopo dell’andare, la non-sistematicità, la transitorietà, l’apertura totale all’imprevisto e alla sorpresa. Quindi transitorietà, ascolto, apertura, libertà. Credo che siano, oltre che condizioni indispensabili di un viaggio che possa così tale, anche condizioni fondamentali per la ricerca. Ogni tipo di ricerca.

10. Quanto la destinazione influisce secondo te sul percorso interiore?

Soltanto ad un livello simbolico. Ciò che influisce veramente avviene dentro, ed è, a mio avviso, sempre catalizzato dagli incontri che si fanno lungo la strada. Viaggiare è un atto in due dimensioni: verticale e sotterranea. Può portare in zone alte o semplicemente un po’ più dentro di sé.
A volte, per aprirci ad una percezione interiore diversa, ci sono dei nodi che dobbiamo sciogliere, delle chiamate che dobbiamo avere il coraggio di ascoltare. Solo in questo senso, andare verso Est ha una funzione speciale, rispetto ad ogni altro viaggio. Come scrisse Hesse: “For our goal was not only the East, or rather the East was not only a country and something geographical, but it was the home and youth of the soul, it was everywhere and nowhere, it was the union of all times.” 

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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