Elisa: due anni in India a lavorare scoprendo un lato che molti non vedono
Elisa De Pascali, classe 1991. Sangue pugliese ed anima indiana. Il forte richiamo verso l’India arriva durante l’Erasmus, grazie al vicino di stanza indiano in Germania. Ascoltando ogni giorno storie e racconti di questo paese affascinante, mi avvicino sempre più alla storia e cultura indiana, di cui studio tuttora la lingua hindi. Dopo anni di avventure nel mondo, sento il bisogno di riscoprire il valore della mia terra, la Puglia. Torno a casa in Salento con l’obiettivo di mostrarne la bellezza al mondo e condividere il mio percorso attraverso il mio blog https://elisadepascali.com
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Cosa ti ha spinto a cercare lavoro in India?
La mia storia d’amore con l’India è frutto di una serie di coincidenze. Ho conosciuto l’India infatti durante l’anno di Erasmus trascorso a Bonn, in Germania, dove ho avuto la fortuna di avere un vicino di camera indiano proveniente dalla città di Nashik (città in cui mi sono poi recata spesso a visitare la sua famiglia). Proprio lui, Rishikesh, è stata la mia chiave d’accesso all’India, paese che fino ad allora non era minimamente tra i miei piani né pensieri. Le sue ricette, la preparazione del chai (il tradizionale tè indiano) pomeridiano, le videochiamate con la famiglia in cui le loro parole risuonavano come musica per le mie orecchie, mi hanno letteralmente rapita. In quel momento ho deciso che sarei andata in India. Tuttavia, ero ben sicura di non voler recarmi con una prospettiva da viaggiatrice bensì da persona che desidera conoscere e vivere il luogo come se mi appartenesse. Perciò la mia decisione di trovare un lavoro che mi ha poi trattenuta ben due anni e mezzo.
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Come è stato il tuo primo approccio con il subcontinente indiano ?
Questa è forse una tra le domande più ricorrenti che mi viene rivolta quando racconto la mia esperienza. E la risposta stupisce sempre tante persone. Sin da subito mi son sentita a mio agio. Sentivo che quello era il mio posto, e non volevo essere da nessun’altra parte. Nonostante fosse una realtà completamente diversa rispetto a quella a cui siamo abituati, molto coinvolgente e travolgente a tutti i livelli sensoriali, non ho mai avvertito la sensazione di straniamento. La magia del mio rapporto con l’India è stata proprio quella di sentirmi accolta senza chiedere nulla in cambio. Credo che il segreto sia stato quello di partire senza alcun tipo di pregiudizio o costruzione mentale e lasciarmi andare a tutto ciò che accadeva. Osservare, chiedere e capire prima di giudicare.
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Che lavoro facevi e dove vivevi ?
La prima volta sono partita per un tirocinio di due mesi per la mia ricerca tesi del Master (nel 2014 frequentavo un Master in Inghilterra) a Bangalore presso un’organizzazione no-profit che si occupa dello sviluppo dell’imprenditorialità (empowerment) delle donne. È stata un’esperienza che mi ha permesso di accedere a diversi strati della società indiani, soprattutto quelli meno abbienti, ed indagare le problematiche ricorrenti. Mi sono poi trasferita a Pune (città a circa 180 km da Mumbai) dove ho lavorato un anno e mezzo in un Centro Culturale facente capo ad un’agenzia di rilocazione. Pune è una città ormai gremita di espatriati e mi occupavo di sviluppare eventi ed attività che facilitassero l’accesso e l’integrazione degli occidentali nel contesto indiano. Durante gli ultimi 6 mesi del mio percorso in India ho gestito il Business Development di un’azienda tedesca con sede a Pune.
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Come si è sviluppata nel tempo la tua vita li?
Appena arrivata a Pune sono stata accolta dai miei colleghi che si sono poi rivelati i miei compagni di vita durante il periodo in India e con cui tuttora sono in contatto. Come spiegherò nella domanda successiva, Pune è una città molto occidentale e la mentalità del popolo indiano a Pune è molto aperta verso i nuovi arrivati. Non ho avuto problemi a creare rapporti sia con occidentali che con indiani.
Lavoravo dal lunedì al venerdì e la sera solitamente incontravo i miei colleghi ed amici. Il quartiere in cui ho vissuto, Koregaon Park, è un distretto ben fornito con ristoranti e locali di ogni genere. Nel fine settimana solitamente viaggiavo. Nel periodo dei monsoni (a Pune da giugno a fine agosto circa) la domenica solitamente è dedicata ai trekking fuori città per respirare l’aria rinfrescata dalle piogge.
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Che tipo di India hai conosciuto e quale è stata la tua reazione ?
La mia esperienza in India è stata una continua lotta tra l’India che tutti immaginiamo, fatta di santoni, villaggi sperduti tra i campi e templi e l’India inaspettata, delle grandi città che concorrono ormai con le più grandi metropoli internazionali.
Pune, così come Bangalore, sono molto lontane infatti dall’immaginario comune che si ha sull’India e che anch’io avevo.
Pune è “occidentalizzata”, una città aperta e in cui la forza del progresso è tastabile. L’alto numero di espatriati ha contribuito ad accelerare questo processo e creare un agglomerato internazionale dove è impossibile farsi mancare qualcosa: dal sushi alla serata in discoteca.
Ho cercato di rimanere sempre con i piedi per terra e vivere l’India secondo la mia attitudine e non per i privilegi che mi erano ‘concessi’ in quanto occidentale. Inoltre, ho vissuto i primi sei mesi in una famiglia indiana e questa esperienza mi ha aiutata a mantenere quel contatto autentico con la società e cultura indiana.
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Hai avuto modo di viaggiare molto nel paese che effetto ti faceva uscire da Pune?
Ho avuto la fortuna e possibilità di viaggiare tantissimo in India durante i fine settimana o periodi di ferie. Ho sempre viaggiato low-cost e spesso anche da sola, incontrando perciò tanti viaggiatori lungo il mio cammino. La sensazione che ancora oggi ricordo di quei viaggi è che avvertivo una forte differenza tra i viaggiatori che trascorrevano un periodo in India e me, che invece ci vivevo. Era come se appartenessi a quel luogo perciò i miei occhi guardavano con una prospettiva diversa anche in viaggio, e ogni rientro a Pune era come tornare a casa. Ho viaggiato da sud a nord soprattutto nella parte occidentale: Rajasthan, Punja, Ladakh, Goa, Gokarna, Kerala, Gujarat, per citarne alcuni. Ero poi solita trascorrere le festività indiane (ad esempio il Diwali a novembre che corrisponde al nostro Natale) a casa della famiglia del mio amico Rishikesh conosciuto in Germania dove ho avuto modo di entrare a far parte di una famiglia.
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Come mai dopo 2 anni non era più il posto dove volevi stare?
Vivere in India è stata per me la storia d’amore più bella che avessi potuto vivere e una parte del mio cuore sarà sempre lì. L’altra parte è sempre stata a casa, in Puglia, tra i miei affetti. Sono andata via dalla Puglia a 18 anni senza remore alcuna di lasciare casa. Anzi, non avrei mai pensato di rientrare in Italia. Ma sono stata lontana dai miei affetti per troppo tempo e ad un centro punto questa mancanza si è manifestata. Credo si trattasse soprattutto di mancanza di un punto fisso. La mia vita era infatti una valigia sempre aperta e mi chiedevo quando mai mi sarei fermata. Ho deciso così di fare un salto, quello che mai avrei immaginato, e tornare a casa. Era il 2017 ed era anche il periodo in cui la Puglia iniziava a farsi notare sempre di più come destinazione turistica. Perciò sono tornata con la consapevolezza di voler investire la mia esperienza all’estero nel mio territorio e fino ad oggi non rimpiango questa scelta. Questa esperienza mi ha insegnato ad essere flessibile e riuscire a cambiare i miei piani precompilati perché alla fine la vita è tutto ciò che accade giorno dopo giorno.
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Quali sono i tuoi programmi oggi?
Inseguire i miei sogni. Ho lavorato in un’agenzia di turismo esperienziale fino allo scorso febbraio ed ero pronta per una nuova sfida professionale in un hotel quest’anno. Sebbene l’emergenza Covid-19 abbia sospeso momentaneamente questo progetto, in quarantena ho dato vita al mio blog di viaggi https://elisadepascali.com, un sogno da anni nel cassetto ma al quale non avevo mai avuto il tempo e lo stimolo per dedicarmici.
Racconto la mia esperienza di vita in India e allo stesso tempo le bellezze della mia terra, la Puglia, che non finisce mai di stupirmi anche dopo anni. Il nostro patrimonio culturale e territoriale è una risorsa infinita che cerco di diffondere e condividere. Allo stesso tempo, credo infatti nel grande potenziale sia della Puglia che dell’India per gli italiani e mi piacerebbe creare e sviluppare un ponte turistico tra questi due territori, forte anche della mia conoscenza del paese indiano, di cui studio anche la lingua hindi.
‘Si parte per conoscere il mondo, si torna per conoscere se stessi’ cantava Niccolò Fabi. Queste parole sono il mantra del mio percorso.