Daniele e la “Iceland Traverse” superare i propri limiti e supportare progetti

Nicole Tirabassi Pubblicato il

Daniele Matterazzo, lo abbiamo intervistato tempo fa, dove ci raccontava del suo precedente progetto per superare i suoi limiti e della sua storia personale, che dopo un grave infortunio l’ha portato a inseguire sfide e raccogliere fondi.

1. Piacere di rincontrarti, Daniele. Come stai e come hai trascorso il tempo dall’ultima volta che ci siamo sentiti? 

Ciao ragazzi di ”Viaggiare Da Soli”! Tutto bene. Grazie per questa nuova intervista.

Se non ricordo male, l’ultima volta che ci siano sentiti risale a circa un anno fa, un po’ come ora che sto attendendo che la mia nuova avventura abbia inizio. In questo lasso di tempo, ho cercato di trascorrere il più tempo possibile immerso nella natura e, dallo scorso inverno, ho avuto modo, fortunatamente, di dedicarmi a una serie di attività diverse: il corso di alpinismo base, qualche nottata passata con amici tra bivacchi alpini ed escursioni, ho percorso nuovi cammini italiani (minori), ho partecipato a un progetto sociale in bicicletta a giugno e ho raggiunto l’altitudine di oltre 4500 metri al rifugio più alto d’Europa sul Monte Rosa.

Mi sto dando da fare, non posso lamentarmi. Potrei fare di più, ma il lavoro e le finanze non sempre lo permettono, soprattutto  se il tutto viene svolto in modo continuativo, come piacerebbe a me.

2. Quali sono stati i progetti sociali portati avanti dall’agosto scorso a oggi?

Nell’agosto 2022 ho completato l’ultimo cammino chiamato Kungsleden Trail, nella Lapponia svedese. Una sfida che mi ha dato molte soddisfazioni. Quest’anno, tra maggio e giugno, ho deciso di intraprendere un nuovo progetto sportivo di raccolta fondi, stavolta senza camminare. Cercavo da tempo una sfida nuova, che mi facesse uscire dalla mia zona di comfort e mi consentisse, con il poco tempo a disposizione, di percorrere lunghe distanze in modo sostenibile. Ho pensato che la bicicletta fosse il mezzo ideale per raggiungere questo scopo.

Sono partito da Parigi alla fine di maggio, dal primo ospedale nato nel mondo nel 1877, con l’intenzione di arrivare in una decina di giorni a Padova, la mia provincia, passando per la Francia, le Alpi svizzere e il nord Italia. Il tragitto era di 1200 km e collegava due strutture ospedaliere importanti. Il mio obiettivo era di raccogliere fondi a sostegno dei bambini e delle famiglie in cura all’ospedale pediatrico di Padova. Sono riuscito a raggiungere la meta e a superare ampiamente la cifra prefissata per la donazione.

3. Qual è il tuo prossimo progetto e quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

Il mio prossimo progetto inizierà il 4 agosto 2023 e consisterà nel camminare in autonomia attraverso tutta l’Islanda, raccogliendo fondi per Emozionabile ETS (www.emozionabile.it).

Partirò dalla città di Akureyri, sulla costa nord dell’isola, e mi dirigerò verso la cittadina di Skogar, sulla costa sud, dopo aver percorso 400 km in alcune settimane. Percorrere a piedi lunghe tratte rimarrà sempre la mia passione più grande, ma non escludo di provare in futuro altri contesti sportivi. Il mio sogno è di continuare a esplorare ambienti sempre più difficili e sfidanti, possibilmente sostenendo anche cause sociali e tematiche che mi stanno a cuore. Ho in mente già da tempo alcuni cammini in terre e ambienti sempre più ostili e avventurosi.

Un giorno spero di poter vivere esclusivamente delle mie passioni e dedicarmici a tempo pieno, invece che saltuariamente come accade ora. Per il futuro ho anche qualche idea nel campo della disabilità e dell’inclusione sportiva e spero di diventare un punto di riferimento in questo settore, per poter ispirare, consigliare e avvicinare altre persone. Sono convinto che i miei futuri cammini e progetti renderanno questa visione sempre più concreta e definita.

4. Sappiamo che partirai e camminerai, come al tuo solito, da solo. Ma sappiamo anche di una novità. Ti va di anticiparci qualcosa?

A una settimana esatta dalla mia partenza, l’amico e atleta paraclimber, Simone Salvagnin di Schio (VI), affetto da retinite pigmentosa dall’età di 13 anni, percorrerà a piedi lo stesso mio percorso in Islanda, assieme alla sua compagna e a un altro amico esploratore

Io e Simone ci siamo conosciuti a gennaio 2023 durante un trekking in montagna e, condividendo sogni e progetti futuri, abbiamo scoperto di avere entrambi un’attenzione forte per quell’isola. L’idea iniziale era di partire insieme e da soli, camminando l’uno accanto all’altro, ognuno con la propria disabilità, cercando di aiutarci reciprocamente lungo l’intero tragitto. Purtroppo, gli impegni sportivi di Simone e i miei impegni lavorativi hanno impedito di realizzare questo progetto, ma non ci siamo arresi e abbiamo trovato un modo per mantenere la nostra promessa, rispettandone gli aspetti più importanti. Abbiamo così creato un nuovo progetto con una luce ancora più ampia di prima: due amici, due disabilità, lo stesso percorso affrontato a una settimana di distanza a sostegno della medesima raccolta fondi.

5. Come hai scelto l’Islanda come destinazione per il tuo prossimo progetto e cosa ti aspetti da questa esperienza?

L’ Islanda , ce l’ avevo in testa da un po’, soprattutto dopo il mio ultimo cammino in Lapponia, dove ho scoperto il fascino delle terre fredde e nordiche, dove la natura e i suoi elementi sono i veri protagonisti. Quest’isola, situata all’interno del Circolo Polare Artico, sembrava avere tutto quello che cercavo e non ho esitato a sceglierla quando ho visto che era il territorio che più si avvicinava a ciò che avevo in mente.

Ho letto sul web di una traversata dell’Islanda, la “Iceland Traverse“, che sembra essere la cosa più selvaggia e avventurosa che si possa fare in termini di escursionismo in Islanda (e forse anche in Europa) e la cosa mi ha attratto molto. Sarà una nuova grande avventura che si svolgerà su un tracciato molto tecnico, esposto ai repentini cambiamenti meteorologici causati dai forti venti e dalle famose piogge incessanti che caratterizzano la nazione. Il cammino prevede di essere svolto in autonomia, trasportando su uno zaino tenda, materiali, attrezzature e scorte di cibo.

Una nuova sfida con il solito “brivido in più”: a occuparsi di assicurarmi riparo e prepararmi del cibo nei circa 20 giorni richiesti per la completa attraversata ci sarà il mio solito e unico braccio 🙂

6. Come ti prepari fisicamente e mentalmente per affrontare un’impresa piuttosto impegnativa come quella prevista in Islanda?

Devo essere sincero, non mi preparo mai più di tanto fisicamente, né tanto meno mentalmente. Cerco solo di arrivare preparato, cercando di anticipare o prevedere tutte le sfaccettature di cui è composta l’avventura, studiando preventivamente a tavolino tutte le sue peculiari caratteristiche simulando al meglio le situazioni che potrei incontrare, da casa o in ambienti vicini.  Camminare in terre selvagge è  la mia più grande grande passione e per ora, diciamolo, mi è sempre riuscito bene farlo. Faccio sport e attività in natura in modo frequente e confido che la prestanza fisica non mi tradisca, sostenuta dalla mia sana e tanto amata cocciutaggine e volontà di riuscire (componenti che han sempre giocato ruoli fondamentali nelle mie avventure). Sono ampiamente convinto che tutti  i momenti difficili e di smarrimento attraversati in adolescenza dopo il mio incidente stradale, mi abbiano in qualche modo temprato e forgiato e mi risulta difficile abbattermi con facilità o demordere anche  quando affronto simili scenari o  mi trovo in difficoltà.

7. Puoi raccontarci di più sull’associazione “Emozionabile” e sul lavoro che svolge?

Emozionabile ETS è un associazione no profit che opera nel territorio promuovendo attività ed esperienze per persone con disabilità. In un qualche modo il nome dell’ associazione descrive bene il loro intento ed è proprio questo ciò di cui si occupa: far emozionare le persone, al di là della loro condizione di disabilità.

Sono numerosi i servizi offerti e messi a disposizione dall’associazione e ho scelto di sostenerli affinché possano continuare il loro operato.

Sono convinto che lo sport, le attività e lo stare assieme siano il miglior modo per creare aggregazione tra le persone e generare facilmente emozioni in grado di smuovere anche le montagne più alte e aguzze che abitano dentro ognuno di noi. E al di là di ogni limite o difficoltà.

8. Come possono le persone supportare la raccolta fondi e seguire l’avventura?

La raccolta fondi è già attiva e presente sul sito Rete Del Dono a questo link

I link e i collegamenti della raccolta fondi saranno presto riportati all interno delle mie pagine Instagram e Facebook @walkinscape, dove giornalmente condividerò una sorta di diario di viaggio in cui racconterò l’avventura, attraverso stories e post.

9. Qual è il messaggio che vorresti trasmettere al mondo attraverso le tue imprese sportive e la tua storia personale?

Credo fermamente che la maggior parte dei limiti prendano vita nella testa delle persone ed è lì che trovano inizialmente terreno fertile per diffondersi, stabilizzarsi o ingrandirsi.

È quindi la testa il luogo dove serve ritornare per riuscire a estirpare dalla radice il concetto limitante e ritornare a vivere con serenità. Il messaggio di cui mi faccio portavoce attraverso i miei progetti è non arrendersi mai.
Per quanto certe questioni o limiti  possano essere (o sembrare) insormontabili, c’è sempre un modo per riemergere.
Nel mio caso specifico, sfidare la mia condizione di disabilità mi ha permesso di uscire dal labirinto mentale e negativo che per più di 15 anni mi ha tenuto prigioniero e prendere coscienza di quanto potessi fare effettivamente anche senza l’uso di un braccio. La buona riuscita saremo noi a crearla, così come siamo noi a dare valore e grandezza al nostro limite. Tutto è quindi soggettivo: un enorme limite può dissolversi in un istante e divenire un valore aggiunto.

10. Hai qualche consiglio o suggerimento per chi volesse cimentarsi in imprese sportive simili alle tue? 

L’unico consiglio mi sento di dare è conoscersi a fondo prima di ogni decisione.

Ci sono tantissimi cammini ed esperienze che offrono la possibilità di iniziare a misurarsi con se stessi e permettano di avanzare per gradi di difficoltà sempre maggiori. L’Iceland Traverse NON è di certo il  percorso più adatto per iniziare. È importante avere un background di conoscenze alle spalle ed essere dotati di materiali e attrezzature leggere, ben performanti. Saper leggere una mappa, destreggiarsi in territori selvaggi, accettare eventuali complicazioni durante il percorso, vivere condizioni meteorologiche avverse, trasportare uno zaino pesante per giorni, sono solo alcune delle sfaccettature che ritroviamo in questa tipologia di esperienze. Bisogna avere chiaro ciò a cui si va incontro studiando e pianificando al meglio l’intero percorso con tutti suoi possibili imprevisti. Partire con dei compagni di viaggio e non essere soli sicuramente può risultare un grande aiuto. Ma tutto sarà sempre in funzione di ciò che stiamo cercando e cosa vogliamo portare a casa con noi dal nostro viaggio.

La traversata di Daniele è aiutata e sostenuta in parte il da Fondazione Mazzola, nata nel 2018 a Milano, supporta progetti impegnati nel promuovere l’attività fisica – continuativa e di qualità – e renderla accessibile per tutti, in particolare per le persone con disabilità, al fine di migliorare la qualità della vita e le abilità (fisiche, cognitive, sociali, relazionali), riducendo la sedentarietà e l’inattività.

Nicole Tirabassi

nicoleti83@gmail.com

Per lavoro vivo con e nel Web per aiutare altre professioniste a riprendersi tempo, libertà, sogni. Quando non esploro la Rete, probabilmente sto saziando la mia fame di conoscenza viaggiando nel mondo reale. Cerco sempre di trovare soluzioni per farlo in maniera sostenibile. Umorismo, meditazione e connessione umana sono alla base del mio rapporto con la vita. Di tutto questo, ormai, non potrei più fare a meno.

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