Chiara: vivere in un monastero buddista in Cina

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Sono Chiara, una ragazza di 27 anni che un anno fa è partita per un viaggio zaino in spalla in solitaria in Asia per trovare me stessa e per esplorare e capire questo misterioso continente. Il mio viaggio è iniziato con un monastero buddista in Cina dove ho vissuto per un mese e non è ancora finito. Potete seguire le mie avventure su http://instagram.com/findme_in_asia

  1. Pechè una ragazza poco più che ventenne sente il desiderio di andare in un monastero buddista in Cina?

Avete mai provato una sensazione di formicolio alla pancia verso qualcosa di nuovo ed emozionante? Dal momento che ho capito che avevo la possibilità di fare una esperienza simile nella mia vita non mi sono guardata indietro ed ho fatto di tutto per realizzarla.

L’estremo oriente e i suoi misteri mi hanno sempre attratto e affascinato e l’idea di entrare in un mondo che per noi occidentali è ancora sconosciuto o quasi proibito ha acceso quella volontà che mi porta ancora adesso avanti. 

  1. Come li hai contattati prima di arrivare?

Ho trovato una mail in un sito di volontariato e ho provato a scrivere.

Il resto è tutto merito di fortunate coincidenze e destino: una ragazza cinese che risponde una volta ogni due mesi, un’unica e breve riposta che arriva nel momento giusto, e un tempio che nasce attorno ad un albero di Ginkgo Biloba (il mio albero preferito).

Tutto questo, con una buona dose di buona volontà, mi ha permesso di vivere questa avventura. Raggiungere il tempio non è stato affatto facile: non ero certa che mi avessero accettata (mi avevano risposto solo una volta), contavo solo su un piccolo bigliettino di carta con scritto in cinese il nome della mia destinazione, non avevo internet o mappe e dovevo prendere 3 autobus locali.

Quando sono arrivata nessuno mi aspettava, ma mi hanno accolto lo stesso con gentilezza e sorrisi, dandomi vitto e alloggio.

 

  1. Ci racconti la tua giornata tipo al monastero?

Alle 3.30 del mattino venivo svegliata dal suono dei tamburi delle torri, che annunciavano una nuova giornata, avevo quindi il tempo per lavarmi i denti, indossare la tunica velocemente e composta andare nella sala per i canti del mattino.

Il tempio si ergeva attorno ad un albero di Ginkgo Biloba di 1400 anni. Era davvero un complesso maestoso e grande, al suo interno aveva una sala da te e una sala da pranzo dove si ricevevano gli ospiti. I dormitori delle donne erano separati da quegli degli uomini, e lo Shifu (il maestro) viveva in un’altra ala del tempio a parte. A guardia dell’entrata di notte c’erano dei cani che non facevano entrare o uscire nessuno.

Dopo colazione era l’ora delle pulizie generali, ognuno aveva compiti precisi, chi spazzava le foglie, chi lavava il pavimento o chi come me puliva i 50 tavoli del pranzo (prima acqua calda poi acqua fredda).

Finita l’ora delle pulizie ognuno si dedicava ai suoi compiti individuali. Io mi occupavo di aiutare con le traduzioni, ma soprattutto avevo l’onore di seguire il maestro Shifu durante gli impegni sociali e fotografare la vita nel tempio come documentazione.

Un cupo gong preannunciava l’orario dei pasti (colazione alle 6.00, pranzo alle 11.00 e cena alle 18.00) al cui suono bisogna lasciare il proprio lavoro e presentarsi in sala comune. I pasti erano regolati da rigide regole sul come muoversi, dove andare, come riporre ciotola e bacchette. Non si poteva parlare durante i pasti, e non si poteva sprecare cibo.

Si praticava poi un ora di meditazione prima di cena nella sala comune. Alle nove si spegnevano le luci e si andava a dormire.

  1. Cosa ti ha insegnato questa esperienza?

Quando non puoi vederti allo specchio per un mese, ti dimentichi del tuo aspetto esteriore a vantaggio di quello interiore! Quando riguardo le mie foto nel tempio e le paragono alla ragazza che era arrivata, con tanti vestiti e truccata come quelle della mia età, quasi faccio fatica a riconoscermi.  Nel tempio ero struccata e con soli due cambi di vestiti per un mese. Poco curata fuori ma allo stesso tempo conducevo una vita più vera e semplice, meno materialista, meno basata sul giudizio estetico ma più sulla mia persona e sull’aiutare gli altri.

Ho imparato inoltre ad apprezzare le piccole cose della vita. Ad esempio il semplice fatto di trovare uvetta al mattino assieme al riso, avere acqua calda per la doccia, o fare due parole con qualcuno mi rallegrava la giornata.

5. A chi consigli questa esperienza?

A chi si sente perso come me, e ha bisogno di ritrovarsi. Soprattutto a chi non cerca un semplice viaggio esteriore ma è in cerca di quel qualcosa in più che ti permette di crescere anche interiormente.

  1. Come è proseguito il tuo viaggio in Asia?

Voi credete nel destino? Io non ci credevo, ma viaggiando sto imparando a raccogliere gli indizi del mio futuro e a seguire le mie idee e la mia vita.

Dovevo viaggiare per soli tre mesi ma ormai è un anno che sono in viaggio! È proseguito tra lunghe ore in bus locali, avventure di ogni genere e persone straordinarie.

In questo anno mi sono lasciata trasportare dal vento, passando per Indonesia, Tailandia, Vietnam, Laos e Cambodia. Ho sempre viaggiato lentamente, cercando di vivere con i locali e aiutarli come potevo.

  1. Che programmi hai ora?

Ora sono in Cambogia, in una bellissima spiaggia deserta, ma fra una settimana volerò in Myanmar.

Dopo il Myanmar ho intenzione di fermarmi e tornare a casa per un poco, rivedere la famiglia e mangiare un buon piatto di pasta al pomodoro!!

  1. In questi mesi in che modo è cambiato il tuo approccio al viaggio?

Ora vedo il viaggio come uno stile di vita, non più come una vacanza, ho una mia routine giornaliera che ho sviluppato nel tempo che so che mi fa star bene, fatta di yoga, meditazione e lettura, ma soprattutto ho imparato a non saltare più da una meta all’altra ma a fermarmi e guardarmi attorno. Molte volte passo il mio tempo seduta a guardare la gente che passa. È sorprendente vedere quante cose si possono imparare quando ci si ferma.

  1. Cosa porti con te?

Uno zaino sicuramente più leggero fisicamente (ebbene ho lasciato pezzi del mio bagaglio in giro), ma più pieno di vita ed esperienze.

La meditazione: quando ho scoperto i benefici che può dare a livello fisico e mentale ho capito che dovevo portala con me, nella mia quotidianità.

E porto con me la vera me stessa! Viaggiando da sola ho imparato a conoscermi un poco di più ed apprezzarmi per ciò che sono, perché è vero che serve perdersi e uscire dalla propria zona di comfort per capire chi siamo veramente.

Dal 11 al 17 Luglio puoi scegliere di fare tutta la settimana o i due eventi singolarmente

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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