Che cosa è il Canned Hunting e perché non si toccano gli animali selvaggi

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Che cosa è il Canned Hunting?

Questa pratica è poco in Italia, si tratta di un tipo di caccia da trofeo ossia per così dire “turistica” che si svolge a piedi, ma gli animali non si trovano liberi nel loro stato naturale bensì sono in riserve private e sono stati “abituati” agli uomini. È una pratica che viene attuata prevalentemente con felini e in maniera più sostenuta in Sudafrica.

I felini in natura sono piuttosto diffidenti nei confronti degli umani e vedendoli molto più lenti e indifesi di loro li considerano spesso delle prede. Ma se prendiamo degli animali selvatici quando sono ancora molto cuccioli e li teniamo a stretto contatto con gli umani loro in poco tempo con queste figure e non avranno più timore, anzi potrebbero alla stregua del branco. Ad esempio ci molti finti santuari in cui viene concesso di coccolare i cuccioli ed in alcuni casi persino di al biberon, questo crea un attaccamento verso gli umani care giver e una familiarità verso gli altri uomini, e nel momento in cui un leone camminerà nella riserva e vedrà un uomo a piedi non lo come minaccia e non lo attaccherà fuggirà via. Questo permetterà al cacciatore codardo d’avere più tempo e anche facilità nel cacciarlo e nel portarsi a casa la sua testa trofeo.

Si stima che circa 8000 dei felini selvatici allevati nei finti santuari Sudafricani, siano poi venduti alle riserve private per essere uccisi in operazioni di Canned Hunt.

Avendo soddisfatto la loro “quota carina” per le coccole dei cuccioli, gli animali vengono quindi utilizzati per i famosi tour a piedi. È qui che i turisti e volontari portano i leoni ammaestrati a fare una passeggiata, pensando di vivere l’esperienza della fauna selvatica per eccellenza. Molte agenzie di viaggio organizzano questi tour e traggono profitto dal portare visitatori in queste strutture. In realtà, loro e i turisti stanno solo finanziando e promuovendo un’industria vergognosa e omicida fatta sulla pelle degli animali.

Secondo i ricercatori, pochissimi programmi di reintroduzione di leoni hanno avuto successo con i leoni allevati in cattività in Sud Africa. Gli etologi infatti avvertono che i leoni allevati in cattività non sono adatti per il rilascio in Natura. Inoltre, dicono che non è necessario poiché le popolazioni di leoni selvatici sudafricani sono stabili.

  • I cuccioli vengono spesso separati dalle loro madri a pochi giorni di vita. Ciò provoca uno stress estremo sia per la madre che per i cuccioli.
  • In altri casi, la madre avrebbe potuto essere precedentemente anche lei un «cucciolo da coccole» presso la struttura. In questo caso, viene utilizzata per “allevamento industriale” per produrre da due a tre cucciolate in un anno. Un processo estremamente innaturale che causa un’enorme sofferenza (una leonessa, in Natura si riproduce solo ogni 2/3 anni)
  • I cuccioli sono abituati a invogliare i turisti ad accarezzarli e farsi fotografare con loro. Non viene data alcuna considerazione alla salute del cucciolo, al suo bisogno di stare con la mamma o al fatto che possano effettivamente apprezzare il processo innaturale di interazione con il turista.
  • I cuccioli di leone e di altri felini selvatici sono naturalmente divertenti e amano giocare tra loro. Se non si “comportano” così, per i loro visitatori umani, di solito vengono picchiati dal personale.
  • I grandi predatori, come i leoni e le tigri, sono spesso deliberatamente sedati durante le visite turistiche, quindi le foto possono essere scattate da vicino mentre li si coccolano o addirittura ci si sdraia sopra.

Il Sudafrica ha attualmente circa tre volte più leoni in cattività che in natura. Si stima che ci siano ovunque tra 8.000 e 15.000 predatori, tenuti in piccoli recinti su ciò che è stimato essere ben oltre 250 strutture di allevamento di predatori in cattività in tutto il paese.

Questi animali vengono sfruttati in ogni fase del loro ciclo di vita e nonostante le affermazioni degli allevatori, questo settore non ha nulla a che fare con la conservazione. Migliaia di turisti e volontari ignari visitano il paese per toccare o “riabilitare” questi predatori e non sono consapevoli del fatto che i loro soldi contribuiscono all’uso fraudolento e sfruttatore di questi animali.

Nella maggior parte dei casi, queste strutture di predatori non sono altro che operazioni commerciali di allevamento e sfruttamento di animali per una serie di attività, dalla Canned Hunt (Caccia per trofeo in riserve private), al commercio di ossa, al cucciolo estremamente redditizio per essere coccolato, alle passeggiate e con i leoni e attività di volontariato.

I leoni allevati in cattività e altri predatori in Sudafrica conducono una vita straziante e il ciclo non finisce mai. Questo può essere spesso applicato a ghepardi, leopardi e tigri.

«Circa mille leoni vengono cacciati ogni anno in Sud Africa – spiega Chris Mercier fondatore della ong CACH Compaign against canned hunting – la maggior parte dei cacciatori proviene dagli Stati Uniti, ma sono coinvolti anche gli europei, compresi gli italiani». Un gigantesco mercato che funziona anche grazie allo sfruttamento dei volontari. «Queste false riserve che si nascondono dietro l’inganno della salvaguardia sono abilissime nel creare siti web che diano l’impressione di avere a che fare con santuari e non con allevamenti di animali in cattività – continua – sono molto astuti nel respingere le domande dei volontari sospettosi e li tranquillizzano dicendo loro che una volta cresciuti i cuccioli verranno rilasciati in libertà, cosa che non capita mai in quanto i cuccioli vengono uccisi una volta non più utili per le coccole».

Ci sono solo una manciata di autentici santuari della fauna selvatica in Sudafrica dove non si riproducono né commerciano, né consentono alcuna interazione umana con gli animali in alcun modo.

Come riconoscere un falso santuario

Molte strutture turistiche che opsitano animali selvatici, utilizzano in maniera impropria il termine “santuario”. Secondo la Global Federation of Animal Sanctuaries un santuario è «una struttura che fornisce un rifugio sicuro temporaneo o permanente agli animali recuperati nel rispetto di determinati principi: fornire un’eccellente assistenza umana agli animali in un ambiente che segua politiche etiche in termini di tour – recupero, commercio e spostamento di animali – esposizione al pubblico – eventuale allevamento per scopi conservazionistici»

In questo senso si usa il termine “falso santuario” per indicare tutte quelle strutture che si “vendono” alle persone per quello che non sono. Spesso i centri turistici utilizzano gli animali semplicemente per il loro business, senza preoccuparsi realmente per la conservazione delle specie e per il benessere del singolo individuo recuperato (o peggio allevato solamente per scopi ricreativi).

 Le strutture realmente valide dal punto di vista etico e scientifico sono quelle che impediscono ogni forma di interazione (ad esempio toccare o stare a stretto contatto) tra turista/volontario e animali ospitati. Le interazioni di questo tipo sono sbagliate per diversi motivi: dal punto di vista etico, etologico, educativo e di benessere animale.

Perchè interazione con gli animali selvatici è  sempre sbagliata?

  1. Gli animali selvatici sono vettori di zoonosi per l’Uomo anche mortali così come l’Uomo può attaccare malattie mortali agli animali selvatici (Herpes)
  2. Gli animali selvatici, anche se addomesticati rimangono selvatici e quindi potenzialmente pericolosi per noi essendo il loro comportamento imprevedibile in molti casi poiché non “programmati” ad interagire con l’Uomo. (Un animale selvatico rimane identico ad un conspecifico in Natura, con gli stessi bisogni e la stessa biologia).
  3. Per far sì che interagiscano con noi e siano in contatto con questo, l’unico modo è che i cuccioli vengano letteralmente sottratti alla madre, affinché possano essere imprintati sull’Uomo e cresciuti a mano da questo sin da piccoli, in modo che perdano la loro selvaticità e la loro Natura.
  4. L’interazione e la vicinanza con l’Uomo può essere causa di stress per gli animali selvatici, (anche addomesticati) poiché è qualcosa di innaturale che non fa parte del repertorio comportamentale di un animale selvatico: è antievolutivo.
  5. Non è una giustificazione nemmeno appoggiarsi al pretesto che molte delle interazioni siano fatte con animali apparentemente orfani/feriti: si può e anzi, si deve salvare un animale anche senza baci e carezze. (Anzi! Se sono davvero salvati e recuperati l’interazione con l’Uomo è l’ultima cosa che i responsabili della struttura cercano!)

Santuari autentici costruiscono le loro strutture a beneficio degli animali, non per massimizzare lo sfruttamento commerciale.

Per il vostro progetto di volontariato o durante la vostra vacanza, scegliete quindi solo strutture che non consentano l’interazione tra l’Uomo e l’animale selvatico (qualsiasi esso sia: da leoni a scimmie, elefanti, delfini, rapaci)! Ogni interazione con l’Uomo, è un’attività innaturale e insana per l’animale che, sebbene non possa essere rimesso in Natura e sebbene sia abituato all’Uomo, rimane comunque un animale selvatico con i bisogni e le necessità di un suo cugino libero in Natura.
Ogni volta che vi vengono proposte attività a stretto contatto con l’animale selvatico, per sapere se state contribuendo davvero al suo benessere e alla conservazione fatevi una semplice domanda: “Se l’animale fosse libero in Natura, senza obblighi, rinforzi, ricatti e forzature, si comporterebbe così?” La risposta è quasi sempre (se non sempre) no. E vi assicuro che se per i leoni passare dal biberon al fucile è un attimo, passare da “volontario” a “carnefice” per noi, è ancora più tragicamente immediato e penso che ognuno di noi voglia tutto, meno che contribuire all’esatto opposto della ragione che l’ha spinto a fare quell’esperienza.

Articolo scritto da Chiara Grasso etologa e ranger autrice di www.eticoscienza.it  leggi anche la sua intervista in cui racconta la sua brutta esperienza di volontariato

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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