Paolo dal crollo delle sue certezze verso una rinascita grazie ad Amore con il Mondo
Ciao, sono Paolo, classe 1960. Dagli anni ‘80 ho sempre lavorato nel mondo della televisione come professionista, poi mi sono dedicato al web e ho gestito più di 3.000 siti internet, sviluppando tecniche innovative e numerosi portali nell’ambito della ricerca e dell’archiviazione. Dal 2009, dopo la grande crisi economica, vivo in un campeggio e mi dedico al progetto Amore con il Mondo. Potete trovare di più sul mio sito www.paologoglio.com.
-
La tua storia è molto particolare, il tuo cambio di vita non viene da un’insoddisfazione ma da una inversione di marcia del tuo lavoro, ce ne parli brevemente?
La crisi del 2009 ha falcidiato più di 300.000 aziende, il lavoro è precipitato e le risorse economiche sono venute a mancare, soprattutto a causa della pressione fiscale e dell’indisponibilità bancaria. Contestualmente ho iniziato a concepire un cambio di rotta su tutti i fronti e ho dato vita al progetto Amore con il Mondo che successivamente ho concretizzato in una serie televisiva di cui ho realizzato 6 stagioni. Più di 150 puntate distribuite alle emittenti in tutta Italia. Per procurarmi le attrezzature ho venduto casa e mi sono spostato a vivere in campeggio, in modo da affrontare il meno spese possibile e riservare le poche risorse alla realizzazione del progetto.
-
Quanto hai capito che non essere più legato ad un concetto comune di casa poteva aprirti verso la libertà?
Questo è un passaggio chiave nel processo di “alleggerimento” che porta verso una libertà di altro genere: lasciar andare non solo le cose ma soprattutto le abitudini, i luoghi comuni, gli status sociali e tutto quello che ci impedisce di seguire il flusso degli eventi, anche quando sembrano avversi, significa creare una realtà nuova che posso ripopolare in un modo diverso e più autentico. Perdo la libertà di “avere” molte cose, ma acquisisco una libertà molto maggiore, centrata sull’ “essere”.
-
Cosa o chi ti ha aiutato a ribaltare la prospettiva e a cercare qualcosa di nuovo e bello nella tua nuova situazione?
Purtroppo alcuni passaggi drastici nella vita sono conseguenza di momenti drammatici. È importante capire che sono solamente passaggi che portano verso qualcosa di nuovo. Ci vuole tempo, perseveranza e in genere anche molta forza interiore per cavalcare l’onda che sta per travolgere, ma solamente così potremo approdare su una terra nuova, magari più fertile e generosa. Non ho avuto proprio nessuno vicino in questa fase di ribaltamento anzi, è stato un periodo di solitudine estrema, ma ora capisco che tutto questo era necessario, dovevo scavare a fondo dentro di me per ritrovare quella scintilla di vita che alimenta la rinascita.
-
Come ti sei reinventato?
Nel momento in cui ho ridotto enormemente il tenore e lo spazio di vita ho riacquistato innanzitutto una risorsa primaria: il tempo. Meno impegni, meno spese, meno preoccupazioni, significa potermi dedicare alle ricerche interiori più vive ed autentiche. In un momento di particolare stato emotivo ho concepito un ampio progetto di comunicazione attraverso editoria, televisione, internet, radio, social ed eventi live: la nuova missione era portare Amore nel Mondo, attraverso quegli stessi strumenti e quelle stesse conoscenze che avevo acquisito nei decenni di attività professionale.
-
Ora ti potresti definire un nomade digitale?
Probabilmente sono un pioniere di questo lifestyle: ho iniziato a concepire la delocalizzazione lavorativa già 20 anni fa, ma allora non c’era ancora la telefonia mobile. Oggi vivo e opero nel tempo e nello spazio a prescindere dal dove e dal quando. Non ho portato il mio lavoro o il mio operato fuori dall’ambito di una sede, ho letteralmente trasformato il Mondo nel mio scenario di vita. Cammino e viaggio alla ricerca non solo di immagini, ma soprattutto di messaggi, quelli che derivano dall’ascolto e dall’osservazione, e cerco di tramandarli con gli strumenti a mia disposizione.
-
Quale è il tuo stile di viaggio al momento?
Mi sposto in funzione del sole, della luce, del meteo, nelle località che mi consentono di ricevere qualcosa, magari dettato da un certo periodo o dalla stagionalità. Raramente frequento borghi e villaggi, quasi mai entro nelle città. Viaggio alla ricerca di luoghi isolati, solitari, spesso sconosciuti, non cerco lo scenario, ma quel particolare dettaglio che posso scoprire nel sottobosco, tra gli anfratti di una roccia, in un prato, nei riflessi dell’acqua o nella trasparenza delle foglie, dialogo con le nuvole e con le stelle, osservo tramonti e il volo delle rondini… Seguo la rotta della mia stella polare, seguo il mio cuore. Non è uno stile, è una missione di vita: ricevere, ringraziare, tramandare.
-
Hai scritto un libro ci racconti di cosa parla?
In realtà ne ho scritti 23 in un solo anno, praticamente 1 ogni 15 giorni, potrebbe essere un record! Ti descrivo nel particolare quello che tratta un argomento molto attuale e si intitola Codice di Rinascita. Proprio dalla mia esperienza e dalle difficoltà che ho affrontato, ho maturato un piccolo libro di saggistica che esamina il percorso che ci troviamo a fare, inevitabilmente, ogni volta che siamo costretti ad affrontare un trauma, una separazione, una perdita. È un percorso che porta sempre e comunque a quell’attimo in cui, dal fondo, iniziamo a risalire. Se potessimo sintetizzare, codificare quell’attimo, avremmo il potere di risolvere ogni difficoltà in una frazione di tempo minimale. Spesso si tratta solamente di fare ordine, ristabilire delle priorità diverse e ripartire, riprendere il cammino.
-
Dopo tutto quello che hai vissuto, secondo te cosa basta per essere felici?
La felicità è molto soggettiva, tuttavia posso esprimere chiaramente cosa ci rende infelici. La pressione mediatica e sociale, che negli ultimi anni è diventata enorme al punto di essere insostenibile, ci sovraccarica di una infinità di esigenze, miti, valori e necessità molto discutibili per non dire completamente falsi. È un peso insostenibile e ci costringe a rincorrere continuamente qualcosa, per poi correre nuovamente dietro a qualcos’altro. È il paradigma del consumismo, un archetipo virale che provoca assuefazione e travolge l’umanità intera come se fosse un gigantesco frullatore. Ma finchè sei dentro, non te ne accorgi e ti lasci frullare insieme a tutti. Cerchi di correre più veloce, guadagnare di più, comprare sempre più cose, vestire bene, la casa grande, la macchina veloce, la carriera, la concorrenza, la rivalità. Paradossalmente, meno cose ho e quanto più ritrovo me stesso e la mia felicità. Quando ho un letto per dormire, un tavolo, un bagno e una cucina, non ho bisogno di altre cose. Il tempo che ricavo lo investo ad esempio per cucinare qualcosa che mi piace, per fare attività sportiva, frequentare persone con cui sto bene o, a seconda dei momenti e del carattere, isolarmi per riflettere, ovvero riflettermi nel mondo.