Mare in Toscana: cosa fare sull’isola di Giannutri

Francesca Orazi Pubblicato il

L’Isola di Giannutri è una delle sette isole che costituiscono il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ma indubbiamente è la più brulla e meno conosciuta. Basti pensare che per raggiungere l’isola gli unici mezzi sono utilizzare una barca privata oppure i traghetti che partono da Porto Santo Stefano, località del Monte Argentario. Una volta approdati sull’isoletta a forma di mezzaluna si rimane ammaliati dall’ecosistema ancora selvaggio e incontaminato che la caratterizza. Non ci sono né strade né automobili a Giannutri, la vita scorre lentamente immersa nei profumi e nei paesaggi che solo un’isola mediterranea può offrire.

Cosa visitare sull’isola di Giannutri

L’isola si visita esclusivamente a piedi, percorrendo i sentieri del Parco che portano i visitatori alla scoperta dei punti più interessanti e panoramici, come ad esempio il caratteristico Faro di Capel Rosso, affacciato a picco sulla scogliera di Cala Grottoni, e il Poggio di Capel Rosso, punto più alto dell’isola.

Faro di Capel Rosso

La costa è quasi interamente di natura calcarea, con ripide scogliere, grotte marine e due sole spiagge di ghiaia, che sono anche gli unici punti d’approdo sull’isola: Cala Spalmatoio e Cala Maestra. Altre calette da non perdere sono Cala dello Schiavo (Cala Schiavone), Cala Volo di Notte, Cala del Lino, Caletta di Scirocco (Cala Scirocco o il Calettino), Cala Brigantina, Costa dei Grottoni (Cala dei Grottoni), Cala Ischiaiola, Cala dello Scoglio (Cala dello Spogno), Cala dei Piemontesi, Cala di San Francesco (Cala del Cannone).

Cala Maestra

Il cui nome deriva da quello dell’omonimo vento che spira da nord-ovest, verso cui è orientata – rappresenta una delle maggiori attrazioni di Giannutri. Il merito non è dovuto solamente alla limpidezza delle sue acque, che consentono di scorgere il fondale a diversi metri di profondità, ma anche e soprattutto al suo affascinante passato romano, testimoniato dai resti della sontuosa Villa Domizia, edificata nel II secolo d.C. dalla famiglia dei Domizi Enobarbi, antica famiglia senatoria di importanti commercianti della quale faceva parte Gneo Domizio, marito di Agrippina, madre dell’imperatore Nerone.

Villa Domizia

Nonostante la rilevanza artistica e storica dei resti, la villa fino al 2004 era in mano a privati, al conte Gualtiero Adami (noto come Il Garibaldino), poi messa all’asta e salvata da Regione e ministero dell’Ambiente che esercitarono il diritto di prelazione. Attualmente è chiusa per restauro, nonostante il tempo e i vandali la stiano rovinando ma indubbiamente un trekking tra la vegetazione e i monti limitrofi è lo stesso un’esperienza suggestiva. Al momento, l’unica parte di sentiero che attraversa l’isola ad essere liberamente percorribile è quella da Cala Spalmatoio a Cala Maestra, mentre tutte le altre possono essere percorse accompagnati da una guida escursionistica.

Cala Spalmatoio

Cala Spalmatoio si trova sul versante orientale dell’isola disposta. In epoca romana era un porticciolo – di fatti sono presenti tutt’ora delle tracce -, dove si svolgeva la riparazione delle imbarcazioni, in particolare la “spalmatura” della pece, da cui la caletta prende il nome. All’imbocco della cala sorge il molo dove attraccano i traghetti. Si tratta di una piccola spiaggia di sabbia e ciottoli con acqua dal colore cristallino e con un fondale ricco di pesci. Non dimentichiamo infatti che l’isola è stata nominata “Parco Marino”, quindi è particolarmente protetta e controllata dalle autorità. Tutte le sue calette non sono attrezzate, sono privi di servizi, e questo se da un lato le conferisce il fascino della naturalezza, dall’altro è un aspetto che va organizzato da sé e che bisogna prendere in considerazione per quando si vuole trascorrervi una giornata in totale comfort, per esempio portando il pranzo al sacco e tutto di cui si potrebbe avere bisogno.

Dove fare Diving a Giannutri:

 

Relitto di un’auto trasportata dalla nave Nasim

Per gli amanti di diving, l’isola ha un ambiente marino perfetto per le immersioni, con le sue pareti verticali ricche di gorgonie, spugne, coralli e tunicati, ma l’attrattiva maggiore sono indubbiamente due relitti, l’Anna Bianca e il Nasim. Il Nasim II era una nave da carico, costruita nel 1959, affondata nella notte del febbraio 1976, proprio di fronte all’isola di Giannutri, in prossimità di Cala Maestra, a seguito della collisione contro gli scogli. La nave trasportava ben 49 automobili, Fiat, Peugeot, e Mercedes, destinate al mercato nordafricano: quelle contenute nella stiva sono ancora là, mentre quelle trasportate sul ponte sono cadute in mare, rimanendo da anni sul fondale. L’immersione è impegnativa, e richiede un brevetto.

 

Relitto dell’Anna Bianca

L’Anna Bianca era un piccolo mercantile lungo 46 metri e largo 9 metri costruito dai cantieri inglesi A/S Marstal nel 1921. Il 3 aprile 1971 mentre stava trasportando un carico di polvere di pomice, fu sorpresa da una violenta tempesta che la mandò ad urtare gli scogli affioranti vicino Punta Pennello facendola colare a picco.

Il relitto si trova a circa cento metri dalla costa dell’isola di Giannutri, all’interno della parte nord di Cala Ischiaiola. È adagiato in due tronconi su un fondale sabbioso tra i 35 ed i 52 metri di profondità. È sufficiente immergersi in apnea per individuarne la sagoma quasi dalla superficie (in queste acque la visibilità supera spesso i 35 metri).

Francesca Orazi

kellaorazi@gmail.com

Romana doc da ben 9 generazioni, vivo a Roma e mi sto formando nell'ambito della comunicazione e del giornalismo. Amo viaggiare e fare piccoli e lunghi (anzi, lunghissimi!) trekking. Sono felicemente vegana da due anni e mezzo, adoro i gatti e i lemuri (vorrei conoscerne uno dal vivo un giorno!). Il mio motto è : necessità fa virtù. Tutto ciò che si impara quando serve ... diventa una risorsa!

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