Carola un anno sabbatico con il suo cane per pulire le spiagge d’Europa

Ciao, sono Carola, ho 32 anni e da ormai sei sono insegnante alle scuole superiori di Cagliari. Quest’anno ho preso un anno sabbatico per pulire le spiagge d’Europa col mio cane.

1. Dedicare un anno a “ripulire ” le spiagge dell’Europa , raccontami come nasce un progetto simile.

Da quando ho memoria sono un’ “attivista” per l’ambiente, nel senso che ricordo di aver rimproverato sin da bambina chi buttava qualcosa per terra. Parallelamente ricordo di aver sempre pulito la spiaggia, saltuariamente. Questa abitudine, con covid e lockdown, si è consolidata diventando un appuntamento fisso quotidiano.
Poi quest’estate, durante un’immersione (sono sub), mi è capitato di trovare delle reti e delle nasse che non sono riuscita a portare in superficie. Ne è nato un senso di impotenza talmente grande che ho capito di avere l’esigenza di dedicare più tempo e più impegno per il pianeta.

2. Come si organizza un viaggio simile logisticamente ed economicamente?

Organizzazione logistica ed economica vanno ovviamente di pari passo. Premetto che sono in anno sabbatico, quindi senza stipendio. Qualche piccolo risparmio e qualche lavoretto online mi permettono di avere il tanto per pagarmi la benzina e qualche eventuale imprevisto. Per il resto mi muovo tramite couchsurfing e workaway, oppure dormendo in macchina nei campeggi per camper che becco su park4night.

3. Anche tu hai scelto di viaggiare con il tuo cane, come è andata in Grecia?

L’idea di non viaggiare con Polly non si è neanche mai posta: Polly è una parte di me, nonostante mi faccia disperare ogni tre giorni (la chiamo la ‘mangiamerda’, manco ti sto a spiegare cosa riesce a combinare nei momenti meno opportuni). Partire con un cane significa scontrarti col fatto che al cane non sono permesse certe cose. La mia prima idea era viaggiare coi mezzi pubblici, ma in una marea di luoghi -compresa la mia città- se hai un cane, specie se grande, non lo puoi fare. La Grecia è un fulgido esempio: non solo niente cani sui mezzi, nei ristoranti, etc, ma è anche difficile che chi ti ospita lo accetti. Alcune volte sono capitati fraintendimenti del tipo che tu dici che hai con te il cane e chiedi se ci sono problemi, loro dicono di no, ma poi vogliono che dorma in cortile. Per cui cambi dell’ultimo istante e a volte siamo finite a dormire in macchina. Aggiungo che nei traghetti moltissime volte ci hanno fatto fare la traversata sul ponte esterno, perché dentro non lo fanno entrare.
Devo dire poi che l’idea dei cani di strada, in Grecia, mi spaventava molto. Invece è andato tutto alla grande. Adesso siamo in Turchia, speriamo bene…

4. Durante il tuo viaggio la tua azione di attenzione verso l’ambiente ha ispirato altre persone a darti una mano?

 A volte sì. Ho lavorato per un albergo e il proprietario mi ha seguita varie volte in spiaggia per darmi una mano. Quando mi ha salutata ha promesso che avrebbe continuato a pulirla e avrebbe fatto mettere dei cestini a sue spese. Inoltre ha smesso di dare ai clienti bottiglie di plastica, e questo mi rende molto fiera.
A parte questa piccola grande vittoria, in tanti, tra chi mi ospita, danno una mano: c’è chi è venuto materialmente con me, chi si è preoccupato poi dello smaltimento, chi ha chiamato i giornali, chi ne ha parlato sui social. Mentre tra i passanti alcuni -pochi- si fermano e aiutano, altri -molti- passano dritti. C’è anche chi si ferma per farmi i complimenti, ma francamente preferirei trovassero la mano alla fine del loro braccio e la usassero per raccogliere un paio di bottiglie, che dei complimenti il pianeta non se ne fa granché.

5. Chi vuole supportare il tuo progetto può farlo in qualche modo?

Chi vuole supportare il mio viaggio può farlo seguendomi sui social (in particolare Instagram: ecoprof.travel) e spargendo la voce: sensibilizzare è il mio obiettivo numero uno. Qualcuno mi ha chiesto come può farmi avere una donazione. Ho risposto e rispondo che io non ne ho bisogno, ma che ci sono tante associazioni che danno grande sostegno al mare e gradirebbero senz’altro un aiuto.
Oltre a questo, però, mi piacerebbe passasse questo messaggio: il nostro contributo ognuno di noi lo dà tutti i giorni. Col proprio stile di vita, con la propria alimentazione, con le proprie scelte. E poi non serve avere il mare a due passi o prendere un anno sabbatico: chiunque può dedicare mezz’ora della propria giornata a pulire ciò che gli sta intorno. Quello che noi chiamiamo “decoro urbano”, dandogli un’accezione estetica, da un punto di vista pratico evita di far finire in mare milioni di chili di schifo.

6. In che modo scegli dove andare e dove stare?

In realtà io non scelgo, creo il percorso in base a chi mi ospita. Per questo se mi chiedi dove sarò tra dieci giorni ti rispondo che non ne ho idea.

7. Hai un’itinerario di massima che vorrai seguire?

L’itinerario di massima è un po’ quello dei confini covid/cane, cioè i due fattori che devo tenere principalmente in considerazione. Per il resto, ripeto, vado dove mi ospitano. Ovviamente prediligendo zone costiere, ma quando non è possibile pulisco fiumi e sentieri. Che è poi un po’ la stessa cosa se pensiamo che l’80-90% dei rifiuti del mare si stima provenga dai fiumi.
8. In questi primi mesi cosa ti ha insegnato questo viaggio?
 Te lo dico con una parola: la flessibilità. Più di ogni altra cosa.
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