Canto notturno di una ciclista errante per l’Asia di Rita Sozzi
Canto notturno di una ciclista errante per l’Asia.
6000km in solitaria pedalando lungo Transiberiana e Transmongolica.
di Rita Sozzi
ed. La memoria del mondo
Il libro Canto Notturno di una ciclista errante per l’Asia è scritto dalla Volpe a pedali, al secolo Rita Sozzi, classe 1990, prof. di lettere seminomade che cerca la poesia nei libri e sulle strade del mondo. Propone il racconto di un viaggio che pulsa a un ritmo lento, tutto umano; si tratta di un diario che diventa incontro con volti, cieli, lingue, culture, luci e ombre; narra di uno spazio a tratti sconfinato ma che racchiude il terreno fertile delle nostre radici.
Nel racconto troveremo vento, pioggia e salite. Ci saranno distanze difficili da affrontare in bici (tra un paese e l’altro corrono spesso 200km di puro nulla).
Ci saranno paesaggi di meraviglia che prende alla gola e ruba il fiato. Ci saranno persone, stranieri, barbari. Ci saranno funghi e pesciolini e noodles disidratati, kebab siberiano e altri cibi sconosciuti. Ci saranno i luoghi più incontaminati della terra, taiga, steppa…Ci saranno silenzio, sacrosanto, e buio, di notte: da noi non esistono più né l’uno né l’altro.
Ci sarà la Siberia – Siber significa “terra dormiente” o “bello”, o ancora “acqua e terra selvaggia” in turco antico – luogo ideale per un’anima sconfinata e vasta che brucia sempre, dove cercare pace per un cuore nomade.
Afferma Rita: “I miei viaggi non sono una fuga dagli altri, dalle persone e dai luoghi che amo. Sono, per assurdo, una fuga da me stessa. E che fuga sarebbe mai se mi ritrovo sola a chiacchierare con una bicicletta, in un continuo dialogo con le mie paure e i miei sogni. E’ una fuga dalla Volpe da tana, annoiata e senza forza, dalla monotonia della vita che ci costruiamo intorno per star comodi, mollemente adagiati sulle quattro cose che abbiamo intorno e dentro. Ma la pigrizia, che pure attanaglia me, la poca voglia di uscire dalla comfort zone mentale e fisica è morte. Si diventa un grigio, freddo ingranaggio del sistema, finché ci si inceppa e la macchina infernale del mondo ci stritola. Meglio uscire. Dalla routine e dalla norma, ma soprattutto dalla propria casa. Viaggio per incontrare l’altro e per ritrovarmi a casa anche sotto cieli diversi. Volti, profumi, orizzonti, suoni che si fanno parole sono il solo bagaglio che conta per me, nulla sottraendo al vero”.
Questo libro è stato scritto per lo più di notte, dopo aver trovato un riparo, piantata la tenda e saziata la fame, dopo aver segnato la rotta per il giorno successivo. Quando i rumori tacciono e restano il vento e la pioggia o la risata cristallina delle stelle, quando riaffiorano le immagini della giornata trascorsa. I volti, i profumi, i nomi sono tessere coloratissime di un mosaico. E con pazienza, la notte, l’autrice riordina i pezzi, con acribia da filologa.
Dice la Volpe: “Io viaggio per incontrare l’altro e per ritrovarmi a casa anche sotto cieli diversi. Per me scrivere è un atto necessario, dovuto al viaggio; una preghiera alla strada. Il mio rito che celebra l’orizzonte, la polvere, il cielo, le innumerevoli vite che hanno segnato questa bella terra che è sangue e radice. E’ un favore, scrivere, che faccio a me stessa, perché nemmeno una goccia di vita si perda ed evapori nell’entropia indistinta di ciò che è stato e nessuno ricorda. I copertoni segnano la strada, la parola segna il tempo, e qualcosa resta, in questo implacabile fiume di Eraclito”.
Della stessa autrice:
- Ciao mamma! Vado a Mosca in bici – 3000Km in solitaria verso est – ed. La memoria del mondo
- Una bici per cammello – 5000Km in sella: dall’Iran all’Asia centrale, fra deserti, steppe e vette innevate – ed. La memoria del mondo