Casalbore: il paese delle cinquanta fontane

Francesca Orazi Pubblicato il

Visitare l’Italia non significa solamente conoscere a fondo le città canoniche o le località tipiche di borghi medievali, ma significa anche spulciare quelle chicche di cultura e tradizioni che in pochi conoscono, se non coloro che sono del posto e che danno per scontata la sua bellezza.

Casalbore è uno di questi posti, sconosciuti ai più, apprezzati da chi lo conosce direttamente, o dai, seppur pochi, pellegrini che ci passano, percorrendo la via Francigena del sud. Sono quei posti  ricchi di quell’antico che spesso è considerato “vecchio” solo se visto con gli occhi della modernità che non sa cogliere la tradizione. Casalbore è tradizione. Comune della provincia di Avellino, sulla valle del Miscano, nell’Appennino campano, Casalbore non arriva neppure a duemila abitanti.

Non ci sono testimonianze certe sull’origine del nome, ma i suoi abitanti tramandano che derivi dal suo originario nome “Casalbero”, in quanto Casalbore  era un paesino talmente piccolo da avere metaforicamente “una casa ed un albero”. Viene comunemente chiamato, però, “il paese delle cinquanta fontane”, per la copiosa quantità di acqua della sua zona. Le fontane per le strade sono molte, e vi è addirittura una piccola cascata, poco fuori il centro abitato.

La torre normanna è il tratto distintivo del paese, e tutta la tradizione normanna lo è, perché è grazie ad essa che Casalbore era potuta divenire una comunità autonoma, con le prodezze dei cavalieri normanni che, intorno all’anno Mille, si erano insediati in queste terre campane al confine con la Puglia e con il Molise. La torre spicca nel centro di Casalbore, al termine della strada in salita che taglia il paese, tra le casette rimaste, per lo più, come un secolo fa, con il loro stile semplice, antico e curato.

Per gli amanti delle chiese, Casalbore accoglie tre luoghi sacri  molto diversi tra loro per stile e per epoca. La chiesa di San Pietro e San Paolo è possibile incontrarla nei pressi del centro. È la chiesa principale per dimensioni, e perché ad essa giunge la famosa processione della Madonna della Neve, che si svolge ogni anno il cinque di agosto. La processione è un evento per gli abitanti del posto e delle zone limitrofe, occasione di incontro, preghiera, e grandi mangiate dei piatti tipici del posto, come i “cicatielli” in brodo, la frittata agli asparagi selvatici, le frittelle con le acciughe.

L’altra chiesa che accoglie Casalbore è la chiesa di Santa Maria dei Bossi. È questa una cappella rurale, in mezzo alle querce, chiamata comunemente “la cappella di Maria”, suggestiva nella sua semplicità ed antichità. Infatti la cappella risale addirittura ai tempi pagani precedenti alla diffusione del Cristianesimo, e al suo interno, alle iconografia del dio o della dea, vennero sostituite le iconografie cristiane della Madonna.

Uscendo poi dall’abitato si incontrano, sulla strada, la fontana Carcarola e la fontana Schiavonesca, e si arriva ad un altro luogo suggestivo: la grotta della contrada di San Michele. Questa grotta contiene al suo interno la cappella dedicata al santo, totalmente intarsiata dentro alle rocce, intima e spirituale. Era la tappa degli antichi pellegrini che seguivano la via Traiana, da Pavia, Piacenza, Roma e l’avellinese, in quanto era un punto di sosta perfetta lungo il tracciato naturale del passaggio tra Roma/Brindisi e la Terra Santa.

C’è una leggenda legata alla nascita di questa grotta: la leggenda locale racconta che la grotta venne alla luce a seguito dello sprofondamento di una mucca al suo interno mentre pascolava. Il contadino che la cercava, si calò subito nella buca, e scoprì la grotta, e trovò la mucca viva ed illesa, grazie al miracoloso intervento dell’Arcangelo Michele. L’ipotesi è che la grotta sia antichissima e esistesse molto prima della vera e propria scoperta che risale al Settecento, in quanto, appunto, punto di passaggio dei pellegrini della Via Sacra Longobardorum.

Insomma, di gioielli nascosti la penisola italiana ne è colma. E di tradizioni, e di leggende. Sta solo alla curiosità di permettere di guardare più al di là del proprio naso, e dei luoghi ovvi, seppur meravigliosi, che molti conoscono. Con poco tempo, con poca spesa, e perché no, con poca organizzazione, si possono visitare luoghi magici e nascosti.

Francesca Orazi

kellaorazi@gmail.com

Romana doc da ben 9 generazioni, vivo a Roma e mi sto formando nell'ambito della comunicazione e del giornalismo. Amo viaggiare e fare piccoli e lunghi (anzi, lunghissimi!) trekking. Sono felicemente vegana da due anni e mezzo, adoro i gatti e i lemuri (vorrei conoscerne uno dal vivo un giorno!). Il mio motto è : necessità fa virtù. Tutto ciò che si impara quando serve ... diventa una risorsa!

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