Carnevale di Mamoiada: antica festa popolare sarda
Molti considerano la Sardegna un’isola magica e non solo per via delle sue viste panoramiche o del mare cristallino, ma perché l’isola è stata in grado di preservare le antiche tradizioni che oggi rappresentano la vera essenza della Sardegna. Per magia, quindi, si intendono tutti quei rituali e tradizioni che animano le feste popolari e che si sono tramandati di generazione in generazione, giungendo fino a noi. Sono proprie le feste popolari sarde a incuriosire sempre più i turisti, i fotografi, i videomaker e tutte quelle professionalità che lavorano con l’immagine e che approdano sull’isola per non perdersi una sfilata in costumi a dir poco singolari come il Carnevale di Mamoiada.
Come raggiungere l’Isola
Prima di entrare nel vivo delle feste popolari sarde forniamo qualche informazione che semplificherà molto la pianificazione del viaggio in Sardegna. L’isola si colloca in una posizione strategica, al centro del Mediterraneo ed è, quindi, facilmente raggiungibile da più punti via mare. Molti scelgono di approdare sull’isola in traghetto poiché sono molte le compagnie che offrono soluzioni di viaggio dotate di ogni comfort e adatte a tutte le tasche. È possibile, ad esempio, prenotare traghetti Sardegna sia nelle ore diurne che notturne. Viaggiare di giorno consente di godere dell’incredibile vista, mentre scegliere la notte può far guadagnare del tempo in più sull’isola. La prima modalità ha una durata compresa tra le 5 ore e mezza e le 6 ore e mezza, mentre la seconda tra le 7 e le 12 ore, in base anche al punto da cui si parte.
Tutto sul Carnevale di Mamoiada
Il Carnevale di Mamoiada è una delle manifestazioni più identitarie del folklore sardo. Si svolge nella Barbagia. A fare la loro apparizione in alcune date significative — tra il 16 e il 17 gennaio in occasione della celebrazione di Sant’Antonio, la domenica dedicata al carnevale, e il martedì grasso — sono due maschere di sesso maschile, i Mamuthones e gli Issohadores.
I Mamuthones indossano abiti scuri e pellicce ovine nere. Il volto è coperto da una maschera nera in legno d’ontano o pero selvatico, che esprime sofferenza o indifferenza. Sulla schiena, retti da cinghie di cuoio, trasportano grossi campanacci e al collo portano piccole campanelle. Alcuni campanacci sono opera di artigiani locali, altri sono donati dai pastori del luogo, lieti di dare il proprio contributo al rito.
Gli Issohadores indossano una camicia di lino, una giubba rossa e pantaloni bianchi. Sono avvolti in uno scialle femminile. Non trasportano campanacci ma a tracolla portano sonagli d’ottone e di bronzo e la loro maschera, antropomorfa, è bianca.
Ciò che impressiona di questo carnevale è sicuramente il corteo solenne che si tiene tra gli occhi increduli degli spettatori silenziosissimi. Si assiste a una vera e propria processione: I Mamuthones sfilano in gruppi da dodici, seguiti dagli Issohadores suddivisi in gruppi da otto. I Mamuthones si muovono a passo molto lento e curvi sotto il peso dei campanacci, che con un movimento di spalla fanno risuonare all’unisono. Gli Issohadores hanno il ruolo di catturare con una fune il malcapitato di turno, che dovrà offrire loro da bere.