Carlo Alberto Cavallo, ex psicologo, ex televisionaro, ex altra roba seriosamente varia. Ora dedito solo allo studio, pratico, dell’inconscio collettivo. Non sulla carta, ma cercandolo anche nei posti più sperduti o nei modi più inconsueti. Ho deciso di percorrere due continenti, da Lisbona a Vladivostock in Siberia utilizzando solo passaggi di Bla Bla Car.
“Se po’ fà!”, dicono a Roma, quando qualcosa si presenta come stravagante e difficile.
L’ultima volta del mio “Se po’ fà!”, ero andato, da Venezia a Pechino con un motorino, sulla stessa rotta. Dieci anni dopo il modo di viaggiare è cambiato. È diventato ‘social’. Che, secondo me, non vuol dire affatto condividere il proprio viaggio su facebook e simili, credendosi interpreti di un Grand Tour ottocentesco. Bensì, invece, viaggiare ‘social’, cioè con altri, sconosciuti, sulla stessa rotta.
Questa domanda è semplice! L’autostop non ti permetteva di scegliere né i tempi, né tantomeno il guidatore. Certo, era gratis, ma potevi stare anche ore ad aspettare. E soprattutto avevi pochi secondi per decidere se fidarti o meno di chi ti offriva un passaggio. Con BlaBlaCar scegli tutto, orario, percorso, e soprattutto guardi il profilo del guidatore, se è affidabile, che auto ha, se fuma, se fa deviazioni, etc etc.
Di fatto qualche parola di inglese la sanno tutti. E se non sai l’inglese, un qualsiasi smartphone fa il lavoro di traduzione per te. Servono poche frasi, forse anche una sola: Dove ci deviamo?
Dunque non è la lingua che conta, ma, appunto, la conoscenza delle persone cui ci si affida per co-viaggiare.
Non è cambiata, se non negli ovvii stili di nazionalità. La cortesia è comune a tutti, e anche l’accortezza di una guida responsabile. Per tutti il motivo dominante del viaggiare con BlaBlaCar è anzitutto il risparmio, ma spesso superato dalla curiosità. E la curiosità è universale.
Non ce ne è stato bisogno. Peraltro trovo abbastanza insensato dire che devi accettare, in quanto viaggiatore, gli usi e costumi di chi incontri. Perché mai dovrei farlo? Che la gentilezza ed il rispetto devono essere adattati a seconda della Nazione? O non sono invece principii universali!
Onestamente? Poco. A dirla tutta, niente. L’esperienza di viaggiare ‘social’ non è in alcun modo diversa dal salire su un autobus o su un treno. O anche dal fare la fila alla Posta. Si sta insieme, nel far qualcosa, in questo caso viaggiare. Non è l’esperienza che insegna, ma le persone con cui la fai.
Non li avviso, mi presento con la telecamera, e spiego, e chiedo il permesso. Nessuno ha mai avuto nulla da obiettare, anzi si divertivano. Le ragazze, però, chiedevano di vedere il filmato, per controllare che il trucco fosse a posto!
Se non si fa gli sboroni, i Russi sono ospitali, ne più ne meno che tutti gli altri popoli del mondo. L’ospitalità è criterio universale, forse anche più forte del rispetto.
Pollice alzato? Certo che è possibile. Anche senza una lira in tasca, come ha fatto la mia amica Darinka Montico attraversando da sola, senza un soldo, tutta l’Italia, dalla Sicilia al Piemonte. Ragazza (bella), sola, senza un soldo (davvero) con pollice alzato, senza web. Chapeau!
Zero. Gli ultimi 3.000km, oltre la Siberia, li ho fatti viaggiando con un cantante d’Opera. Che non conosceva che poche parole d’inglese. Quando ho capito che era un Basso, gli ho cantato, come nel Rigoletto: “Come ti chiami?” E lui, con voce da Basso, proprio come nel Rigoletto, ha risposto a tono: “Sparafucile!”.
Ci siamo parlati per tre giorni con canzoni, d’Opera ma anche dei Beatles. Ogni tanto si fermava a fare un bagno, nel fiume. E uscendo dall’acqua cantava: “ba, ba, ba, good vibrations!”.
Coast-to-Coast – low cost (by car sharing) from Carlo Alberto Cavallo on Vimeo.