Sono Eleonora, milanese ventunenne, studentessa di linguistica, travel blogger e fotografa. Viaggio in maniera ossessivo-compulsiva da quando ho 18 anni e ad oggi ho visitato 36 paesi, anche se per me il punto centrale del viaggio è sempre la qualità e la profondità. Quando sono in Italia insegno italiano agli stranieri come volontaria, impazzisco per la musica folk e giro con la mia amatissima bicicletta. Potete seguire i miei viaggi su Pain the Route e sulla mia pagina Facebook
Da piccola passavo le nottate a guardare l’atlante geografico cercando di immaginare come fossero le zone che vedevo sugli atlanti fisici e politici. Come modello davanti ho sempre avuto mio nonno, grande viaggiatore, mio zio e mio padre. E’ sempre stato “normale”, fin da piccola, sentire racconti di viaggi dalle aree più remote del mondo. Mi ricordo ancora regali come un pappagallo di legno dal Brasile o della carta igienica kazaka: marrone, di carta riciclata e dura come carta vetrata! Diciamo che, cresciuta con Ryanair e Easyjet, viaggiare è stata una naturale conseguenza di vari stimoli accolti con grandissima curiosità.
È solo una questione di priorità: bisogna risparmiare il più possibile per mettere da parte per viaggiare. Io risparmio su tutto: dal discount al supermercato alla bicicletta invece dei mezzi pubblici. E soprattutto viaggiare mi ha insegnato che abbiamo bisogno di molto meno di quel che pensiamo: meno vestiti, meno accessori, un solo tipo di shampoo… Raramente rifiuto piccoli lavoretti, anche se la paga è bassa: sono comunque soldi che posso mettere da parte. Lavoro il più possibile compatibilmente con l’università, rimanendo sempre flessibile per nuovi viaggi. Colgo al volo offerte Ryanair e cerco di non impuntarmi su una sola destinazione: scelgo sempre prima quella che costa meno, per le altre ho tutta la vita davanti!
Progressivamente. Direi una bugia se non ammettessi di aver avuto i miei momenti di panico serio! È un processo di disinibizione e fiducia in se stessi molto complesso e che va preso per gradi. Per alcuni comincia con il prendere un aereo senza svenire, per altri dormire nei dormitori degli ostelli è quasi “estremo”: dopo quattro anni e tantissimi viaggi sono arrivata al campeggio libero, all’autostop, a CouchSurfing da sola etc. Molte volte ho pensato di essere andata troppo oltre. Sicuramente l’esperienza di altri viaggiatori mi ha confortata e incitata a non desistere. Ma devo anche parlare della soddisfazione del dopo? 😉
Sicuramente un importante risparmio sul costo degli ostelli. L’unico problema è trovare aree isolate, non sorvegliate e possibilmente sicure. Bisogna informarsi bene studiando la cartina, chiedendo alla gente del posto se i parchi pubblici non sono zone di spaccio, per esempio. A Madrid abbiamo trovato dei campi aperti nella periferia Nord, in mezzo a due tangenziali, frequentati solo da qualche sportivo: il luogo perfetto. A Essaouira, in Marocco, le dune dietro la bellissima spiaggia sull’Oceano. Un altro vantaggio è che la città offre molti più servizi “gratuiti” di quanto può sembrare: al mattino ti svegli e vai da McDonald’s a lavarti i denti, per esempio…
Ogni persona incontrata mi ha dato qualcosa. Se devo scegliere una categoria, però, forse direi le nonnine russe, le “bàbuski”. Ho ascoltato i loro racconti, asciugato le loro lacrime, chiacchierato, riso e condiviso dolcetti con loro sui treni russi. Olga, Svetlana, Irina, Nina e quelle rimaste senza nome… ricordo ancora ogni singolo “ti voglio bene” e abbraccio, e ogni singola domanda assurda su di me e sull’Italia: per quasi tutte loro ero una delle prime straniere viste nella loro vita (e senza dubbio la prima italiana!).
Le lingue straniere sono una magia. Non parlarne nessuna è proprio un peccato, ci si perde almeno la metà della ricchezza delle altre culture. Ma detto fuori dai denti: sono una pigrona e mi rompo da morire a studiare la grammatica sui libri. Quando faccio la spesa, compro cibo per strada, vado nelle stazioni degli autobus, però, decifro, leggo e memorizzo ogni parola con avidità… Alla fine mi viene spontaneo imparare. A chi non parla nemmeno l’inglese direi di iniziare con paesi dove l’italiano è molto diffuso o capito, come Spagna, Portogallo, Tunisia, i Balcani e la Grecia… alla fine però le lingue sono una convenzione così come i gesti e le emozioni: sulle cose importanti ci si fa capire, in un modo o nell’altro. Una volta, dopo mezz’ora, sono riuscita a iscrivere con tutti i dati personali completi una nonna marocchina completamente analfabeta, nella nostra scuola di italiano per stranieri a Milano. Il linguaggio che abbiamo usato? Mimo, abbracci e baci!
Credo che ormai si siano un po’ rassegnati. Cerco di non dare loro alcun pretesto per cui si possano lamentare: sanno che sono affidabile e prudente, studio e ho buoni voti, sono in pari con gli esami, lavoricchio e tendenzialmente mi pago tutto io. Insomma, cosa potrebbero dirmi?
Sinceramente non ci bado molto, viaggio sempre con pochi vestiti e punto sulla praticità e versatilità più che sull’estetica. Beh, a volte mi sono sentita un po’ a disagio quando, uscendo alla sera, avevo solo gli scarponi da montagna tutti infangati… Ma le persone più interessanti che ho conosciuto erano proprio come me. In ogni caso il sorriso non occupa spazio, non si consuma, non pesa e funziona sempre 😉
Stavo pensando di aspettare a fare la magistrale per chiarirmi le idee e nel frattempo andare all’estero a lavorare per un anno. Vorrei insegnare inglese o italiano in Russia o in Kazakhstan, per imparare meglio il russo. E ovviamente continuare a scrivere e pubblicare foto su Pain de Route, spingendo lo scrittura di viaggi in una direzione più professionale.